“
La
Patagonia! È un’amante difficile. Lancia il suo incantesimo. Un’ammaliatrice!
Ti stringe nelle sue braccia e non ti lascia più”.
Romanzo-emblema
della letteratura di viaggio contemporanea,
In Patagonia, notoriamente considerato il capolavoro di Bruce
Chatwin, è una sorta di diario che racconta il viaggio fra la Patagonia
argentina e quella cilena. Affrontato per la curiosità di scoprire se il
lacerto di pelle custodito dalla nonna in un armadietto appartenesse realmente
a un brontosauro.
Con
la stessa curiosità,
Enrico Piras (Cagliari,
1987; vive a Sassari) si è spinto a servirsi del romanzo come riflessione per
la sua personale d’esordio,
Erratici. Progetto improntato sul tema del viaggio nell’accezione più ampia
del termine, scandito da tre installazioni.
Punto
di partenza è la piccola teca che custodisce un collage, accompagnato da una
bussola, a suggerire le grandi migrazioni, e da una data incisa su un notes,
che stabilisce l’esodo rimandando alla seconda tappa. Una libreria che si
trasfigura in un catalogo di oggetti da viaggio, grazie al contributo di alcuni
partecipanti che – attraverso immagini, ritagli di giornali e oggetti di varia
provenienza – hanno stilato l’itinerario di un viaggio immaginario o il
ritratto del viaggiatore per eccellenza.
Ma
anche work in progress a opera dei visitatori: infatti, la seconda
installazione è il pretesto per raccogliere le tracce di un vissuto,
decontestualizzarle, sezionarle e cogliere gli indizi per ricreare delle
microstorie, come quelle del romanzo. Attraverso un metodo analitico che è
quello di una ricerca a ritroso, per interpretare il presente evocando un’atmosfera
retrò che si rinnova, cifra stilistica del seppur breve percorso dell’artista.
Al
di là degli esiti didascalici, il progetto confluisce nell’allestimento
conclusivo. Venti pezzi tra disegni, fotografie e collage ripercorrono la
cronologia del viaggio in Patagonia, le località visitate e gli animali
incontrati, rivelando l’abilità manuale del disegno e la forza espressiva data
dall’accostamento dei diversi elementi.
L’idea
di viaggio, sia fisico sia mentale, che delinea un nuovo percorso è infine da
ricercarsi nel titolo. Gli erratici, ovvero grossi blocchi lapidei trasportati
dai ghiacciai a fondovalle, talvolta sradicati dal substrato roccioso, tal
altra caduti per frana. Massi abbandonati con assoluta casualità in territori a
essi estranei, sui quali si è fantasticato sin dalla notte dei tempi. E al
quale l’artista non è rimasto indifferente. Suggerendo nuovi itinerari per
nuove traiettorie di pensiero.