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L’affittacamere dell’arte
sardegna
Un hotel dell’arte al centro della Sardegna. Con installazioni, videoarte, fotografia e poesia visiva. Fortemente voluto da un collettivo artistico che si cela dietro due portavoce, Antonello Serra e Sara Renzetti. Un affittacamere al servizio dell’arte. Tra arredamento minimalista ed innesti macchinici. Si chiama Diecizero…
A Barumini antico e contemporaneo s’incontrano e convivono. Accanto al più grande complesso nuragico dell’isola, Su Nuraxi, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, nasce il Contemporary Art Hotel Diecizero. Ricavato da un palazzetto postmoderno -ex cinema degli anni Settanta– situato nella via principale del paese, il progetto origina dalla volontà di prestare l’arte al servizio notturno in uno spazio non tradizionalmente deputato. In un centro non particolarmente favorevole ad accogliere opere che non siano d’interesse archeologico. La sfida parte dalla collaborazione fra l’imprenditore Omar Renzetti e un collettivo artistico che si nasconde dietro le mentite spoglie di Antonello Serra e Sara Renzetti e che imposta la personale poetica sui concetti di estraniazione ed alienazione, con la peculiarità di appropriarsi di luoghi e persone per mantenersi rigorosamente fuori dalla scena. “L’estraniazione, lo spaesamento e l’appropriazione indebita sono alla base di ogni loro cammino, ed ecco che si muovono dietro la menzogna del corpo e questo non per semplice gioco nascondino ma per tradurre in atto il crimine dell’umanità, il suo univoco svolgimento, la sua facile assimilazione, la sua chiara rappresentazione, la sua bisognosa e misera personalità” precisano i due portavoce ad Exibart. E continuano: “lontano dai luoghi abitati dall’arte, siano tradizionali spazi culturali siano bagliori di luci cittadine, il Diecizero inventa il suo luogo (la sua utopia) in totale disaccordo rispetto allo spazio ospitante. Siamo distanti dalle grandi metropoli dove il contemporaneo abita le sue vie, siamo in un paese di millecinquecento abitanti disinteressati al mondo dell’arte, siamo in sfida, ora l’arte è realmente alle prese con lo spaesamento e l’esodo.”
Nella hall un assemblaggio fotografico somma i tratti somatici degli artisti e dei due portavoce, accogliendo l’ospite che si ritrova a calpestare una guida di codici giuridici e introducendolo nel corridoio dove si affacciano le stanze standard.
“Il sinistro corridoio tentatore, padrino delle quattro stanze artistiche, obbliga l’ospite ad assaporare cosa si cela all’interno di esse, motivando la scelta notturna”, spiega la coppia. Le quattro camere in fondo al corridoio sono vere e proprie installazioni: VHS, Bambole, PH e Obscura i nomi delle camere ideate dagli artisti. Luci soffuse e fragranze intense personalizzano ogni stanza, curata nel minimo dettaglio e contraddistinta da una definizione poetico-surreale impressa dal collettivo. “Installazione audio-visiva, chiarificatrice della follia schizofrenica traviata da poesia sonora, riflessa nella prospettiva spaziale architettonica. Il proprio cranio offre sinceri diaframmi dell’osceno.” Dialoghi apparentemente non sense fanno da colonna sonora all’alienante e ossessivo video gestibile dall’articolata consolle-testiera della Camera VHS. “Presenza morbidamente plastica, il viola-rosa dirige la curva fotografica, luci e fisionomie scultoree trafiggono i colori stravolti dall’esperienza dell’infazia. Il suono di chi non sa parlare” è la definizione poetica che contraddistingue invece la Camera delle Bambole, ambigua rappresentazione di un’innocenza violata tra dissolvenze cromatiche e luminose in antitesi alla Camera PH, tripudio di suggestioni copiosamente carnali ed organiche come le “ferite” inferte alla parete in pelle dove “concetti fotografici e sonori concordano in una metamorfosi epidermico carnale, volatile umana di mura rimbalzanti mute architetture. Ferite e feritoie dell’indecente venir meno erotico stridulano alla verticalità genetica beccata dallo scettro.”
Conclude il tour la Camera Obscura, che inondata di luce solare funziona come una vera e propria camera ottica, proiettando al contrario il panorama visto dalla finestra, “motore immobile della ludica voce solare che attende dall’onirico l’alba della stampa.”
Singolare contenitore d’arte, il Diecizero è un’opera infinita, un work in progress in continua evoluzione, “un viaggio totale nel mondo dell’architettura e della poesia, un crocevia d’illusioni estreme, voltaggio d’immagini e suoni che travisano il tempo della mostra, appagando così il lento decorso del viaggiatore insonne”, così amano definirlo Antonello Serra e Sara Renzetti. L’hotel offrirà spazio anche a giovani videoartisti, che avranno l’opportunità di lasciare il proprio contributo a questa macchina artistica pilotata da un collettivo che mantiene rigorosamente l’anonimato. Ma che potrebbe prima o poi rivelarci che non è necessario allontanarsi troppo per capire a chi si debba attribuire il progetto dell’inconsueto affittacamere.
roberta vanali
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 38. Te l’eri perso? Abbonati!
Contemporany Art Hotel Diecizero
Viale Umberto 36, Barumini (ca)
www.diecizero.com
Info e prenotazioni 070 9368122 – 349 7927703
art.hotel@diecizero.com
[exibart]
complimenti bell articolo
ancora co sti apostrofi mancanti… allora è vizio!!!
Metta augurios pro custu progettu chi vattit aghera vriska. Chie non connoschet sa Sardinna non potet cumprennere itta kere narrere.
Bona fortuna!
Un articolo come questo si chiama “marchetta”. Quante notti gratuite, o altri vantaggi materiali, sono stati offerti all’autrice Roberta Vanali?
L’autorevolezza della stampa specializzata in Italia si conferma sempre piu’…
Paolo
senti un pò chi parla di marchette, il dottor savona, autorevole voce in questo campo…
Ma questi signori credono davvero in qullo che dicono?