Donate dalla famiglia Valle al Comune di Cagliari nel 1997, le settecento calcografie, appartenenti alla Collezione omonima, trovano finalmente sede stabile nel Gabinetto delle Stampe dell’ExMà a Cagliari. Il nucleo più cospicuo, costituito da 357 opere, si deve ai più grandi incisori sardi del Novecento tra cui si annoverano Felice Melis Marini, Giuseppe Biasi, Mario Delitala, Remo Branca, Stanis Dessy, Carmelo Floris, Foiso Fois. A queste si affiancano un settore, in egual modo significativo, di calcografie realizzate da incisori italiani e stranieri operanti tra Otto e Novecento, un consistente corpus di ottanta acqueforti di Bartolomeo Pinelli e a completare la raccolta una preziosa veduta di Piranesi, unico pezzo settecentesco.
Il patrimonio calcografico, sapientemente raccolto da Nicola Valle nel corso della sua vita, sarà interamente proposto con una serie di esposizioni a rotazione inaugurata con le opere di due tra i più grandi artisti del primo Novecento sardo, Felice Melis Marini e Giuseppe Biasi.
La continua sperimentazione grafica di Felice Melis Marini (Cagliari 1871 – 1953), favorita dai numerosi viaggi-studio, si contraddistingue per l’eleganza modernista del tratto alla quale coniuga la raffinatezza liberty degli effetti pittorici. Dalle prime acqueforti, realizzate a Roma tra il 1898 e il 1899, la ricerca di effetti luminosi, attraverso la fusione atmosferica, confluisce nell’acquatinta durante il soggiorno veneziano del 1903. Divenuto maestro di
Se Felice Melis Marini è l’iniziatore dell’incisione in Sardegna, a Giuseppe Biasi (Sassari 1885 – Adorno Micca 1945) si deve il merito di aver ampiamente diffuso la tecnica xilografica. Dalle prime rappresentazioni espressionistiche, quali “Preghiera” e “Filatrice” del 1912, passa gradualmente ad una semplificazione formale particolarmente accentuata in opere a tre o quattro legni quali “Due bagnanti” e “Nuda sdraiata ”, realizzate negli anni ‘20. Abbandonato il legno di filo per privilegiare i segni sfrangiati della matrice in compensato si accosta alla linoleografia solo negli anni ’30. Tratti ravvicinati ed incrociati ne contraddistinguono la produzione che pur essendo il risultato di due matrici appare realizzata in monocromo. Si rivelano particolarmente congeniali alla sua natura di colorista le estese campiture delle cromolinoleografie di cui la Collezione vanta quindici esemplari.
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