Il progetto “Arrivederci” di Ettore Favini propone una duplice occasione di fruizione di uno stesso racconto, ovvero l’esperienza dell’artista in Sardegna e le forme che da questo viaggio sono state generate. Da una parte abbiamo la fruizione attraverso il medium espositivo, con una mostra curata da Chiara Vecchiarelli che si compone di due tappe, una prima al museo Man di Nuoro (visitabile fino al 3 luglio) e una seconda al museo di Villa Croce di Genova (visitabile dal 31 maggio); dall’altra il lavoro editoriale, realizzato con Humbolt Books, che raccoglie la documentazione fotografica di tutte le fasi di elaborazione e sviluppo di “Arrivederci”, uno scritto d’artista e una serie di contributi critici di persone che hanno potuto avere un punto di vista privilegiato sul progetto.
Entrambe le proposte si sviluppano a partire dall’esperienza sarda di Favini nell’estate del 2015. Dopo alcuni scambi epistolari e lunghe telefonate attraverso cui imbastire relazioni e fiducia, l’artista ha percorso il territorio frequentando laboratori tessili storici e incontrando artisti, artigiani, tintori e stilisti interessati a raccontarsi e raccontare una storia attraverso scampoli di tessuto, riciclato o realizzato per l’occasione, prezioso per materialità o anche solo per il contenuto emotivo custodito.
Un processo che nasce nel solco delle pratiche relazionali, quindi, ma che è in grado di sconfinare dall’etichetta critica per collocarsi piuttosto in una più ampia riflessione sistemica sulla rapporto generativo fra oggetto e ambiente che lo produce.
È innanzitutto la materia prima da cui si originano le opere di Favini ad avere in sé una traccia fisica della riflessione: da una parte per il modo in cui trama e ordito creano il tessuto grazie all’intreccio dei singoli elementi, dall’altra per le modalità attraverso cui le tradizioni di una comunità si sedimentano in un pattern decorativo o nella simbologia di un colore.
In secondo luogo il pensiero sistemico si esprime nel processo grazie al quale i tessuti donati costruiscono il nuovo oggetto, sì elaborazione dei precedenti trascorsi, della vita materiale e della storia vissuta, ma anche elemento totalmente nuovo, capace di aprire nuove narrazioni. La discorsività espressa da un territorio, dalla sua gente e dalla sua storia trova quindi concretezza non solo nella fisicità dei materiali ma anche nei metodi di lavorazione, tradizionali e non, in un continuum narrativo che gode di spontaneità.
I frammenti diventano quindi le tessere del mosaico che compongono un’ampia vela, omaggio al mare e simbolo del legame fra le due tappe espositive di Nuoro e Genova, che attraversa l’intera lunghezza della project room del museo Man. Vela che si presenta fiancheggiata da elementi scultorei che a prima vista, complice anche l’architettura della sala, richiamano alla mente dei piccoli altari religiosi. Il processo che ha portato a questa formalizzazione è stato graduale. Favini racconta come il primo desiderio sia stato quello di conferire plasticità agli arazzi, sagomandone la bidimensionalità e dando vita a quelle che inizialmente potevano assomigliare a delle sedute, luoghi di riposo e insieme confronto, che non possono che ricondurre il nostro pensiero al valore relazionale del progetto. L’intuizione di modificare l’altezza delle stesse ha spostato successivamente la suggestione dal funzionale al simbolico, dall’uso alla contemplazione, investendo l’oggetto delle delicate questioni relative al rapporto fra contemporaneità e tradizione.
Infine, grazie alla posa di piccoli elementi scultorei amorfi dipinti di blu, pietre e agglomerati simbolo del mare – nuovamente – e delle sedimentazioni minerali dell’isola stessa, le sculture-arazzo diventano luoghi di custodia ed esposizione.
Si costituisce così un processo circolare di trasformazione, tanto concreto nei materiali quanto eloquente nei rimandi iconografici, in cui tutto è insieme prodotto e produzione.
Infine, la circolarità è suggellata da un piccolo gioiello extra-mostra, che unisce Sardegna e Liguria: tutti i giorni solca il mare un pezzo di tessuto sardo, cucito sulle tendine di una cabina di una nave che percorre la tratta fra Porto Torres e Genova. Su e giù, pian piano cuce e costruisce.
Micaela Deiana
mostra visitata il 22 aprile
Dal 23 aprile al 3 luglio 2016
Ettore Favini, Arrivederci
Museo Man
via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro
Orario: dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 20:00