13 dicembre 2006

Alessandro Cannistrà alla Galleria Maniero di Roma

 

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[13|12|2006] |||arte contemporaneapersonale

Alessandro Cannistrà alla Galleria Maniero di Roma
 

SFUMATURE

inaugurazione giovedì 14 dicembre 2006 | ore 18,00 | a cura di lorenzo canova | galleria maniero | roma

Segnali di fumo

Sospesi tra la presenza incombente di una materia sofferente e corrosa e la dimensione immateriale della luce e dell’ombra, il fumo e il fuoco appartengono di diritto al regno delle sperimentazioni più avanzate delle avanguardie del Ventesimo secolo, uno spazio dove le presenze in qualche modo opposte e coincidenti di Yves Klein e Alberto Burri hanno recitato un ruolo di primissimo piano nella ricerca di nuove strade tecniche e mentali, utilizzando questi strumenti per raggiungere esiti sospesi tra la scomparsa del quadro e il suo allargamento verso nuove dimensioni di azione e rappresentazione, che hanno rinnovato la concezione della stessa pittura.
In questo contesto, un artista come Alessandro Cannistrà ha trovato una via personale e innovativa realizzando lavori dove è riuscito a concentrare l’attenzione su una tecnica che coniuga nuovamente la presenza fisica della fiamma e del fumo all’elemento pittorico e disegnativo, arricchendoli però con la suggestione allusiva di una leggerezza assolutamente mentale. L’operazione di Cannistrà appare particolarmente efficace perché sposta la riflessione sulla soluzione esecutiva del fumo e del fuoco dalla posizione non oggettiva, legata alla riflessione sulla polarità materiale/immateriale nell’astrazione, verso un nuovo uso della rappresentazione iconica, verso la possibilità di scoprire una nuova qualità della visione figurativa.
In questo senso, anche il recupero del paesaggio seguito in queste opere si definisce come una sorta di “grado zero” della rappresentazione, dove gli elementi figurali sono trattati come codici primari di una rinascita dell’immagine dopo la sua scomparsa. I paesaggi del pittore fissano quindi luoghi archetipi e originari, porzioni di ere arcaiche estratte dal tempo e collocate in uno spazio dichiaratamente irreale abitato da vegetazioni contorte e aeree emergenti da acque primordiali, sospese tra un latente senso di minaccia, un sentimento di nostalgia per territori posti nella lontananza dell’altrove e una visione poetica del mondo. Eppure, l’interesse dell’artista non è concentrato sulla semplice raffigurazione paesaggistica, e la sua attenzione per un genere così antico sembra definirsi quasi come uno strumento per una metamorfosi stilistica, semantica e linguistica della sua pittura. Cannistrà dipinge effettivamente terre che sembrano lontane, dominate da mari e montagne, attraversate da ninfee e onde, ma tutto questo appare anche lo strumento per un’operazione che scopre il suo valore prevalentemente concettuale dove i frammenti della pittura di paesaggio si trasformano in codici alfabetici utilizzati in un nuovo contesto strutturale, dove l’artista apre la sua opera a quella molteplicità di interessi e di influenze che aveva già segnato il suo percorso. Lo stesso utilizzo del monocromo che contraddistingue questi quadri può essere interpretato nell’ottica della scelta “minimale” e quasi “povera” di un lessico pittorico volutamente ridotto che, grazie alla sua risoluzione sintetica, ha la capacità di attraversare le culture e le epoche per situarsi, come del resto è avvenuto molto spesso nella storia, in un ambito dove culture lontane non solo geograficamente si trovano a mescolarsi e a scambiarsi informazioni sempre crescenti.
I quadri di Cannistrà giocano dunque ambiguamente con le suggestioni dell’acquerello orientale e con la storia dell’arte, legano i ricordi dello sfumato e della prospettiva aerea di Leonardo a suggestioni tratte dall’antica pittura cinese, si muovono su un confine volutamente ambiguo che non trascura la visione quasi pop e “segnaletica” della sua opera precedente. Su questo limite incerto, la raffinatezza dell’esecuzione e delle evocazioni iconografiche dialoga apertamente con i riferimenti agli stilemi massificati di una decorazione di interni di marca “cinese-internazionale” che fonde il marchio di un interior design immediatamente riconoscibile per la sua identità massificata e artificiale di provenienza e nazionalità, alla visione elegiaca dei monti che si stagliano all’orizzonte come presenze solenni ed enigmatiche, unendo così i meccanismi visivi dell’immaginario collettivo alla leggerezza sottile di una nuova qualità lirica della pittura.
Lorenzo Canova


Alessandro Cannistrà. Sfumature
Fino al 14 gennaio 2007
Orario: da lunedì a sabato dalle 16 alle 20, mattina su appuntamento
Galleria Maniero
via dell’Arancio 79 – 00186
Informazioni: tel./fax 0668807116
galleriamaniero@fastwebnet.it
www.galleriamaniero.it

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