01 settembre 2009

resoconti Gioacchino Pontrelli Genazzano (rm), Ciac

 
Tele di grande formato ove s’incontrano caos e ordine. Perfezione formale e (apparente) disordine cromatico, per descrivere interni che parlano d’interiorità. Un’assenza che racconta un percorso artistico in continuo divenire...

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Parlando di e con Gioacchino Pontrelli (Salerno, 1966; vive a Roma), l’incipit martellante di una vecchia canzone scava la mente come un tarlo. Perché “le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare”.
È ciò che accade davanti ai suoi grandi quadri: ascoltare un racconto. Che è quello che Pontrelli fa del proprio intimo attraverso la pittura. Le immagini diventano quindi strumentali a questa ricerca interiore. Che non vuol fornire risposte né si pro-pone precisi obiettivi. Lo spettatore, di conseguenza, può perdersi in esse (e arrivare così anche a conoscere Pontrelli-uomo) o semplicemente osservarne la bellezza e la perfezione formale.
Ma è proprio in questa bellezza che, subdola, si nasconde una trappola. I lavori sono apertamente e dichiaratamente ruffiani, si allisciano come il diavolo che vuol rubare l’anima, sono accattivanti come le immagini fotografiche degli interni di sfarzose abitazioni pubblicate su riviste patinate. In quelle fotografie di ambienti, astratti set fotografici – che sono il punto di partenza dell’artista -, tutto è costruito e manipolato e ad ogni cosa viene assegnata una precisa e ben studiata collocazione. Altrettanto fa Pontrelli-scenografo: costruisce e manipola, senza nascondere questo processo. Tutt’altro.
Gioacchino Pontrelli - Slippery - 2009 - dittico, tecnica mista su tela - cm 180x320 - coll. Paolo Pedri, Rovereto
Attraverso la resa iperrealistica di quest’interni, lo enfatizza fino alle estreme conseguenze. Come in un disegno tecnico, ma con false prospettive, in cui l’artificio è evidente perché sono lasciate in bella mostra le linee che costruiscono letti (Now There #9), sedie ( Now There #3), divani (Floating), lampade (Sidelight #2) e tavoli ( Now There #6). Rigorosamente però senza alcuna presenza umana.
E quando c’è (Pink box), sono figure orientali con abiti tradizionali, inserite anch’esse con scopo decorativistico, come carta da parati, perché “anche quando hanno una parvenza reale”, come lo stesso Pontrelli spiega, “in realtà sono costruite”. Attraverso quindi queste asettiche scatole “porto avanti una ricerca su me stesso, sulla mia emotività”.
Tuttavia, contrariamente a quanto accade normalmente nei racconti, qui non c’è un inizio né un immediatamente dopo; c’è solo il prima. Ambienti sistemati a puntino che saranno poi fruiti dall’uomo. Utilizzando principalmente il dittico, alla perfezione Pontrelli giustappone il caos delle macchie di colore. E, come in un circolo vizioso, dal caos giunge alla perfezione, per poi riportare tutto al caos.
Gioacchino Pontrelli - Pink box - 2008 - dittico, tecnica mista su tela - cm 180x320
Pontrelli-artista, seppur è conosciuto come “quello degli interni”, è consapevole che le sue opere parlano a pochi, a coloro che sanno ascoltare. Eppure ciò non lo disturba, anzi lo infastidisce maggiormente dare tante spiegazioni dei suoi lavori. Perché se immediatamente non toccano certe corde, diventa acrobatico farle suonare a tutti i costi.

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dal 23 maggio al 30 agosto 2009
Gioacchino Pontrelli – Altre Stanze
a cura di Claudio Libero Pisano
CIAC – Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea – Castello Colonna
Piazza San Nicola, 4 – 00030 Genazzano (Roma)
Orario: da venerdì a domenica ore 10-13 e 16-20 o su appuntamento
Ingresso: € 5
Info: tel. +39 069579010; mob. +39 3383039299; fax +39 0687450492; press@castello-colonna.it; www.castello-colonna.it

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