Indagata nella sua complessa stratificazione di esperienze, intesa sia come luogo fisico sia come luogo teorico-concettuale, la metropoli è alla base della mostra promossa dal Rotary e curata da Alessandra Menesini. Pittura, scultura e fotografia ricostruiscono uno spazio urbano sensibile a continue mutazioni, in cui s’intrecciano accadimenti e relazioni umane con un ritmo incessante. Frammenti di paesaggi cittadini, caotiche metropoli vittime di conflitti e contraddizioni si aprono all’interpretazione di dodici artisti.
Attraverso un immaginario ludico, Corrado Bonomi elabora complesse strutture narrative. Come in un puzzle interviene su stralci di un improbabile stradario a riprodurre fumettisticamente le automobiline di Traffico insulare. Frammenti urbani anche per Erik Chevalier che custodisce memorie di vita come in un diario di ricordi e le accumula a dipanare un malinconico racconto di strada. Si limita all’impatto scenografico il trittico di Alessandro Biggio Campo giallo, mentre s’innalza prepotentemente dal suolo il contemplativo Totem del sapere di Simone Dulcis. Codici calligrafici accolgono alla base il maestoso assemblaggio ligneo che si apre al cielo solcato da segni propiziatori ad invocare solenni preghiere.
Rigoroso bianco e nero per i fotogrammi di Gavino Ganau, che sembrano uscire da un noir d’autore, affiorando come flash back tra linee essenziali di un universo solo apparentemente quotidiano. Sovrapposizioni di mondi reali che divengono irreali, tra poetiche evanescenze formali ed il caos quotidiano, le Città di Davide Bramante si contrappongono alle atmosfere pop della città eterna di Angelo Liberati.
E’ una metropoli liricamente filtrata quella di Manuel Mura, esaminata attraverso il riflesso delle lamiere lucide delle automobili e degli specchietti retrovisori; non si amalgama invece, a costruire un messaggio convincente, il binomio figurativo-astratto di Marco Pili. In una commistione di molteplici materiali Rosanna Rossi fa pulsare la sua URBS, tra graffi metropolitani sul bitume e la delicatezza di garze appena adagiate sulla superficie, in un vibrante gioco di riverberi e dissolvenze. Equazioni impossibili sul grande pannello di Andrea Portas che riflette sul dibattuto tema del terrorismo mentre si stagliano monumentali le Improbabili architetture di Maura Saddi, algide e sintetiche prospettive dall’alto costruite con la scientificità che contraddistingue il linguaggio neoconcreto dell’artista.
roberta vanali
mostra visitata il 28 maggio 2005
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