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29
maggio 2014
L’altra metà dell’arte
rubrica curatori
L’arte per imparare, l’arte per aiutare. Questo sembra il motto di Anna Pironti, Responsabile Capo del Dipartimento Educazione al Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, che da anni lo gestisce con passione e autorevolezza. E a dirlo non siamo solo noi, ma anche alcuni riconoscimenti pubblici
di Manuela Valentini
di Manuela Valentini
Per svolgere il suo lavoro, quali studi ha intrapreso?
«Ho una formazione pedagogica e una grandissima passione per l’arte intesa in senso plurale, ma tutto quello che afferisce alla mia professionalità è un percorso formativo “sul campo” realizzato qui al Castello di Rivoli dal 1984, a partire dalla mostra Ouverture – prima ipotesi per una Collezione museale – che ha portato al Museo nascente, primo fra tutti in Italia, i più grandi artisti contemporanei viventi. Un evento epocale, curato dall’allora Direttore Rudi Fuchs, che ha condiviso con tutti noi l’allestimento della mostra, pensata e realizzata come narrazione e dialogo tra gli spazi esistenti e le opere d’arte. Allora, molti lavori sono nati appositamente per gli ambienti del Castello, altre opere invece hanno trovato in questo luogo una sorta di collocazione ideale. Contestualmente all’apertura del Museo d’Arte Contemporanea, è stato istituito il Dipartimento Educazione, nato dall’esigenza di far comprendere ai diversi pubblici l’unicità dell’evento espositivo nel dialogo tra contenitore e contenuto».
A chi si rivolge il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli?
«Il Dipartimento Educazione struttura le sue tante differenti proposte per andare incontro alle diverse fasce di pubblico, a partire dai bambini delle scuole dell’infanzia fino agli studenti universitari, gli insegnanti, le famiglie, i giovani ma anche gli anziani. Il termine Educazione che connota il nostro Dipartimento, mentre traduce il termine anglosassone Education – riferimento alla vocazione internazionale del nostro Museo – riconduce alla sua etimologia, a quell’e-ducere che significa condurre fuori in senso socratico e maieutico. Questo termine per noi è un impegno concreto e programmatico nei confronti di tutti, (e sono tanti), quanti giungono a noi tramite i nostri progetti e programmi».
Il Dipartimento lavora con altre strutture?
«Sì, sia in ambito nazionale sia internazionale, come (solo per citarne alcuni) la recente collaborazione con il Museo del Louvre- DPPEA in occasione della mostra di Michelangelo Pistoletto Année un. Le Paradis sur terre, la partecipazione a Fi’Art – Festival International d’Art per i trent’anni del Centre Pompidou a Parigi, la presentazione a New York del Dizionario di Arte Contemporanea in Lingua dei Segni Italiana, passando per i grandi progetti di rete nazionale come Italiae. 150 eventi in piazza per ri-disegnare l’Italia per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia».
In questo periodo di crisi per il museo, in che modo il Dipartimento dialoga con l’attività museale e viceversa?
«Effettivamente ci troviamo in un momento particolare per il nostro Museo, che aprì le porte il 18 dicembre 1984, siamo quindi nell’anno del Trentennale. La mission del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea è semplice e complessa allo stesso tempo: promuovere e diffondere l’arte e la cultura contemporanea. Nel nostro caso si tratta di affiancare l’attività istituzionale per favorire la relazione tra quanto esposto e il pubblico: le tante persone che frequentano il museo con finalità differenti. Il principio ispiratore del nostro lavoro, Educare all’arte con l’arte, indica come fondamentale la relazione tra l’arte e chi la guarda; nella sua complessità l’impianto metodologico traduce un percorso di conoscenza in autentica esperienza di vita. Qui le opere sono assunte quale testo e pre-testo per vivere l’esperienza culturale e creativa, le mani muovono la mente per giungere a forme di conoscenze basate su metodi attivi. Agire per pensare e poter tornare davanti all’opera forti di competenze affinate, frutto dell’esperienza diretta. Come afferma Ivo Andrić: I musei dovrebbero essere costruiti nel punto in cui si incrociano la maggior parte delle necessità umane, diventando così un crocevia di esperienze».
Il Dipartimento da Lei diretto è stato insignito di diversi premi e lei stessa ha ricevuto un riconoscimento per l’impegno a favore delle persone disabili. Cosa rende il Dipartimento così speciale? Quali sono la mission, le tecniche e le strategie?
