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04
aprile 2008
fino al 30.VI.2008 Gli Etruschi Collinas (vs), Sa Corona Arrùbia
sardegna
Oggetti della vita quotidiana etrusca ricostruiscono gli usi e i costumi di una grande civiltà. Dalle origini al III secolo a.C. Attraverso un articolato percorso espositivo, corredato da alcune ricostruzioni scenografiche...
Esaurita quell’aura di mistero che lo ha avvolto fino a tempi recenti, mistero che raggiunge i vertici quando si parla di linguaggio, il popolo etrusco non perde quel fascino che l’ha caratterizzato da sempre per l’altissimo grado di civiltà raggiunta in Occidente. Dal IX secolo a. C. -quando dal substrato della cultura villanoviana origina la storia etrusca, poi assorbita dai romani nel I secolo a. C.- al III secolo a.C., questo l’arco cronologico che dispiega il racconto di un popolo attraverso una selezione di oggetti d’uso quotidiano che svolgono perlopiù una funzione didattica, data la mancanza di pezzi particolarmente preziosi, tranne un piccolo nucleo. Provenienti dal Museo Archeologico di Firenze e in massima parte dalla collezione privata Campi di Chiusi, 480 pezzi sono esposti per la prima volta in Italia, in un percorso che si articola in tre sezioni corredate da pannelli esplicativi, video-proiezioni, postazioni multimediali e la puntuale ricostruzione di tre ambienti dell’epoca.
L’essenza spirituale del popolo etrusco è il titolo della prima sezione, che celebra il culto dei morti, dal periodo dell’incinerazione attraverso i canopi antropomorfi -la cui urna corrisponde al busto e la testa a tutto tondo sostituisce il coperchio, ereditati dalla cultura villanoviana e tipici dell’artigianato di Chiusi- a quello dell’inumazione rappresentato dal coperchio di sarcofago in alabastro dell’Obesus Etruscus (prima metà III secolo a.C.), simbolo della dissolutezza della classe aristocratica. Completano la prima fase del percorso alcune olle funerarie, l’esemplare unico di una maschera in terracotta con chiodi bronzei ascrivibile tra il IV e il V secolo a.C., un gruppo fittile di ex voto dalla foggia di organi umani, unguentari e statuette votive.
Le influenze dei contatti con le altre civiltà mediterranee, in particolare con greci e fenici, stimolarono la produzione di pregiati manufatti, un patrimonio di forme e immagini imitate e rielaborate, legate alla coltura specializzata e quindi agli appositi contenitori da trasporto, ma anche alla pratica dei banchetti. Calici in bucchero -tipo di ceramica caratterizzata dall’impasto nero e dalla superficie lucida, con eleganti decorazioni graffite-, olpe, oinochoe, skyphtos a figure nere e kylix a figure rosse proseguono il percorso, introducendo la seconda sezione, Costumi e società in Etruria, completata da strigili, rasoi, alcuni piccoli pezzi di gioielleria, dadi in osso e pedine di pasta vitrea per i momenti di svago.
L’ambiente e il territorio connessi ad agricoltura, allevamento e caccia sono invece gli argomenti svolti dalla terza e ultima sezione, La terra del popolo etrusco, dove tra armi, attrezzi per filatura, tessitura, caccia e pesca troviamo gruppi di fibule in bronzo, statuette fittili di bovidi e animali domestici, nonché una raffinatissima grande anfora in bucchero, che rientra nella produzione a stampo di provenienza chiusina, con coperchio sormontato da una colomba, risalente al terzo quarto del IV secolo a.C.
A ogni sezione corrisponde una ricostruzione scenografica a grandezza naturale dove sono stati collocati alcuni pezzi originali. Nella prima, una tomba a camera con sepoltura a inumazione (collocata nello spazio esterno al museo); nella seconda una scena di banchetto per la quale è stato fondamentale il grande affresco della tomba di Golini I di Orvieto (IV secolo a.C.); nella terza l’ambiente domestico di una cucina comprensiva di stoviglie -tra cui un piatto etrusco-corinzio- mortai, bracieri, fornelli, macine, posate e contenitori di vario tipo.
L’essenza spirituale del popolo etrusco è il titolo della prima sezione, che celebra il culto dei morti, dal periodo dell’incinerazione attraverso i canopi antropomorfi -la cui urna corrisponde al busto e la testa a tutto tondo sostituisce il coperchio, ereditati dalla cultura villanoviana e tipici dell’artigianato di Chiusi- a quello dell’inumazione rappresentato dal coperchio di sarcofago in alabastro dell’Obesus Etruscus (prima metà III secolo a.C.), simbolo della dissolutezza della classe aristocratica. Completano la prima fase del percorso alcune olle funerarie, l’esemplare unico di una maschera in terracotta con chiodi bronzei ascrivibile tra il IV e il V secolo a.C., un gruppo fittile di ex voto dalla foggia di organi umani, unguentari e statuette votive.
Le influenze dei contatti con le altre civiltà mediterranee, in particolare con greci e fenici, stimolarono la produzione di pregiati manufatti, un patrimonio di forme e immagini imitate e rielaborate, legate alla coltura specializzata e quindi agli appositi contenitori da trasporto, ma anche alla pratica dei banchetti. Calici in bucchero -tipo di ceramica caratterizzata dall’impasto nero e dalla superficie lucida, con eleganti decorazioni graffite-, olpe, oinochoe, skyphtos a figure nere e kylix a figure rosse proseguono il percorso, introducendo la seconda sezione, Costumi e società in Etruria, completata da strigili, rasoi, alcuni piccoli pezzi di gioielleria, dadi in osso e pedine di pasta vitrea per i momenti di svago.
L’ambiente e il territorio connessi ad agricoltura, allevamento e caccia sono invece gli argomenti svolti dalla terza e ultima sezione, La terra del popolo etrusco, dove tra armi, attrezzi per filatura, tessitura, caccia e pesca troviamo gruppi di fibule in bronzo, statuette fittili di bovidi e animali domestici, nonché una raffinatissima grande anfora in bucchero, che rientra nella produzione a stampo di provenienza chiusina, con coperchio sormontato da una colomba, risalente al terzo quarto del IV secolo a.C.
A ogni sezione corrisponde una ricostruzione scenografica a grandezza naturale dove sono stati collocati alcuni pezzi originali. Nella prima, una tomba a camera con sepoltura a inumazione (collocata nello spazio esterno al museo); nella seconda una scena di banchetto per la quale è stato fondamentale il grande affresco della tomba di Golini I di Orvieto (IV secolo a.C.); nella terza l’ambiente domestico di una cucina comprensiva di stoviglie -tra cui un piatto etrusco-corinzio- mortai, bracieri, fornelli, macine, posate e contenitori di vario tipo.
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a cura di Domiziana Tami e Giulia Pettena
Museo del Territorio Sa Corona Arrùbia
Strada Comunale Mogoro Lunamatrona (località Villanovaforru) – 09020 Collinas (VS)
Orario: da lunedì a venerdì ore 9-13 e 15-19; festivi ore 9-19
Ingresso: intero € 5; ridotto € 4
Info: tel. +39 070939387; fax +39 0709341135; museoterritoriale@tiscali.it; www.museosacoronarrubia.it
[exibart]