Il sole, il mare e le coste. E’ questo ciò che amiamo di più della nostra terra? No, la Sardegna non è solamente un paradiso costiero, è molto di più. Solo che talvolta è facile cadere nel meccanismo dell’abitudine, la stessa che impedisce di capire il significato dei luoghi, delle trasformazioni. La lunga storia che la caratterizza e la sorte, causata anche dalla sua particolare posizione al centro del Mediterraneo, ha messo a dura prova i sardi fin dai tempi più remoti. Quando a vent’anni Antonello Ottonello ha lasciato la sua terra, per studiare all’Accademia a Roma, non aveva ancora pensato alla Sardegna in questo modo, non si era ancora fatto travolgere da quel lato duro e forte.
La scoperta della Sardegna è avvenuta al suo ritorno, quando gli occhi e lo spirito hanno rivelato all’artista aspetti mai visti prima o forse mai capiti. E´ stato sufficiente visitare le miniere di Ingurtosu e Buggerru per far scaturire in Ottonello quella passione per nuovi materiali e colori, gli stessi che l´artista ha usato nella creazione delle 55 opere in mostra al foyer del Teatro Lirico di Cagliari, realizzate nel corso degli ultimi dieci anni.
Sabbia e argilla mescolate a conchiglie, ma anche a viti e bulloni trovati tra le rovine delle miniere, emergono nei quadri a testimonianza del duro lavoro e delle incessanti fatiche. Uguale significato è stato attribuito alla camicia – palesemente di burriana memoria – impastata con ghiaia e piccoli sacchi appesi. Carbone, scisto, vetro, zolfo, piombo e zinco si confondono e, col tempo, si sono amalgamati con la natura circostante. Sono diventati parte integrante del paesaggio e ora ne rappresentano il simbolo.
L’artista ha deciso di parlare un linguaggio universale, cercando di mostrare la Sardegna nei suoi aspetti più nascosti. Dai colori rossi e terrigni dei primi lavori in mostra, caratterizzati da una particolare riflessione sul fenomeno della desertificazione, si passa al gioco cromatico delle opere concepite tra il 2002 e il 2003, nelle quali assumono una certa importanza l´azzurro, il verde e il giallo. Nelle Poesie, ultimi lavori su carta esposti in questa mostra, emergono ancora una volta gli elementi simbolo, le chiavi di lettura delle opere di Ottonello. Ritorna più feconda e rigogliosa di prima la natura: a rappresentarla i semi di girasole, le spine d’acacia, la verza, il bambù e il lino. Separate, ma in sintonia con le altre opere, le surreali lance, strumenti di guerra e potere private della loro funzione di offesa: le acute e taglienti punte, sostituite con lavori in ceramica dipinta, vorrebbero rappresentare, invece, il lavoro agropastorale.
erica olmetto
mostra vista il 9 marzo 2004
Artista concettuale e pioniere dell’arte multimediale, Tullio Brunone ha da sempre svolto una ricerca artistica rigorosa sullo sviluppo tecnologico e…
Si è spenta oggi Mathelda Balatresi: nata in Toscana nel 1937, napoletana d’adozione, è stata un’artista elegante e potente, dalla…
Il programma 2025 promosso dal Comune di Barcellona promette un percorso espositivo tra arte, design, fotografia e cinema, con proposte…
Maurizio Cattelan curerà, insieme a Sam Stourdzé, una mostra all’Accademia di Francia a Roma: negli spazi di Villa Medici, la…
Sergio Bonelli pubblica una nuova graphic novel dedicata alla straordinaria vita di Otama Kiyohara, pioniera nell’integrazione tra arte orientale e…
A Milano nasce la Fondazione Emilio Scanavino, per celebrare un maestro del Novecento: si inaugura con una mostra che racconta…