Una scelta tematica certamente attuale quella compiuta dall’artista Maria Grazia Oppo nella realizzazione delle cinque installazioni sull’acqua a cura di Roberta Vanali. Il fatto che l’opera sia stata realizzata in un contesto architettonico particolare come quello della Sala mostre del Museo Genna Maria, rende ancor più coinvolgente, isolandolo dal mondo esterno, il refrigerante percorso, dinamico e articolato, all’interno della tradizionale struttura in pietre a vista.
In Acqua, Simulazione_Artificialità_Duplicazione, Oppo analizza l’evoluzione dell’acqua, simbolo della natura e principio di vita che, nascendo dalla sorgente nella roccia, scorre dentro i tubi, si ferma per un istante in un laghetto e si rituffa in un ciclo vitale perpetuo e continuo. Un amalgama di plastica combusta ed elementi cilindrici falliformi caratterizza il percorso ciclico della prima installazione, dove l’acqua scorre dentro un tubo trasparente senza mai uscirne fuori.
Ferma -immobile nel tempo e nello spazio- nella seconda installazione l’acqua è chiusa dietro un rettangolo di resina trasparente che finge d’essere l’invitante specchio d’acqua dal fondale rosso-blu. Quindi scende con prepotenza formando una cascata nell’unico allestimento esterno, immersa nel verde del giardino, chiudendo finalmente il lungo ciclo vitale. Il fragore della cascata si ripete, come se fosse l’eco, nella sala interna, dove nella video-installazione di Maria Paola Falqui l’acqua sgorga da una sorgente rocciosa.
Al di là dell’inevitabile riscontro con il problema della desertificazione in Sardegna, l’artista, nel realizzare l’incontro tra l’elemento naturale e quello artificiale, vuole evidenziare i processi di trasformazione che dalla natura hanno inizio e nella natura ritornano. Il concetto di riciclaggio della plastica è forse quello più importante, anche perché è grazie a quest’ultimo che si compie l’imbottigliamento dell’acqua. Attraverso una serie di processi automatizzati l’acqua viene messa nelle bottiglie, tappata ed etichettata per poi essere venduta. La plastica, elemento caratterizzante delle installazioni in mostra, non è altro che un prodotto chimico ricavato dal petrolio, cioè dalla natura, così come le numerose protuberanze inserite nell’amalgama di plastica fusa, simboli di riproduzione sessuale, sono in realtà lo strumento con cui l’acqua viene analizzata per essere depurata e imbottigliata. Nelle installazioni di Maria Grazia Oppo l’acqua entra in contatto con elementi inorganici, ma mantiene sempre la sua purezza, la virtù tanto ambita che l’uomo spesso corrompe e minaccia di inquinare.
erica olmetto
mostra vista il 25 giugno 2004
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