Roma, 9 aprile. Il lutto papale fa slittare di alcuni giorni l’apertura del IV° Festival Internazionale di Fotografia. Appuntamento in Campidoglio -sala delle Bandiere- dove il Sindaco siede al lungo tavolo tra l’assessore alla cultura Gianni Borgna e il direttore del Festival, Marco Delogu. Un certo orgoglio trapela dalle parole di Veltroni, perché l’obiettivo di “sprovincializzare” Roma -culturalmente parlando- è decisamente in progress, tenendo anche presente alcune chicche come l’apertura della Casa del Cinema e, prossimamente, della Casa del Jazz. Quest’anno il titolo del festival è Oriented perché lo sguardo è diretto ad est dell’Italia, in un’area geografica e umana che spazia dai Balcani all’Estremo Oriente, passando per Russia, Turchia, Israele, Libano, Iraq e Afghanistan. Giocando su “un’ambiguità anglista” -spiega Delogu a proposito del titolo- “prova a confrontarsi con queste visioni ‘orientali’ e ‘orientate’”. Molti i grandi protagonisti, da Raghu Rai (Palazzo Caffarelli), Caio Mario Garrubba (Cinecittadue), Martine Frank (Museo di Roma in Trastevere), Micha Bar-Am (Museo Andersen), Gabriele Basilico (V.M. 21 e Villa Medici), Nobuyoshi Araki (Palazzo Fontana di Trevi e Galleria Anna D’Ascanio), Nicolas Pascarel, accanto alle immagini dei viaggiatori/fotografi da fine Ottocento agli ‘50 come Felice Beato, Leone Nani e Federico Peliti (Palazzo Braschi); Félix Bonfils, Francis Frith e Frank Mason Good (Società Geografica Italiana); Ella Maillart e Nicolas Bouvier (Museo di Roma in Trastevere).
Parlando in cifre saranno oltre 150 i fotografi coinvolti nei due mesi di kermesse, per un totale di 3000 fotografie e circa 80 mostre, di cui 20 direttamente prodotte dal Festival/Zone Attive (una è la documentazione post-tsumani in Indonesia di tre giovani fotografi, Massimo Mastorillo, Giuliano Matteucci e Luca Nostri (Museo di Roma in Trastevere). I luoghi saranno, come sempre, sia edifici pubblici che spazi privati tra gallerie d’arte, librerie, locali in zone centrali e periferiche, insieme agli istituti e alle accademie straniere.
In luogo dei Mercati Traianei, chiusi per restauro, saranno disponibili le sale di Palazzo Caffarelli in Campidoglio per ospitare gli eventi d’apertura: Raghu Rai con le sue immagini scattate in India dal 1970 a oggi e il diario romano di Anders Petersen. Nelle passate ediioni le fotografie di Koudelka e Barbieri su Roma erano piuttosto teatrali, il lavoro di Petersen, invece, è molto più intimo e svela una città “al tempo stesso dolente e fiera”, in cui è rintracciabile il cinema di Pasolini, Rossellini e Fellini. Agli spazi istituzionali va aggiunto il neo restaurato Teatro del Lido ad Ostia, luogo scelto per i paesaggi dell’anima di Emiliano D’Itri. Tra le novità del Festival c’è Fotoleggendo, iniziativa diretta da Maurizio Chelucci che prevede anche incontri gratuiti con i fotografi, seminari e lettura portfolio.
Lo sguardo a Oriente è ancora più significativo quando a proporlo sono autori originari di quei luoghi, il cui punto di vista è inevitabilmente diverso da un qualsiasi occhio occidentale. Undici artisti israeliani nelle sale del Museo Andersen -tra cui Elinor Carucci, Adi Nes, Leora Laor, Michal Chelbin, oltre ai più noti Bar-Am e Simcha Shirman– interpretano in maniera creativa le svariate realtà del loro quotidiano, dal ritratto al paesaggio, dalla documentazione sociale alla fotografia artistica. Per la Cina i protagonisti sono autori affermati come Weng Fen, Han Lei, Jiang Jian, accanto a numerosi altri tra cui Shao Yinong e Mu Chen, due giovani artisti presenti alla Biennale di Shangai 2004/2005 (Museo di Roma in Trastevere).
Interessante in questo contesto il lavoro di Corrado Sassi (Paolo Antonacci Antiquariato) sui dettagli dei manifesti di propaganda in Cina dall’epopea di Mao agli anni’80. Portavoce assoluta e originale della scena artistica coreana è Jooyean Park (Palazzo Fontana di Trevi e Galleria Nextdoor); per la Russia Vladimir Mishukov (Museo di Roma in Trastevere), Alexy Titarenko (Galleria Santa Cecilia) e Fabrizio Cicconi con il suo viaggio da Taskent in Asia Centrale sulla via della seta (Galleria Aka). A raccontare il Giappone innumerevoli mostre, tra cui quella di Palazzo Fontana di Trevi con le immagini dei più noti Araki, Imai, Tatsue, Shibata, Sugimoto, quella dll’Istituto Giapponese di Cultura con i giovani fotografi, ed altre ancora accanto allo sguardo di David Farrell (Palazzo Fontana di Trevi) e di Charles Frèger (Moving Gallery c/o Spazi Multipli). Nell’ambito del reportage c’è grande attenzione alle minoranze etniche, dalla Cina del Nord con l’obiettivo puntato sui Dao e i H’Mong (Luis Rosario, Spazio espositivo Fare), ai Kulunge Rai, etnia di lingua tibeto-birmana in Nepal (Fabrizio Gaggini, Officine Fotografiche); gli scatti della fotografa Martine Frank (Sala Santa Rita), moglie di Henri Cartier-Bresson, si soffermano sulla ritualità nei templi tibetani.
Anche in questa edizione del Festival, poi, saranno esposte le immagini premiate dal concorso World Press Photo 2005Paolo Pellegrin, Paolo Woods, Alfredo Digaetano, Francesco Zizola, Marcello Bonfanti, Tommaso Bonaventura.
Ognuno interpreta questo Oriente/Orientato, che nella realtà nostrana è la Calabria di Angelo Maggio (SupperClub) con la propria sensibilità. In questi scatti c’è la realtà, il rito, l’effimero, la distorsione, ma c’è soprattutto il quotidiano, raccontato così com’è -oggettivamente lucido- ma anche con linguaggi carichi di atmosfere surreali che lasciano trapelare emozioni e poesia. A Tiziano Terzani, e al suo Oriente amato e vissuto, è dedicato l’omaggio che avrà luogo il prossimo 17 aprile, in concomitanza con il reading di Patti Smith. Anche la cantante rock americana, poetessa e artista, infatti, sarà presente al Festival (Palazzo Fontana di Trevi) in veste di fotografa con le sue immagini cariche di spiritualità.
manuela de leonardis
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