Qual è stato l’input che ha dato vita alla Fondazione?
Sono sempre stato appassionato d’arte: ho frequentato l’Istituto d’arte ed in seguito ho coltivato la passione per il collezionismo. Probabilmente il primo input deriva proprio da questa passione, mentre l’ultimo, che mi ha portato a dar vita a questa Fondazione nel giro di pochi mesi, è stato l’incontro con la gallerista siciliana Rosa Anna Musumeci.
Il progetto si rivolge ad un rafforzamento culturale del territorio. Come intende centrare all’obiettivo?
Vorrei offrire il mio impegno nella promozione artistica per giungere ad un nucleo che permetta di realizzare un piccolo museo. Saranno organizzate mostre in spazi pubblici e privati con la collaborazione d’istituzioni pubbliche ed enti che permetteranno il confronto tra paesi diversi. Non escludo retrospettive storicizzate e la possibilità di rendere itinerante la collezione a disposizione degli enti pubblici interessati.
La fondazione avrà una propria sede espositiva?
Come dicevo questo è un importante obiettivo che intendo realizzare al più presto. La fondazione avrà una sede espositiva permanente con una sezione per le mostre temporanee, un bookshop ed un punto vendita per la promozione artistica. In ogni caso, vorrei agire in maniera molto cauta data la situazione di precarietà che caratterizza la nostra isola. Spero di riuscire a conquistare fiducia da parte degli enti territoriali, come l’Ente Lirico o il Banco di Sardegna, fintanto che la Fondazione Bartoli Felter non riuscirà a camminare con le proprie gambe.
Quali sono le linee guida culturali del progetto? Qual è la filosofia che vi anima?
Principalmente dare ai giovani un momento di speranza offrendo una certa visibilità, aiutandoli ad inserirsi nel mercato e stimolandoli ad una serie di scambi, iniziando da questo primo progetto avviato in Sicilia con la gallerista Musumeci, oltre all’incoraggiamento del collezionismo che diverrà fonte fondamentale di risorse.
Come si pone la Fondazione rispetto allo “stato dell’arte” in Sardegna?
Sono molto fiducioso e convinto che ci sia un potenziale enorme. Sia parte degli artisti sia da parte dei collezionisti.
In quale modo intende offrire occasioni e sostegno per la formazione dei giovani artisti? Riesce a specificarci le vostre prossime iniziative?
Vorrei riuscire a stimolare la committenza in Sardegna, al momento quasi inesistente, per offrire risorse agli artisti, istituire borse di studio, dopo una selezione da parte di esperti, e permettere la partecipazione a fiere d’arte o soggiorni di lavoro in qualche capitale europea. Mi piacerebbe, inoltre, realizzare un piccolo museo di scultura all’aperto come quello di Tortolì, invitando gli artisti che lavoreranno sul posto a lasciare l’opera in loco.
Qual è o sarà lo staff della fondazione? Ci sarà un direttore artistico…?
Al momento lo staff è costituito dai soci fondatori, ossia mia moglie, i miei figli ed alcuni amici che collaborano al progetto come la Musumeci, Anna Maria Janin, Alessandra Menesini ed altri… Studieremo, inoltre, una formula per istituire una sorta di Amici della Fondazione che possa sostenere la parte riguardante la pubblicità e possibilmente un sito Internet. La figura del direttore artistico non è stata ancora decisa.
Riguardo alle mostre potrebbe anticipare la futura programmazione?
In programma abbiamo una serie di personali che faranno parte di un progetto denominato Magnum, nel quale agli artisti si chiederà di realizzare opere di grandi dimensioni. In fase di elaborazione una mostra del Cracking Art Group, una sull’archeologia industriale e su una tematica che oramai da tempo ricorre nei miei pensieri e che si ispirerà all’Islam. Per il momento godiamoci la mostra inaugurata al Castello di San Michele dal titolo “Insulae, creative, turbolence” che vede la partecipazione di artisti sardi e artisti siciliani.
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