Dedicate mai un pensiero a tutte quelle persone che detestano l’arte contemporanea, la ignorano e non intendono impegnarsi neanche un minimo per comprenderla? E li considerate nemici o preferite ignorarne l’esistenza? Spesso si incontrano online, su myspace, su deviant art o nei tanti siti web in cui mostrano i propri lavori. Molti sono giovanissimi e disegnano, dipingono, lavorano a Photoshop, Illustrator, Flash e altri software, producendo immagini. I loro riferimenti sono palesi, arrivano sempre più spesso dall’illustrazione, dal fumetto e dalla grafica. Sono migliaia di epigoni del pop visivo di questi ultimi anni che ne influenza il gusto, coi suoi sticker, i suoi toy, i suoi poster e tutte le strade anomale che usa per fare arte. Eh già, quella a cui si riferiscono è proprio arte, eppure è così poco presente nelle riviste di settore, negli articoli e nei servizi tv che trattano di questo argomento.
Ma chi sono questi artisti che influenzano il gusto delle ultime generazioni? A risponderci sono Serena Melandri e Ilaria Beltramme, le due giovani curatrici della collettiva
Pop Invaderz, una mostra che raccoglie i nomi migliori di questo movimento neopop e che inaugura il 19 ottobre la loro nuova galleria
MondoPop, a Roma, tra via del Corso e piazza di Spagna.
“Sono quelli che producono art-toy per esempio, i pupazzi in vinile di cui vanno pazzi America e Giappone. Altri vengono dalla street art, dal mondo dei tatuaggi, dalle copertine dei dischi, dai fumetti, dalla club-culture e da un’arte commerciale che sta cercando nuovi spazi per essere sempre più visibile”, dice Serena.
“Ma è una vecchia storia -aggiunge Ilaria-
perché un’arte ispirata dalla street-culture è nata tra gli anni ‘70 e i primi ‘80. Keith Haring, Jean Michel Basquiat e Futura sono alcuni degli esempi di quella New York che fu la culla di una cultura pop che viveva mescolata alla vita reale. Erano gli allievi della Pop Art, sono stati isolati, studiati ed etichettati dai critici ma il flusso creativo che hanno alimentato, e in parte generato, in realtà non si è mai fermato. Negli stessi anni in California artisti come Raymond Pettibon e Glen Friedman lavoravano ispirati da musica punk e hardcore, dalla skate-culture e dal mondo dei surfisti. Lo stesso fumetto underground di Robert Crumb, Robert Williams e Rick Griffin era per loro una fondamentale fonte d’ispirazione, e così è stato per la generazione successiva”.
Ma allora perché il mondo dell’arte contemporanea ha smesso di occuparsene? Quando l’artista e musicista berlinese
Jim Avignon, nella Berlino di inizio anni ’90, dipingeva nei club techno e nelle discoteche, pur esponendo già in musei istituzionali, nessun critico voleva più occuparsi di un’arte così tanto pop da sfuggire alle regole.
“Perché in quel modo artisti come Jim sfuggivano al controllo del mercato, precisa Serena.
In molti mi hanno detto che sbagliavo a portare la mia arte tra la gente e che avrebbe rovinato la mia reputazione d’artista, ma io penso di aver fatto bene. Ho rotto alcune di quelle eterne regole su dove e come mostrare la propria arte”, scrive Avignon sulla nota stampa della collettiva
Pop Invaderz. E poi afferma:
“Ma per un artista pop è meglio vendere mille opere a un dollaro che un’opera a mille dollari”.
Nel frattempo il flusso dell’energia pop cresceva anche a Oriente e spingeva
Takashi Murakami,
Yoshitomo Nara e altri giovani artisti giapponesi a dare vita nel 2000 al movimento
Superflat, con l’intenzione, perfettamente riuscita, di attirare l’attenzione sull’arte del loro Paese ispirandosi all’estetica di manga e anime, pur non tralasciando le suggestioni offerte dalla vastissima e variegata rappresentazione della mitologia nel Giappone tradizionale. Quattro anni dopo è uscito negli Usa il catalogo
Pop Surrealism della Last Gasp di San Francisco, una sorta di estensione elegante della rivista di arte e culture underground
Juxtapoz, che da una decina d’anni già promuoveva negli States questi nuovi immaginari favorendo la nascita di tante gallerie d’arte diverse dal solito e attente ai fermenti più anomali. Nell’East Coast c’erano invece luoghi come la Alleged Gallery a far emergere l’arte a margine. Lentamente sono cresciute anche le case editrici specializzate in queste tendenze dell’arte, come la Die Gestalten Verlag di Berlino, le americane Gingko Press e Chronicle Books, e moltissime altre.
Non ci si può dunque che rallegrare nel veder nascere a Roma dei nuovi luoghi di riferimento per queste tendenze presenti a livello internazionale. L’idea di MondoPop sembrerebbe quella più provocatoria.
“La collettiva POP Invaderz vedrà le produzioni artistiche di decine di grandi esponenti del nuovo pop internazionale affiancate alle loro produzioni commerciali, tutte con l’etichetta e il prezzo, come usuali merci. Questo è rendere l’arte comprensibile ai tutti i nostri contemporanei -afferma Serena Melandri-
. E noi ci rivolgiamo a chiunque perché quando si offre un’ampia gamma di prezzi chiunque può diventare collezionista. Per questo vendiamo le t-shirt d’artista esposte assieme ai dipinti, alle stampe e ai tanti toys. il nostro metodo è coerente con quello degli artisti che rappresentiamo”.