«Il Premio a cui fa riferimento è il Premio 3 dicembre, assegnato dalla Consulta Persone in Difficoltà (CPD) nel 2011. Ne siamo molto orgogliosi perché un ente “storico” di riferimento per le persone con disabilità riconosce il valore del nostro Progetto Accessibilità, in cui ci stiamo impegnando da circa dieci anni attraverso sperimentazioni e ricerche innovative, progetti pilota, aprendo strade del tutto inesplorate prima, soprattutto nell’approccio con le disabilità sensoriali. Uno dei progetti per noi più significativi è “Il silenzio racconta l’arte”, in collaborazione con l’Istituto dei Sordi di Torino, che ha portato alla pubblicazione del Dizionario di Arte Contemporanea in Lingua dei Segni Italiana, un lavoro unico al mondo. È inoltre attiva la collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, con cui periodicamente conduciamo visite sperimentali multisensoriali al Castello e della Collezione Permanente. Da giugno 2012 sono a disposizione di tutti i visitatori del Museo, vedenti e non, nuovi modelli del Castello di Rivoli realizzati dallo studio dell’architetto Andrea Bruno che ha curato il restauro di tutto il complesso del Castello. Rendere il Museo accessibile alle persone con disabilità è perfettamente in linea con la mission del Dipartimento Educazione, si tratta di garantire il diritto di cittadinanza di tutti nei luoghi della cultura».
A proposito di disabili, pensa che oggi i luoghi della cultura siano facilmente accessibili per loro o crede ci sia ancora molto da fare in questo senso?
«Dal nostro punto di vista, cerchiamo di portare avanti un lavoro quotidiano perché questo diventi sempre più reale. A tale proposito, all’interno della collaborazione con la CPD di Torino stiamo anche promuovendo occasioni di incontro e discussione, tra cui anche il Manifesto per la cultura accessibile a tutti, al fine di diffondere sempre di più la cultura dell’accessibilità nei musei e non solo. La situazione è migliorata negli ultimi anni, c’è più attenzione e un gran desiderio da parte degli operatori culturali di aggiornamento e formazione in questo campo: lo dimostra anche il fatto che le giornate sull’Accessibilità che proponiamo all’interno della nostra Summer school ottengono sempre un notevole riscontro di pubblico».
Quali sono i progetti futuri del Dipartimento?
«Una collaborazione di cui siamo particolarmente orgogliosi è quella con ABI (Associazione Bancaria Italiana) per la prima edizione del Festival della Cultura Creativa, un’iniziativa nazionale dedicata ai più giovani, sul tema Il Museo Immaginario. L’unicità della manifestazione è nel suo carattere di festival diffuso: una costellazione di eventi all’insegna del medesimo principio ispiratore. La banca si pone quale catalizzatore di esperienze culturali e creative, cogliendo le potenzialità del Museo Immaginario pensato come luogo d’incontro e di relazioni, spazio di condivisione, agente di trasformazione sociale e culturale. Saranno coinvolti attivamente i soggetti che operano sul territorio (musei, scuole, biblioteche, associazioni) che produrranno esperienze culturali inedite. L’Italia nel mondo è considerata museo a cielo aperto, uno straordinario patrimonio diffuso nel territorio, estremamente differenziato. A partire da questa considerazione, il Festival intende favorire la partecipazione e l’accumulazione di nuove competenze. Un processo attivo destinato alla creatività e alla capacità di apprendere dei più giovani. In altre parole, si tratta di configurare in modo nuovo la relazione tra le banche e gli agenti culturali del territorio, per scardinare il concetto di fruitore (cliente) passivo e favorire l’aspetto produttivo-partecipativo della cultura. Un’idea di cultura sostenibile e a km0, dove bambini e ragazzi si riappropriano delle risorse artistiche dei loro territori e ne diventano divulgatori: un nuovo Rinascimento a partire dallo sguardo e dalla creatività dei giovani. Inoltre, da giugno a settembre proporremo una nuova edizione della Summer School, pensata per gli artenauti di tutte le età, operatori culturali, insegnanti, appassionati e semplici curiosi, ragazzi, bambini e famiglie, che arriva alla terza edizione con un programma completamente rinnovato e più ricco in occasione del 30ennale del Museo. Quest’estate, il Castello di Rivoli tornerà ad ospitare esperti italiani e internazionali per offrire, insieme al Dipartimento Educazione, diverse opportunità di incontro dalle arti visive al teatro, dalla musica alla letteratura. Il progetto è unico nel suo genere in Italia e ha origine dall’ambito istituzionale e professionale dell’esperienza ZonArte, il network rivolto a favorire l’incontro del pubblico con l’arte contemporanea, coordinato dai Dipartimenti Educazione di Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Cittadellarte Fondazione Pistoletto, Fondazione Merz, GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, PAV – Parco Arte Vivente in collaborazione con Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e sostenuto dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT».