La capacità di utilizzare la narrazione disegnata per delineare prospettive diverse trova compiutezza nelle illustrazioni di Dino Battaglia (Venezia 1923 – Milano 1983). La mostra ne ripercorre la carriera, mostrando l’aspetto a volte grottesco, a volte ironico, drammatico o religioso del suo segno. Il percorso è guidato da pannelli che illustrano la storia artistica di Battaglia, rivelando le passioni, e contemporaneamente le difficoltà che incontrò il suo essere avanti nei tempi.
La mano dell’artista delinea ritratti, traccia espressioni, immagini e situazioni, mostrando la sua scrupolosità. Il pennino è usato con geniale segno ne La leggenda di San Giorgio. Il Santo emerge dalle tenebre sul lato destro, dal tratto più scuro lentamente prende forma la sua figura e quella del cavallo. Il suo destriero, con contorni prima solo tratteggiati, trova precisione nello sfondo bianco, il Santo avanza fiero con la spada rivolta al cielo. È l’attimo prima della battaglia: il disegno successivo mostra i rivali di fronte, e quella successiva il drago capitolare. È una striscia del tutto visiva, non appaiono frasi o pensieri, l’occhio dello spettatore è portato a leggere la narrazione, senza bisogno del sostegno della scrittura.
Il mondo militare, che tanto incantò Battaglia, trova ampio spazio: ritratti di profilo o di fronte, i suoi militari mostrano la loro austerità; le divise, sia nei disegni, sia negli schizzi preparatori a matita, sono ritratte con segno volutamente preciso.
Battaglia adatta la sua arte e il suo tratto ai disegni: usa il segno inquietante per la storia del soldato Woyzech, mostra il gusto per il paradosso nel Pantagruel, con le fantasiose salsicce armate, interpreta la letteratura nelle illustrazioni delle opere di Guy de Maupassant. Immagini scure emergono da sfondi bianchi; da scenari cupi si delineano persone o elementi della natura che escono nel loro candore.
Battaglia si distinse anche per soluzioni audaci: ne Il cavaliere del Leone d’oro al posto del tratteggio utilizzò un tampone imbevuto di china, rendendo le atmosfere delle sue tavole magicamente avvolte dalla fuliggine.
Alcuni disegni sono eseguiti in bianco e nero, altri sono colorati dalla moglie dell’artista, Laura, che distese i colori sul retro delle tavole con gran sensibilità cromatica. Appare efficace La presa della Bastiglia in 20 secoli con Cristo: la fortezza è nascosta da bianco del fumo che quasi palpabile, invade tutta la scena e si unisce alle nuvole rossastre sullo sfondo, mentre in primo piano donne e uomini combattono insieme.
Completa la mostra una raccolta di soldatini di legno, un piccolo esercito in miniatura scolpito con cura da Battaglia. Affiancano le opere dell’artista 10 illustrazioni di Sergio Toppi con la storia dal Medioevo al XX secolo, in cui affiora il gusto del ritratto, e 10 tavole a fumetti di Ferdinando Tacconi, tratte da Storia della II Guerra mondiale.
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All'elenco dei testi andrebbe aggiunto: "Dino Battaglia. L'immagine narrante", di Mariadelaide Cuozzo, Napoli, Electa Napoli 1999. Lo segnalo non (sol)tanto perché l'ho scritto io, ma soprattutto perché è l'unica monografia di carattere scientifico (storico-artistico)che sia stata scritta fino ad oggi su questo grande disegnatore.