Che piacere salire su un pullman granturismo! Pare proprio di stare in aereo: ci sono i sedili, lo stretto corridoio centrale, l’atmosfera ovattata fatta di morbidi poggiatesta. Persino l’odore è quello. E’ un po’ un aereo fatto apposta per non decollare, per godersi tutta intera la realtà –che sta oltre quei vetri come dentro un barattolo– senza doverci avere a che fare. Ci si siede su una di quelle poltrone che nemmeno i barbieri di una volta, e da lassù si osserva comodamente ciò che sta fuori. E magari si finisce per capirci qualcosa di più.
Così, quando l’operazione di cui trattasi (A great circle #4, di Nico Vascellari) consiste nel provocare nello sguardo del pubblico –che per l’occasione è anche equipaggio– una qualche divaricazione/fusione tra ciò che incontrerà strada facendo (la città, questa sconosciuta) e ciò che invece accadrà a bordo del pullman, allora c’è curiosità anche tra gli addetti ai lavori più smaliziati. Lo stesso comunicato stampa, d’altronde, arrischiava il più fervido dei crocevia semantici: “il pubblico verrà trasportato in una dimensione surreale”. Trasportato, per l’appunto. Grazie a un video e a una performance, a contatto con quella grazia malsana –l’apollineo in salsa dionisiaca: a quando un saggio sul tema?– di cui il giovane performer è interprete degnissimo. Ma anche –e, anzi soprattutto– attraverso la scelta di utilizzare, almeno stavolta, un mezzo di trasporto vero e proprio. Che in quanto tale ha le ruote, un autista e tutto il resto. E che, eccoci al punto, i suoi occupanti deve pur trasportarli da qualche parte.
Infatti i conti non tornano, ahinoi. E non tornano proprio per questo, perché anche un pullman che profuma come un aereo ha il suo bell’itinerario da dover disegnare. Perché è importante dove si decide di trasportarlo, quel pubblico di appassionati che finge di essere in gita. Insomma, era proprio il caso? Era proprio il caso di regalare a chi c’era l’occasione irripetibile di un city sightseeing postmoderno nella Roma più grottesca, quella della Dolce Vita che fu, fino a vedersela comparire in tutta la sua spettacolare mestizia come in un videogame dal sapore wagneriano? Anziché rintracciare un più congeniale pattern mobile da generic city , era proprio il caso di inscenare cinerama boschivi psycho-folk sullo sfondo di una strada che è –lei sì– stralunata sul serio? Era proprio il caso, caro Nico, di accompagnare noi romani in quello spicchio di Roma dove ogni volta ci stupiamo di non capitare mai, nemmeno per un caffè? Era proprio il caso di mostrarcele dall’alto, quelle verande dove serpeggiano solerti camerieri in livrea intorno ai (pochi, pochissimi) turisti di passaggio, quelle stanze all’aperto più improbabili delle tue stesse location scintillanti di muschio?
Confessiamolo pure. Non ci siamo proprio riusciti, da bravi flâneur, a distogliere lo sguardo dai finestroni puntati wide screen su strada. Neppure per un momento, e benché ci fossimo mascherati da giapponesi in vacanza. Caro Nico, quella sera dovevi proprio portarci in via Veneto?
pericle guaglianone
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Strano che ne hai sentito riferire bene solo tu Michela , i commenti sul forum bastano e avanzano, se te lo scopi siamo felici per te ma il tuo amore è poca cosa
Confermo il "ben detto"!
Mi sembra di capire che siamo in molti/e ad aver fatto qualche pensiero sul Vascellari.
Quanta invidia. Bravo Vascellari spero che l Italia non distrugga il tuo talento.
tranqui. Il nostro sta già facendo le valigie, mica è scemo.
Vascellari come le Lecciso...un catalizztore di attenzione malgrado il suo scarso talento.
sai che viaggio essere come le Lecciso, meglio l'anonimato
a bologna di recente lo paragonano a kate moss.
il paragone con la Lecciso era perfetto
il video alla mostra untitled era perfetto.bravo Nico.