E’ difficile immaginare che i ruderi in cima al colle di Las Plassas tra il XIII e il XV secolo fossero parte di uno dei più importanti centri della civiltà giudicale. Con il Castello di Monreale e quello di Arcuentu, il Castello di Las Plassas, costituiva, infatti, la linea di frontiera tra il giudicato d’Arborea e quello di Calari. Ceduto ai genovesi nel 1164 cadrà sotto il controllo del temibile giudice cagliaritano Salusio IV per ritornare al Regno d’Arborea solo nel 1206. La battaglia di Sanluri del 30 giugno 1409 segnerà la fine del giudicato con la conseguente costituzione del Marchesato di Oristano.
Nel XVI secolo, il castello, perso il suo ruolo strategico cadrà lentamente in rovina fino a quando, attraverso le campagne di scavo intraprese a partire dal 2000, è stato possibile restituirne le diverse fasi edilizie, la struttura degli ambienti interni, e rilevare un gran numero di reperti volti alla ricostruzione della vita rurale all’interno della villa.
Il percorso espositivo, allestito nei locali di uno stabile recuperato per l’occasione, vuole essere il resoconto di queste campagne archeologiche, scandito da una serie di pannelli esplicativi, è introdotto da alcuni pezzi riutilizzati come cantoni nella muratura, quali frammenti di antiche macine, un grosso concio – forse il capitello di uno stipite – nel quale s’intravedono due testoline gotoniche, discutibilmente interpretate come figure di oranti, e un’epigrafe rinvenuta ai piedi del colle che attesterebbe l’esistenza di un tempio pagano sul quale sarebbe stato edificato il castello. Le strutture medievali, riferibili a quattro fasi edilizie constano di un perimetro rettangolare irregolare che include due torri e una piazza d’armi provvista di cisterna. Nulla resta della struttura originaria del castello, mentre la trasformazione radicale avvenuta nella seconda metà del XIII secolo sarebbe da attribuire a Mariano II per le analogie con le altre fortificazioni oristanesi.
Ceramiche ed utensili rinvenuti negli scavi hanno permesso l’individuazione di oggetti d’uso quotidiano per l’alimentazione, l’arredamento e il lavoro nei campi, tra questi brocche, calici e alcuni strumenti arcaici per la coltivazione, quali l’aratro a chiodo e il carro con le ruote piene. Attraverso le poche fonti iconografiche, costituite da retabli ed affreschi è stato possibile
Al secondo piano del museo è possibile ammirare numerose armi filologicamente ricostruite, dalle spade, agli archi, alle balestre fino alla temibile virga sardischa, arma da difesa di un metro circa con manico in legno e lama triangolare leggermente ricurva che fungeva da giavellotto, spada o pugnale secondo la necessità.
Nei locali d’esposizione troverà spazio a breve un ristorante che proporrà un menù rigorosamente medievale con la degustazione di pietanze a base di legumi, ortaggi, uova, formaggi e pistoccu – il pane biscotto – il tutto abbondantemente innaffiato dal nippocrasso, uno squisito vino aromatizzato con noce moscata e cannella.
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