Viviana, di dove sei, quanti anni hai e dove vivi attualmente.
«Vengo dalla Puglia, precisamente da Troia, un comune in provincia di Foggia. Ho 30 anni e vivo a Londra».
Dalla Puglia a Londra… Cosa ti ha portato oltremanica?
«Mi sono trasferita in Inghilterra per un internship presso Eastside Projects a Birmingham e successivamente vi sono rimasta per un dottorato in pratiche curatoriali presso l’Università di Loughborough».
In generale, verso cosa è orientata la tua ricerca?
«Mi interessa focalizzarmi sull’uso del dialogo nell’arte contemporanea ed i possibili sviluppi che momenti dialogici (conversazioni formali ed informali, brainstormings, panels ect) possono apportare all’attuale produzione culturale. La formalizzazione di questa ricerca ricade quindi su progetti per lo più transnazionali tendenti a fare della conversazione uno dei momenti centrali per una conoscenza più approfondita delle varie culture compartecipi alla produzione culturale attuale».
Insieme ad Anna Santomauro, sei la fondatrice dello spazio no-profit “Vessel”. Di che cosa si tratta esattamente, e dove si trova?
«”Vessel” è un progetto curatoriale, aperto ad un dialogo senza confini geografici. Nell’anno appena trascorso abbiamo lavorato molto sulla riscrittura del nostro “statement”, anche con la collaborazione di Francesco Scasciamacchia e Vlad Morariu, membri del curatorial team, per cui oggi possiamo definire “Vessel” una piattaforma per lo sviluppo di un pensiero critico legato a problematiche culturali, sociali, economiche e politiche attuali. Siamo interessati all’esplorazione delle pratiche artistiche in relazione al loro contesto di emergenza.
Come base di riferimento “Vessel” ha Bari, essendo un progetto rivolto prevalentemente al territorio pugliese. Anche se le circostanze non ci hanno permesso sempre di essere fisicamente presenti sul territorio, in questi due anni abbiamo potuto comunque contare sull’inesauribile supporto di organizzazioni locali, come l’Associazione culturale BluOrg, l’Apulia Film Commission, Artcore gallery, Doppelganger, Xscape, MoMang e professionisti freelance come Chiara Ciociola, Fabrizio Bellomo, Bruno Barsanti, Fabio Santacroce, Domingo Milella ed altri».
Quest’estate hai lavorato nel team curatoriale della Biennale di Atene. Puoi raccontarci di questa tua esperienza? Si percepisce molto la crisi in ambito artistico in Grecia?
«La quarta edizione della Biennale ateniese è intitolata Agora ed ha come tema “La crisi”. La domanda che il team – composto da circa quaranta curatori – si è posta è now what? e ora cosa? La biennale, più che dare risposta a questa domanda, intende sollecitarla quanto più possibile nel pubblico e tra i soggetti che a qualsiasi livello interagiscono con questo complesso progetto.
Sicuramente la Biennale è stata molto condizionata nel formato, quanto nel contenuto, dalla pesante crisi che ha colpito in particolare la Grecia e i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Lavorare con tanti curatori è stata un’esperienza esaltante anche se faticosa, con una indubbia ricaduta in termini di arricchimento e di crescita personale. Certamente la crisi condiziona anche il mondo artistico, riduce gli spazi, i finanziamenti pubblici e privati e quindi le possibilità di articolare progetti con una certa flessibilità».
Progetti futuri?
«A novembre mi occuperò con “Vessel” di un workshop sulle pratiche generative, progetto co-curato insieme a Haizea Barcenilla e supportato anche dal Konstfack di Stoccolma. Nel prossimo anno sarò impegnata alla stesura della tesi conclusiva del mio PhD e agli sviluppi di un progetto radio, intitolato Radio Materiality, co-curato con Anna Santomauro e prodotto da “Vessel”. Quest’ultimo è parte di un lavoro più ampio intitolato Materiality e realizzato grazie alla collaborazione di quattro istituzioni: Wyspa a Gdansk (Polonia), Vessel, il Politecnico di Tomar (Portogallo) e Kibla a Maribor (Slovenia). Radio Materiality intende diventare un hub che stimoli la comunicazione, lo scambio e il dialogo tra la Puglia e il Mediterraneo, e che costruisca nuovi ponti culturali tra i Paesi di quest’area, non solo sulla scorta delle relazioni esistenti storicamente in questa regione, ma anche alla luce dei cambiamenti che la stanno attraversando negli ultimi anni».