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11
dicembre 2009
fino al 7.I.2010 Aligi Sassu Thiesi (ss), Scuola Elementare
sardegna
Anche la Sardegna celebra il centenario della nascita del Futurismo. Omaggio a Sassu, con una raccolta di opere del primissimo periodo. Agli esordi dopo l’incontro con Marinetti...
Nei primi mesi del 1927, il
quindicenne Aligi Sassu (Milano, 1912 – Palma di Maiorca, 2000) acquistò una copia di Pittura
Scultura Futuriste (Dinamismo plastico) di Boccioni, edito nel 1914: vi erano riprodotte una cinquantina di
opere dei futuristi.
Erano i primi approcci di Sassu
con la pittura d’avanguardia. Nel 1927 si presentò assieme all’amico Munari da Marinetti portando dei disegni, alcuni
ispirati a Mafarka, il futurista scritto dal fondatore del Futurismo. I suoi lavori e
quelli di Munari piacquero a Marinetti, che li definì “due speranze
dell’arte italiana”.
Alla fine dell’anno, Sassu partecipa alla Mostra di trentaquattro pittori
futuristi presso
la Galleria Pesaro, esponendo La madre. Nel 1928, alla XVI Biennale di Venezia, con
l’appoggio di Marinetti partecipa con il gruppo futurista e ha il privilegio di
esporre due opere: L’uomo che si abbevera alla sorgente e Nudo plastico. Su 199 artisti invitati, solo a
45 (sei dei quali futuristi) la giuria concesse di esporre più di un’opera,
perché meritevoli di particolare rilievo.
In L’uomo che cammina, e
Motociclista
(1927) la prospettiva ardita e aggressiva, le campiture piatte di colore si
alternano a zone di profondità e volumetria dall’aspetto artificiale, come in Balla, mentre in Dinamismo di un
robot l’uomo
meccanico rappresenta l’interesse per la meccanica futurista di Prampolini e Fillia. Nel 1928 Sassu e Munari redigono
il Manifesto della pittura, che si collega alle teorie di Boccioni del dinamismo
plastico, ma aspirando a superarle.

Sassu “sente” il Boccioni di Linea
unica della continuità dello spazio e della scultura Forme uniche nella continuità nello
spazio, cui fa
riferimento nei disegni Fabbro, Minatore e Uomini che lottano, così come i pastelli monocromi eseguiti con
colore verde acido, azzurro freddo, violetto per illustrare Mafarka sono influenzati dai modi
boccioniani (datati 1928, ma potrebbero essere quelli del 1927 presentati a
Marinetti).
Il tratto sinuoso, serpeggiante e
allungato riecheggia Previati, ma il colore verde dei pastelli e il liquefarsi delle
forme rimandano alla prima versione del Trittico degli Stati d’animo di Boccioni. Nell’Unicorno, in Leonessa, Leone, e
Cavallino rampante
rielabora Depero.
Il Porto e Studio
per “Porta Venezia”
citano Severini
e il suo modo di trattare la vegetazione e gli alberi, mentre La Fucina e Fabbriche rimandano a Fillia e Pannaggi.

Opere di carattere primitivista e
dalla semplificazione geometrica sono I costruttori, Paesaggio industriale e Fabbriche, che saranno poi sviluppate negli
anni ‘30, quando Sassu approderà agli Uomini Rossi e alla strada che lo porterà alla
sua affermazione nell’arte.
quindicenne Aligi Sassu (Milano, 1912 – Palma di Maiorca, 2000) acquistò una copia di Pittura
Scultura Futuriste (Dinamismo plastico) di Boccioni, edito nel 1914: vi erano riprodotte una cinquantina di
opere dei futuristi.
Erano i primi approcci di Sassu
con la pittura d’avanguardia. Nel 1927 si presentò assieme all’amico Munari da Marinetti portando dei disegni, alcuni
ispirati a Mafarka, il futurista scritto dal fondatore del Futurismo. I suoi lavori e
quelli di Munari piacquero a Marinetti, che li definì “due speranze
dell’arte italiana”.
Alla fine dell’anno, Sassu partecipa alla Mostra di trentaquattro pittori
futuristi presso
la Galleria Pesaro, esponendo La madre. Nel 1928, alla XVI Biennale di Venezia, con
l’appoggio di Marinetti partecipa con il gruppo futurista e ha il privilegio di
esporre due opere: L’uomo che si abbevera alla sorgente e Nudo plastico. Su 199 artisti invitati, solo a
45 (sei dei quali futuristi) la giuria concesse di esporre più di un’opera,
perché meritevoli di particolare rilievo.
In L’uomo che cammina, e
Motociclista
(1927) la prospettiva ardita e aggressiva, le campiture piatte di colore si
alternano a zone di profondità e volumetria dall’aspetto artificiale, come in Balla, mentre in Dinamismo di un
robot l’uomo
meccanico rappresenta l’interesse per la meccanica futurista di Prampolini e Fillia. Nel 1928 Sassu e Munari redigono
il Manifesto della pittura, che si collega alle teorie di Boccioni del dinamismo
plastico, ma aspirando a superarle.

Sassu “sente” il Boccioni di Linea
unica della continuità dello spazio e della scultura Forme uniche nella continuità nello
spazio, cui fa
riferimento nei disegni Fabbro, Minatore e Uomini che lottano, così come i pastelli monocromi eseguiti con
colore verde acido, azzurro freddo, violetto per illustrare Mafarka sono influenzati dai modi
boccioniani (datati 1928, ma potrebbero essere quelli del 1927 presentati a
Marinetti).
Il tratto sinuoso, serpeggiante e
allungato riecheggia Previati, ma il colore verde dei pastelli e il liquefarsi delle
forme rimandano alla prima versione del Trittico degli Stati d’animo di Boccioni. Nell’Unicorno, in Leonessa, Leone, e
Cavallino rampante
rielabora Depero.
Il Porto e Studio
per “Porta Venezia”
citano Severini
e il suo modo di trattare la vegetazione e gli alberi, mentre La Fucina e Fabbriche rimandano a Fillia e Pannaggi.

Opere di carattere primitivista e
dalla semplificazione geometrica sono I costruttori, Paesaggio industriale e Fabbriche, che saranno poi sviluppate negli
anni ‘30, quando Sassu approderà agli Uomini Rossi e alla strada che lo porterà alla
sua affermazione nell’arte.
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Aligi
Sassu – Sassu Futurista. Settantadue opere 1927-1931
a cura
di Ada Masoero, Vicente Sassu Urbina e Fabrizio Sclocchini
Scuola
Elementare
Via
Garau – 07047 Thiesi (SS)
Orario:
da martedì a domenica ore 10-13 e 16-19
Ingresso
libero
Catalogo
disoponibile
Info:
tel. +39 079885583
[exibart]