03 luglio 2006

L’artista di pietra

 
In occasione di una mostra in terra sarda abbiamo incontrato Karl Prantl, considerato uno dei maggior esponenti della scultura austriaca del novecento. Dai tempi dell’Accademia, a Vienna, al primo Simposio di scultura mai realizzato, nel ’59. Per una ricerca che è sacrificio naturale...

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Gli occhi blu parlano di una grande umanità. La fatica del lavoro, invece, è tutta concentrata nelle vene delle mani, a metà tra il verde della camicia e quello dei pantaloni. Karl Prantl (nato a Pöttsching 1923, vive tra Praga e Pöttsching quando non è in giro per il mondo con la moglie, la pittrice Uta Peyrer) sorride mentre parla con il tono basso della persona modesta. Spesso ad interpretare -non solo tradurre- le parole dello scultore austriaco è Miroslava Hajek, curatrice insieme a Maria Elisabetta Governatori della mostra Intersezioni 2. Costantino Nivola e Karl Prantl al Museo Civico di Domus De Maria (in provincia di Cagliari). Dallo stesso binomio Hajek-Governatori nasce il progetto triennale Rivedere la città attraverso l’arte (stavolta il luogo è Spoleto) che quest’estate coinvolgerà Vladimír Škoda e, successivamente, Franco Vaccai e lo stesso Karl Prantl.
In Italia le opere -quasi forme archetipe- che Prantl realizza con coerenza da oltre cinquant’anni sono state esposte anche al padiglione austriaco della Biennale di Venezia (1986), alla Galleria Karsten Greve di Milano, al Museo Morandi di Bologna. Allo scultore è stato dedicato il brano Monumentum fur Karl Prantl (1988-89) e una sinfonia dal compositore austriaco Friedrich Cerha, nonché il documentario Synopsis, frutto del dialogo durato dal 1986 al 1989 tra l’artista e il regista Michael Pilz.
È un vero mito della scultura di pietra”, afferma la Hajek. Quanto alla scelta delle opere che a Domus de Maria si confrontano -mostrando notevoli affinità elettive- con le sculture di Costantino Nivola (1911-1988) provenienti dalla Fondazione Nivola di Orani, spiega di aver selezionato solo sculture in marmo rosa di Gummener perché le ricordavano i colori della Sardegna: “La stessa scultura ZKarl Prantl a Chia, 25-06-2006 (foto Manuela De Leonardis)olla di terra vivente per me simboleggia la zolla di terra della Sardegna che si sta risvegliando alla vita.

Partiamo dal titolo di quasi tutte le opere in mostra del periodo 1998-2004: Pietre per la meditazione…
Tutte le mie pietre sono per meditazione. Servono per essere accarezzate, percepite con tutti i sensi. La pietra per me ha la stessa vita degli esseri umani La lavorazione è particolarmente faticosa perché uso esclusivamente le spugnette a mano. Occorrono mesi di lavoro. Però alla fine penso di riuscire a rendere la pietra come fosse una superficie umana. Le venature pulsano come se dentro ci scorresse il sangue. All’interno della pietra c’è, poi, una costante ricerca di una vita superiore. All’inizio ero legato alla simbologia cristiana, poi però la mia spiritualità è diventata sempre più vasta. Accolgo qualsiasi idea di ricerca del divino.

Usa solo le sue mani per la realizzazione delle sue opere?
Fino al 2000 facevo tutto da solo, ora ho degli assistenti che mi aiutano soprattutto a sgrossare i massi con l’utilizzo del trapano e altri strumenti. Ma per levigare le superfici come fossero pelle, uso l’acqua, le spugnette abrasive, tanto tempo e la meditazione.

Scolpisce esclusivamente in marmo?
Inizialmente usavo il legno, ma l’ho abbandonato subito dopo. Ho anche scolpito in bronzo, ma quello che mi ha sempre interessato è la pietra, perché nella pietra c’è la vita, la vena pulsante. Preferisco il granito del Brasile e dell’Ussuri. Le prime opere, specie di monoliti neri carichi di energia magnetica, erano di granito del Belgio.

È stato l’ideatore del primo Simposio Internazionale per Scultori a St. Margarethen, in Austria, nel 1959, l’ultimo dei quali si è svolto in Norvegia nel 1994. Nella parola Simposio c’è un qualche riferimento a Platone?
L’idea di creare il Simposio viene sicuramente dalla scultura dell’antica Grecia. Una scultura anonima dove era più importante l’opera che l’autore. Gli scultori insieme creavano una sinergia. Anche in tempi moderni i Simposi sono stati l’occasione per scambi d’idee tra artisti di ogni dove, ne abbiamo organizzati molti dall’ex Yugoslavia alla Germania, Israele, Italia, Stati Uniti, Giappone… Soprattutto negli anni in cui era difficile uscire o entrare nei paesi dell’est questi eventi hanno rappresentato la possibilità per tutti gli artisti provenienti da quei paesi di potersi confrontare con altre realtà. Inoltre il Simposio ha dato l’opportunità di avere un patrimonio di grandiKarl Prantl, Kristalliner Marmor (1979) sculture di pietra, come ci hanno lasciato i tempi antichi. Proprio il Simposio di St. Margarethen, che si svolto per parecchi anni ha lasciato un’opera monumentale che la gente va a visitare. Però non ci sono nomi, è come se fosse un lavoro collettivo.

Quanto è importante la relazione tra l’opera e il luogo in cui viene realizzata?
È molto importante. Ad esempio per un collezionista svizzero ho realizzato una scultura in pietra in un bosco a cui ho lavorato per tre anni: ogni estate vi trascorrevo qualche mese, poi sospendevo il lavoro e lo continuavo l’anno dopo. Intorno ci passano le mucche, le foglie ci cadono sopra… è come trovare un altare in un bosco. È qualcosa di magico.

Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Vienna dal 1946 al 1952. C’è stato un maestro a cui ha guardato, in particolare?
All’accademia ho studiato pittura, ma a scolpire ho imparato da solo, facendo un percorso tutto mio. Il maestro ideale è stato Brancusi e, naturalmente, Michelangelo. Nel 1956 ho trascorso sei mesi a Roma durante i quali, oltre che guardare le antiche pietre, ho avuto modo di conoscere da vicino l’opera di Michelangelo. Mi viene in mente la mano del David di Michelangelo a Firenze, così abbandonata e, a Milano, la Pietà Rondinini che considero una delle opere più moderne della storia dell’arte.

La fatica sembra caratterizzare il suo lavoro…
E’ una specie di sacrificio rituale. E’ anche importane che nell’arte si stia riscoprendo il concetto di lavoro manuale dopo tanti anni di sola idea.

È più difficile pensare l’opera d’arte o realizzarla?
Idea e materia si realizzano insieme. Non disegno mai. Vedo la pietra e ci giro intorno, la accarezzo, poi magari ora che ho degli aiuti faccio dei segni sulla pietra e procedo togliendo. Sguscio la pietra vedendo il suo interno.

manuela de leonardis


Intersezioni 2. Costantino Nivola e Karl Prantl
a cura di Miroslava Hajek e Maria Elisabetta Governatori
Domus de Maria (Cagliari), Museo Civico
Piazza Vittorio Emanuele
Orario tutti i giorni 10-13 e 17-20,30 (ch. lun.)
Ingresso libero
per informazioni tel. 070486083
mg98net.art@libero.it


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