L’acquisizione della prestigiosa Collezione Ingrao, importante punto di riferimento del Novecento italiano, ha implicato l’espropriazione della Collezione Sarda dalla Galleria Comunale, custode del primo nucleo fin dal 1933. Restituite al pubblico dopo oltre due anni, grazie alla ristrutturazione della nuova ala e poste a confronto con i movimenti artistici del continente, le opere degli artisti isolani non possono essere considerate esaustive a rappresentare la vicenda estetica del ‘900, tanto più che alla originaria e già lacunosa collezione sono stati sottratti nomi fondamentali per l’evoluzione artistica sarda, sollevando inevitabilmente pesanti polemiche.
Al primo nucleo, confluito nella Collezione Civica, appartengono parte delle opere esposte alle mostre sindacali che hanno visto la partecipazione di Giuseppe Biasi, Remo Branca, Cesare
La Collezione Civica, che da oltre un decennio si trovava in balia di gravosi disagi, inizia ad ampliarsi dal 1967 grazie alla donazione di quegli artisti
Oltre ai 4000 volumi d’arte previsti nel lascito Ingrao, la nuova ala, tra le 74 opere, espone due pezzi inediti: un paravento firmato Siddi, unico esempio in Sardegna d’arti applicate del periodo futurista ed il bozzetto in gesso per una medaglia commemorativa realizzato da Ciusa nel 1934. La Collezione Sarda, che comprende un arco cronologico di settanta anni (1900 – 1970), prevede un ampliamento per la Collezione d’Arte Contemporanea, che prenderà posto nei ristrutturati “grottoni” dei Giardini Pubblici e scandirà il percorso artistico isolano dal 1970 al 2000. Fiduciosi di vedere finalmente completato l’excursus con esponenti assenti “vecchi e nuovi” non ci resta che seguire gli sviluppi dell’intera vicenda ridotta ad una sorta di soap opera a puntate.
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