Gary Baseman,
Jeremyville,
Jon Burgerman,
Boris Hoppek,
Ian Stevenson,
Gary Taxali e tutti gli altri, più che estimatori e clienti hanno dei fan appassionati, che fanno a gara per accaparrarsi gli oggetti in serie prodotti dai loro paladini pop. Tra i quali molti prodotti in tiratura limitata, quindi destinati ad acquistare valore col tempo. A questi artisti non interessa particolarmente il confronto con l’arte del passato, guardano al presente con slancio propositivo e non sono legati alla rappresentazione dei mali della società né al giudizio o al commento di questi. I loro riferimenti piuttosto sono le popstar.
“Io sono sempre stato interessato alla trasformazione in prodotto del mio lavoro e a come l’opera potesse esistere e funzionare anche attraverso i mezzi di comunicazione”, testimonia
Jon Burgerman, esponente inglese dei Pop Invaderz esposti a MondoPop.
“È una sfida e un esperimento. Mi piace l’idea che la mia opera viva fra la gente ed abbia un rapporto più attraente con il pubblico. Per esempio al momento sto disegnando un tatuaggio gigante per qualcuno. Certo non gli chiederò soldi perché il dolore che sentirà nel farselo tatuare lo farà soffrire a sufficienza”.
Ma la Pop-invasion a Roma non si fermerà all’apertura di MondoPop e all’invasione dei suoi vitali artisti. Sempre in centro, nello spazio Undercool, arriva il 30 ottobre
The Rome Antic delusions, la mostra personale di
Jeremy Fish, noto esponente della skate art. Da Mondo Bizzarro, la prima galleria in Italia a occuparsi di questi fenomeni prima a Bologna e da qualche anno a Roma, ci sarà il ritorno del Pop Surrealismo con
Ray Caesar alla prima personale italiana, dal 6 ottobre.
Infine, il flusso pop passa per il quartiere Pigneto con l’inaugurazione della nuova Dorothy Circus Gallery, che si propone di importare il Pop Surrealismo e l’arte Low Brow e che ha aperto il 12 ottobre con la collettiva
Stories from Wonderland. In mostra artisti del genere, come
Katie Olivas,
Tim McCormick,
Nathan Spoor e l’italiana
Nicoletta Ceccoli. E il mercato come reagirà? Lo chiediamo all’artista
Jonathan T. Pannacciò, curatore assieme a Alexandra Mazzanti della galleria.
“Nei circuiti di vendita americani questa corrente ha un grandissimo riscontro grazie anche a collezionisti come Madonna, Leonardo Di Caprio, Bjork e David Lynch, Rolling Stones oltre a istituti bancari e grandi aziende come Nike”. E da noi?
“C’è un crescente interesse riguardo alla corrente sia in Italia che in Europa, dichiara Jonathan a Exibart.
Io credo che il fenomeno per ora riguardi più che altro gli Stati Uniti -aggiunge Nicoletta Ceccoli-
. Credo che ci siano artisti-illustratori straordinari in America che hanno, con l’eccellenza delle loro opere, attratto l’interesse del mondo dell’Arte con la A maiuscola. Artisti che meriterebbero sicuramente più attenzione anche in Europa. Uno su tutti Mark Ryden, un artista strapagato negli Stati Uniti, ma praticamente assente sul mercato europeo”.
“Ad alcune persone potrebbero non piacere opere che hanno un’eredità nei fumetti o nelle forme d’arte ‘modesta’ ma in definitiva sono i mercati a prendere la decisione finale”, aggiunge il Pop Invader
Jon Burgerman, in mostra a MondoPop.
“Stanno aprendo nuove gallerie pop e questo significa che le persone comprano le opere. Ci dev’essere quindi un mercato. Sembra come se ogni anno questa nuova Arte influenzi sempre di più la scena dell’arte contemporanea esistente”.
“Quello che ci ha più sorpreso -aggiunge Serena Melandri di MondoPop-
è che gli artisti con cui abbiamo iniziato il progetto sono molto più consapevoli dei problemi che assillano il pianeta di quanto si direbbe fermandosi all’apparente spensieratezza dei loro lavori. Soprattutto dei problemi economici, per questo sono pop anche nel modo di vedere il mercato dell’arte. Riescono a dare l’opportunità a tutti di acquistare le loro opere grazie alle stampe, i multipli d’arte, le produzioni e maniere più economiche di proporre arte”.
Sarà quindi una boccata d’aria fresca. E anche un modo per espandere il mercato e l’interesse. Sarà un modo per dare spazio a artisti vitali in grado di apportare un carico di energia pop? Ironico il commento dell’artista tedesco
Boris Hoppek:
“Duecentocinquantamila anni fa, non avevano un linguaggio parlato, e sicuramente neanche sapevano passeggiare mano nella mano, ma già disegnavano sui muri e facevano i loro pupazzi. Per questo io non vedo alcuna novità, né lo sviluppo di un nuovo movimento artistico. Quello che facciamo noi è solo un’antica e simpatica tradizione”.
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AHoooo, e il nuovo futurismo dei PlumCake degl ianni 86 e di Cella e altri e naturalmente io.
Ma dove eravate
VIVA! :)
Bravo Diavu'.
DAi dai.
:)
Ma nessuno si è accorto che l'arte di Nicoletta Ceccoli è identica e fatta meno bene a Mark Ryden!! basta con ste copie!! non metto in dubbio la bravura tecnica di illustratrice, ma farla esporre in giro per il mondo come novità è un cosa indegna!
Concordo con Ennio...Plumcake, Nuovo Futurismo, Bonomi e vari altri di grande qualità li abbiamo da anni...ma forse sono venuti fuori nel momento sbagliato