L’introduzione in Sardegna della porpora nell’arte tintoria, si deve alla civiltà fenicia che la diffuse in tutto il Mediterraneo e il cui impiego fu esteso dal popolo romano. Per la sua insularità, l’isola ha assorbito antichissime e innumerevoli tradizioni nonché capacità attitudinali in particolare per la tessitura e la filatura di fibre pregiate. Il bissoo seta marina, fibra tessile ottenuta dalla secrezione di un gasteropode, si
Per la concretizzazione del progetto, a questi gioielli d’arte tessile, è stata accostata un’altra fondamentale e primordiale risorsa che ha fatto la storia dell’isola e ha richiamato l’interesse dei popoli mediterranei dall’antichità fino al secolo scorso: il carbone.
Rifacendosi al concetto di viaggio – precedentemente proposto dall’associazione Arrastos nel progetto Il trenino nell’arte – quaranta artisti, provenienti da diverse parti dell’isola, hanno fatto rivivere memorie ancestrali avvalendosi di quelle ricchezze naturali che hanno contraddistinto la Sardegna, estrapolando i cromatismi di questi pregiati materiali e presentandoli in un ampio percorso che dal Sulcis tocca la provincia oristanese e giunge in barbagia.
Le tappe della mostra trascurano inspiegabilmente una città come Cagliari alla quale non è mancata la tradizione della tessitura del bisso tanto meno quella dell’arte tintoria , in quanto la Fullonica, risalente al I secolo a. C. e decorata con preziosi mosaici, rappresenta la testimonianza più importante dell’isola. Gli artisti nel documentare l’evoluzione di un popolo arcaico si sono avvalsi di simbologie legate ai pigmenti del nero, porpora e bronzo ed ai concetti storico-culturali che ne conseguono.
La Navicella delle esperienze di Marilena Pitturru incarna il simbolo del popolo fenicio come dominatore incontrastato dei mari, mentre Sintesi di Antonio Ledda identifica la Sardegna come centro propulsore del Mediterraneo. Il raffinato Stendardodi Francesca Corradini, espressione del potere imperiale, si contrappone alla spartana ma nel contempo preziosa rete di
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