Progettato undici anni fa per esser collocato sul tetto di una scuola elementare, originale guardiano che custodisce i bambini dall’alto, il
Big Pinocchio di
Alex Pinna (Imperia, 1967; vive a Milano) ha trovato solo ora la definitiva collocazione nel centro di Tortolì.
Più precisamente davanti alla scuola media, perché “
da piccolo mi rattristavo quando sbirciavo dalla finestra della mia classe e non vedevo nulla che per un attimo attirasse la mia attenzione; vorrei invece rubare un sorriso ai bambini che, curiosando fuori, si trovano davanti un enorme Pinocchio, tiene a precisare l’artista, che possiede la
forma mentis di un artigiano e il punto di vista di un bambino disincantato che conosce i limiti della realtà.
Realizzato espressamente per il museo di Tortolì, lungo ben sedici metri e alto quattro, il
Big Pinocchio non è in legno bensì in ferro zincato dipinto di bianco. Imponente nella sua semplicità, con il capo poggiato su una mano e le lunghe gambe a riposo, in un atteggiamento sognante ed estasiato. Coerente al percorso dell’artista che, tra ironia e provocazione – non esule da una certa drammaticità – concepisce figurine di canapa che conservano arti abnormemente allungati, memori delle sculture giacomettiane – che riprendono a loro volta quella antica etrusca – e che non trascurano la lezione di
Léger.
Ciò nonostante la radicata influenza di cartoon e fumetto di matrice pop, come si riscontra dalle opere selezionate per l’esposizione all’ex Bloccheria, che fanno da corredo alla monumentale opera. Personaggi ambigui, tra il sarodnico e il grottesco, si arrampicano o ciondolano da strutture sospese, seduti, ritti o in tensione, in cima a una qualche struttura che li regge ma sempre in maniera instabile.
L’immaginario surreale di Alex Pinna è paradossalmente lineare ed essenziale, ma è anche contraddistinto da una buona dose di malinconia e ricerca di quell’equilibrio derivante dalla costante precarietà che la caratterizza.
Il
Big Pinocchio si aggiunge così alle altre prestigiose
isculture che il parco accoglie dal 1995, tra cui si annoverano artisti del calibro di
Staccioli,
Campus,
Nagasawa,
Pirri e
Kaufmann. Occasione d’incontro per chi riflette sul concetto di spazio aperto, Tortolì è un museo a cielo aperto, un percorso turistico e culturale alternativo, unico nel suo genere in Sardegna e nonostante ciò non abbastanza tutelato. Non a caso, infatti, alcune opere hanno subito gravi danni permanenti.
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Un lavoro grande.
sembrano quei pupazzi di corda che si trovano nelle fiere etniche!
mi piacerebbe averne uno da mettere tra l'amaca e il dondolo!