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italiani che Ludovico Pratesi rileggerà in modo efficacemente sintetico,
limitandosi al confronto secco su un’unica parete tra due opere, lontane nel
tempo, del medesimo autore; un’opportunità per coinvolgere, negli apparati a
commento delle opere, due critici di generazioni diverse, dandone al più
giovane la lettura del lavoro storico e viceversa.
Inaugura il programma Alfredo
Pirri (Cosenza,
1957; vive a Roma), la cui ricerca è caratterizzata da un peregrinare tra
esperimenti grafici, pittorici, plastici. La produzione specificamente “da
parete” è quella che ne ha fatto un artista appetibile, da collezionare, specie
per l’inconfondibile soluzione dei fogli di carta, sovrapposti a strati,
dipinti sulle estremità irregolari; a questa ha accompagnato soluzioni
d’impatto museale, installative, progettando superfici specchianti e
calpestabili, che evidenziano la predisposizione per un’arte pura, impalpabile,
dalla lettura plurima o ambigua.
Una produzione che,
nell’arco degli ultimi vent’anni, evidenzia comunque un elemento unitario,
rintracciabile nell’uso del colore rosso-magenta, declinato in tutte le
possibili sfumature tonali. Una nota cromatica che si fa luce: ne è un esempio Squadre
plastiche,
realizzato alla fine degli anni ’80 – periodo che vede la sua prima presenza alla
Biennale di Venezia – e analizzato da Cecilia Canziani, che evidenzia
l’affinità di quest’opera “monumentale” e composita con il Minimalismo, la cui
ripetizione modulare riporta anche alla processualità, ma “del monumento non
ha retorica e del minimalismo rifiuta la logica dell’autonomia dell’oggetto”.
Considerazioni in parte
condivisibili, cui si può obiettare il fatto che Pirri appaia ufficialmente
svincolato da certe logiche di “corrente”, e probabilmente anche la scelta
curatoriale è indirizzata a metterne in risalto l’assoluta autonomia.
L’opera appare lieve e
insieme squisitamente materica osservandone la texture pittorica, mentre,
secondo uno sguardo angolato e laterale (i bordi dello spessore sono dipinti di
un rosso intenso, come a staccarla dalla parete, a fornire un supporto alla
bellezza impalpabile ed eterea), la si scopre come accattivante oggetto d’arte,
in cui la percezione dell’osservatore assume però parte attiva.
Il gioco equivoco tra
materiale e immateriale, tra dentro e fuori l’opera, tra avanti e dietro è
perfettamente sviluppato anche nella più recente Aria del 2006, di cui Verzotti
sottolinea “la polisemia che ci impedisce di assegnarla a questa a o quella
dimensione”, in
quanto la scatola trasparente che racchiude il mix di colore e piume, bloccate
così nel vortice del libero fluttuare, esalta l’andamento cromatico e congela
il divenire.
Viene ribadito il
fondamentale rapporto con lo spazio che regge ogni operazione di Pirri, qui
rintracciabile nella proiezione delle ombre dell’amalgama di piume e colore
sulla parete sottostante, che rende all’opera il servizio di fungere da
controcampo d’azione, nel divenire appunto. Garantendo l’esito evocativo e l’allure poetica, prodotti
dall’evanescenza.
Pirri al Castello di Bari
Pirri alla Tenuta dello Scompiglio a Lucca
giusy caroppo
mostra visitata il 27 maggio 2010
dal 27
maggio al 10 luglio 2010
MACROwall:
Eighties are Back! #1 – Alfredo Pirri
a cura di Ludovico Pratesi
MACRo – Museo d’Arte Contemporanea di Roma
Via Reggio
Emilia, 54 (Porta Pia) – 00198 Roma
Orario: da
martedì a domenica ore 10-19
Ingresso:
intero € 4,50; ridotto € 3,50
Catalogo
Electa
Info: tel. +39 06671070400; fax +39 068554090; info@incontriinternazionalidarte.it; www.macro.roma.museum
[exibart]