Simbolo per antonomasia dell’umana vanità, lo specchio ha da sempre sedotto l’uomo per le simbologie e le metafore che evoca. Negli scritti di Jorge Luis Borges lo specchio era addirittura un topos. Prende dunque spunto da una frase dello scrittore argentino questa collettiva, che vede quattordici artisti confrontarsi attraverso il mezzo fotografico, non a caso definito anche come specchio dotato di memoria. Il tema comune viene infranto in opere eterogenee: si va dal classico tema del doppio a quello della distorsione della realtà, dalla moltiplicazione dello spazio al rapporto tra oggetto e immagine riflessa.
Le linee di ricerca che emergono sono sostanzialmente due. Alcuni artisti sembrano vedere nello specchio un mezzo che mostra all’uomo la sua vera natura, per mostruosa o aberrante che sia. L’inquietante famigliola di uomini-suino ideata da Barbara La Ragione palesa gli incubi dei nostri tempi, in una sorta di American Gothic rivisto da Floria Sigismondi; Paolo Carta gioca con il dualismo del bianco e del nero, del buono e del malvagio, con un impetuoso gesto rosso unificante. I supereroi Batman e Robin vengono interpretati da Massimo Festi in chiave pop-feticista, mentre la simmetrica immagine femminile di Luisa Raffaelli suggerisce l’ordine che l’uomo tende a dare alla realtà per esorcizzare il mondo dell’inconscio e del soprannaturale. Le polaroid virate sul rosso di Francesco Arena descrivono al meglio una realtà frantumata e torbida e Valentina M. pare dirci che un viaggio inizia già prima di partire, con i pensieri e le immagini che creiamo dentro di noi.
La sospensione tra sogno e realtà viene infine interpretata da Franco Podda tramite colori e immagini quasi liberty.
Un secondo tema riguarda la fascinazione per l’alterazione percettiva che le immagini riflesse creano. Sul passaggio tra significato e significante indaga Francesca Dotta con le sue “meduse” artificiali, mentre Davide Bramante congela in un istante la futurista stratificazione di immagini della metropoli. Ambigue e sfuggenti sono le figure femminili di Piero Roi, fagocitate dal buio e perse nei riflessi dell’ambiente circostante, mentre la fotografia di Tommy Retrò trasuda sofferenza in un’ambientazione surrealista. Le immagini sovrapposte di Salis & Vitangeli creano una scena che si compone e si disperde continuamente; il centro commerciale ritratto da Manuel Mura è un pretesto per farci riflettere su come la materia può essere deformata dalla materia stessa. Quale sarà più reale?
Un tema terribile quello dello specchio. Artefice di illusioni e paradossi e perciò adatto a descrivere la nostra epoca, indecisa se fidarsi della realtà vera o di quella indotta, bombardata continuamente da informazioni e stimoli, atterrita dall’esistenza di “un altro che ci spia”.
matteo muggianu
mostra visitata il 3 novembre 2006
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BELLISSIMA MOSTRA ,BRAVA ROBERTA VANALI!