Prendi un vecchio cassetto da tipografo, trasformalo in opera d’arte e caricalo su un antico treno a vapore, ancora funzionante, che colleghi il capoluogo con l’interno della Sardegna. No, non è un’invenzione felice del miglior Marinetti. O meglio, non lo è ma potrebbe anche esserlo.
E’ un’idea nata per caso – afferma Antonio Ledda, responsabile della manifestazione, che vede nello “scalpitante mezzo meccanico”, tanto caro ai futuristi, una probabile galleria su strada ferrata capace di interagire con l’ambiente e con le persone come un intervento di land-art. Il cassetto in tutto questo ha il ruolo dell’objets trouves comune denominatore per tutti e 32 gli artisti coinvolti.
Il vecchio cassetto tipografico, è uno di quelli, per intenderci, divisi ortogonalmente in tanti piccoli e grandi spazi, destinati al contenimento di caratteri in pesante piombo che gli artisti hanno dovuto reinventare: chi ripristinando la desueta funzione di contenitore, chi allontanandosi da questa.
Alla prima schiera appartiene Giuseppe Gatto. L’artista cagliaritano colloca, all’interno dei piccoli vani, mostriciattoli degni di un pokemon, immaginati come alla finestra di un improbabile edificio. Fabrizio Prà, anche lui, inserisce negli stessi spazi preziosa ossidiana capace di emanare un’aura dall’ancestrale valore. Simile ad una piccola bacheca per feticci di tessuto lacero è “Il portagioie” di Anna Maria Pillosu. Il concetto di contenitore resiste ancora in “Libertà di Stampa” di Raffaello Ugo, il quale ripone, ora con ordine maniacale, ora in maniera assai confusionaria, strisce di carta stampata scegliendo di rimanere in tema tipografico. Stessa via intraprende Giannetto Casula che propone con “Finalmente in libertà”, lettere e numeri colorati, allegramente disposti sulla superficie a combattere la vecchia monotonia del color piombo. C’è poi, come dicevo, chi invalida la specifica funzione di quel pezzo di legno e in generale di cassetto come contenitore. Gemma Tardini è tra questi. I piccoli spazi diventano stanze di un devastato labirinto ahimè più simile ad una visione dall’alto di Manhattan post 11 settembre, che al mitologico tema del “filo di Arianna”
Per aggiunta o per sottrazione gli artisti hanno lavorato intorno a questa piccola architettura di legno, divertendosi a rigenerare il ruolo del vecchio cassetto con maniglia, dal curioso destino: «lanciato a corsa» su treno a vapore. Cagliari – Tortolì e ritorno.
andrea delle case
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