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14
maggio 2014
L’altra metà dell’arte
rubrica curatori
Il lavoro più bello del mondo!
Così definisce Chiara Tiberio, il suo lavoro presso la Galleria Cortese di Milano, di cui è direttrice. Fatto di doveri e responsabilità. Ritmi pesanti che sarebbero insostenibili se non ci fosse un’irriducibile passione
di Manuela Valentini
Così definisce Chiara Tiberio, il suo lavoro presso la Galleria Cortese di Milano, di cui è direttrice. Fatto di doveri e responsabilità. Ritmi pesanti che sarebbero insostenibili se non ci fosse un’irriducibile passione
di Manuela Valentini
Prima di lavorare alla Cortese, a cos’altro ti sei dedicata e dove?
«Ho lavorato a Bologna, la mia città, presso il Museo della Città della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e presso l’archivio fotografico della Fondazione del Monte di Bologna, prima ancora avevo fatto un’esperienza a New York presso il Franklin Furnace Archive e al Museion di Bolzano. Parallelamente ho curato qualche piccola mostra».
Illustraci il tuo ruolo all’interno della galleria. Quali sono le tue mansioni, attività e responsabilità?
«Nelle gallerie italiane, a differenza di quelle straniere, indipendentemente dal proprio ruolo ci si occupa di tutto: dalla logistica alle vendite, dal rapporto con gli artisti (la parte più bella e stimolante di questo lavoro) alla stampa, passando per le fiere e l’archivio di materiali e immagini. Ogni “passaggio” è importante per avere maggiore consapevolezza su come agire e questo aiuta a prendere decisioni nelle diverse situazioni. In questo lavoro le responsabilità sono nei confronti degli artisti e dei collezionisti e spesso sono responsabilità legate a rapporti di fiducia e stima reciproca a cui tieni molto e che non vuoi proprio deludere».
Immagino tu svolga anche attività di ricerca di artisti e talent scouting. Qual è la linea della galleria?
«La galleria Cortese ha una forte personalità, nel senso che la coerenza con cui Raffaella sceglie gli artisti ha qualcosa di sorprendente. La linea principale è l’attenzione al sentire femminile, lavoriamo con tante artiste donne di differenti generazioni e provenienze anche se la maggioranza risiedono in USA. A questo “filone” si accosta un interesse all’Est Europa-Medio Oriente e all’America Latina. I media privilegiati sono video, fotografia e scultura/installazione ma con Mathilde Rosier e Silvia Bachli la pittura non è stata esclusa!».
Quanto contano i viaggi, le fiere e le public relations nel tuo lavoro?
«I viaggi sono fondamentali e le fiere inevitabili e necessarie. Fortunatamente, spesso, sono esperienze intense da cui impari sempre qualcosa. Essere aggiornati e allargare sempre più la propria rete di contatti è importante e solo attraverso queste modalità è possibile concretizzare nuovi rapporti».
Avete rapporti con istituzioni pubbliche o prevalentemente con privati?
«La galleria ha rapporti sia coi privati che con le istituzioni pubbliche. Tutti gli artisti con cui lavoriamo partecipano a mostre in musei e biennali e collaborare alla realizzazione di queste esposizioni è un momento di grande crescita».
E invece quali doti pensi siano indispensabili per coprire il tuo ruolo?
«Non so se è una dote, ma credo che la passione sia l’ingrediente fondamentale per fare questo lavoro che non ha orari e che in molte occasioni porta a confondere il confine tra vita lavorativa e vita privata. Sicuramente bisogna avere buone doti nell’organizzazione e saper comunicare con gli altri, entrare in relazione con gli altri che siano essi artisti, curatori, collezionisti o giornalisti. Per me è uno dei lavori più belli del mondo, ma dall’esterno sono certa che posso sembrare una folle invasata».