Casa, CASA. Da sempre un termine che richiama valori positivi, sinonimo di protezione e famiglia, necessità primaria di ogni individuo per un luogo che è rifugio, nido. “Home Sweet Home” appunto. Ma se a questo generico quanto masticato modo di dire, che dà il titolo alla mostra, si aggiunge una dentiera dentro un barattolo trasparente, che succede? Il contrasto appare immediato, ed immediata è l’insinuazione che quel ‘dolce’ sappia in realtà di acido. L’immagine quindi, subentra per scansare il motto e raccontarci l’intimità del quotidiano, quella non edulcorata, quella priva di impalcature, così come la dentiera promette.
Ormai disincantati dal mito della casa come luogo ‘felice’, educati dai reality show, voraci voyeur di quotidianità altrui, abbiamo capito che la cronaca delle quattro mura supera per interesse ed efferatezza cinema e letteratura. L’arte dal canto suo segue la cronaca, concependo nuove categorie estetiche legate al contemporaneo che marciano al suono di shock, ironia e provocazione. In controtendenza, la semplicità quasi tenera del macedone Oliver Musovik: primo incontro di questa mostra nelle sale del man.
Musovik recentemente presente a Manifesta 4, racconta piccole storie di adattabilità del suo condominio, che parlano della porta di un campo di calcio, utilizzato come supporto per battere i tappeti; di un improvvisato gazebo fatto con materiali di recupero, o ancora della portiera di un’utilitaria riadattata a copri tombino. Dalla realtà vera di un quartiere di Skopje, si passa alla realtà asettica, in 3-D, dello svedese Sven Påhllson accompagnata dalle musiche da catena industriale di Eric Wøllo. Il video mostra unità abitative omologate sull’esempio americano, desolate, buie ed inquietanti, intervallate da infiniti parcheggi e centri commerciali. Video installazioni anche per Robert Pettina, da proiettare su superficie tridimensionale; Filipa César e il suo montaggio di interni; e Martin Kersels con la sua Pink Constellation.
A misurarsi con il concept proposto dalla Collu sono anche molti sardi. Il bravo Aldo Tilocca propone, come in altre occasioni, la famiglia. Questa volta non moglie e figlio, come per la scampagnata sull’Ortobene di qualche anno fa, ma i genitori. Due fotografie dimensionalmente sbilanciate che fanno il verso ad immaginette sacre del XVII sec.
E se è vero che chi dice casa dice famiglia, è vero anche che una delle azioni che si compiono in essa, è quella del mangiare. Non manca, infatti, il ‘menù illustrato’ della francese (nuorese d’adozione), Sandrine Lescareaux : cinico ed
Sardo, anche se ora vive a Bologna, Cristian Chironi, il quale entra in relazione epidermica con i luoghi della casa barbaricina. Ultimo ma non ultimo, l’oristanese Petrolio che mette in mostra le sue sgraziate Falene dipinte su tela cerata da ammirare in un vero e proprio Barnum rotante, memore delle Wunderkammern ottocentesche.
Oltre ai sopraccitati sono presenti le opere di: Frank Bauer, Leonardo Boscani, Enrico Corte, Cameron Jamie, Deborah Logorio, Andrea Nurcis, Marco Papa, Salis & Vitangeli, Simonetta Secci.
andrea delle case
vista il 13. X. 2002
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brava cristiana.