Sarebbe riduttivo condurre l’opera di Luigi Veronesi alla sola espressione di astrattismo geometrico, date le molteplici ricerche che spaziano in diversi campi, dalla pittura alla scultura, dal cinema al teatro, dalla fotografia alla grafica, fino alla realizzazione di costumi, gioielli, ceramiche e tessuti.
In mostra circa duecento opere che si estendono nei diversi settori di sperimentazione, compresi alcuni inediti provenienti dall’archivio omonimo realizzato dopo la sua morte.
Inizia la sua attività come grafico a Milano e avvicinatosi all’ambito di Edoardo Persico, organizza nel 1932 la sua prima mostra d’incisione alla galleria “Il Milione”, nello stesso anno compie un viaggio a Parigi dove stringerà amicizia con Fernand Léger e i coniugi Delaunay.
Nel 1934 espone con Joseph Albers ed entra a far parte del gruppo parigino “Abstraction-Creation“, che si contrappone al Novecento italiano. Si dedica ai primi progetti di scenografie teatrali realizzando bozzetti per Stravinskij e Andreev e le marionette per “Histoire du Soldat“, le sue ricerche per il teatro si protrarranno fino agli anni novanta. Con Fontana, Sironi, Melotti, Reggiani e Soldati , partecipa nel 1935, alla prima Mostra d’Arte Astratta Italiana.
Sarà fondamentale l’incontro in Svizzera con Moholy-Nagy e i costruttivisti per sancire la sua completa adesione alla lezione del Bauhaus, che non si limita alla tendenza di geometrizzazione delle forme, ma si esprime come unificazione di tutte le arti, coinvolgendo gli aspetti quotidiani della vita, intrecciando l’arte all’industria e analizzandola in rapporto all’era della meccanizzazione.
Se per Man Ray e Moholy-Nagy , la fotografia costituiva un approccio più rapido e intimo con la materia e la realtà, per Veronesi, la pittura e fotografia si identificano l’una con l’altra.
La passione per la fotografia e l’attenzione maturata già dagli anni ’20 nei confronti del fotomontaggio illustrativo, gli daranno modo di giungere al fotogramma, la cui ricerca confluirà infine nella realizzazione di alcuni film astratti. Quando nel 1948 entrerà a far parte del MAC (Movimento d’Arte Concreta), avrà già avviato le sue ricerche sul rapporto suono-colore, trasponendo in valori cromatici i toni musicali.
La mostra curata da Claudio Cerrittelli raccoglie parte delle opere realizzate tra gli anni trenta e gli anni novanta dando modo di percepire la caratteristica peculiare dell’artista: la sua volontà di comporre in un’unità stilistica la molteplicità delle ricerche, che si risolvono su un piano profondamente spirituale anche se apparentemente razionale, facendo di Veronesi l’artista italiano più vicino al concetto di pluridimensionalità.
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