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Alessandro Kokocinski presenta a Roma una rassegna dei suoi più recenti lavori

di - 2 Maggio 2011

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[03|05|2011] |||arte contemporanea/ personale

Alessandro Kokocinski presenta a Roma una rassegna dei suoi più recenti lavori

IL CIELO CELATO

inaugurazione giovedì 5 maggio | ore 18 | a cura di giuseppe purificato | galleria 20 artspace | roma

Tormentato cittadino del mondo in cerca di un fulgido cielo celato, Alessandro Kokocinski elabora un’arte d’esperienza e di metafora. In essa confluisce e si sublima la sua storia, narrata con un alfabeto esondante dagli stilemi del Novecento, sebbene ne assuma codici e ascendenze. Trattandosi di un’arte drammaticamente esistenziale, quella del Maestro non riporta, né gli accademismi di corrente, né le essenzializzazioni delle ideologie.

Un’arte non astratta, non concreta, ma esemplare. Un’arte riportante in icona, tanto lo scandalo della tragedia umana, quanto la luminosità dell’utopia divina. Il gravame biografico trattiene il Maestro, così che non trasforma la migrazione verso esemplari trascendentali in ascesi verso sincretismi religiosi, permanendo i «significanti» di questi nei «significati» di quelli. Più enigmatico si rivela il suo passaggio dal trascendentale, scoperto oltre le tormentate scorribande dell’esistenza individuale, al Trascendente, alluso nelle pindariche rivisitazioni dell’universo dantesco.

Terapeuta esteta e comunicatore sociale, Kokocinski offre un’arte di indubbia qualità per sublimare l’effimero, così da rialzare l’uomo dalle ceneri dell’oppressione tirannica, del servaggio sensuale, del nichilismo consumistico. Un’arte che riflette il mondo e fa riflettere l’uomo, così da accompagnare il fruitore oltre il tormento di una vita priva di significato, non offrendo soluzioni dolcificanti, bensì bellezza catartica.

Kokocinski è terapeuta della globalizzazione commerciale. La sua arte umanizza i linguaggi, attualmente mistificati dalla persuasione occulta esigita dai poteri, primariamente dei mercati e surrettiziamente delle politiche. Kokocinski organizza codici che riuniscono tempi e spazi lontani, culture e spiritualità diverse. Sintetizza senza scadere nel sincretismo delle spiritualità, nel-l’eclettismo degli stili, nella massificazione dei gusti, poiché il suo inventare forme sensibili non conduce al rilassamento disimpegnato, ma all’impegno disciplinato.

Il Maestro sembra barocco e anche nichilista: ma la sua scena, se teatro, è quello tragico della condizione mortale; il suo nulla, se sapere, è quello fecondo della «teologia negativa».

Sembra orientale e anche occidentale: ma il suo poema, se raccontato, non inabissa nel panteismo partenogenetico; la sua poetica, se rappresentata, non conduce all’idolatria consumistica.

Sembra disperato ed eginetico: ma il suo animo, se esternato, non rivela odio atavico; le sue figure, se indagate, non ostentano triste apatia.

Il Maestro offre la bellezza estetica per dare al pellegrinaggio esistenziale respiro rasserenante, di modo che il viandante del tempo possa intravedere la speranza oltre la mestizia, l’immortalità oltre la mortalità, il divino oltre l’umano.

Quella di Kokocinski non è arte alienante, ma suggestione estatica. Mediante l’arma potente e fragile della bellezza non sobilla la fuga dai drammi esistenziali e dalle responsabilità personali, ma ne sussurra il riscatto etico. Propugna tolleranza, non solo per rivestire di romantica sopportabilità la comune disgrazia, bensì per mostrare la reale utopia di un mondo migliore.

ALESSANDRO KOKOCINSKI
LA DIMENSIONE INFERA DELLA BELLEZZA
di Maria Rita Montagnani

Ho visto,ho visto tutto.Tutto ciò che si poteva vedere nell’invisibile,tutto ciò che si poteva strappare alla visione terrena, l’ho visto divenire ìnfero,demonico, in quelle straordinarie creature di Alessandro Kokocinski,che scaturiscono da ciò che non si può più raccontare ma solamente “patire”.I volti e le figure, che siano sculture o dipinti,sono comunque personificazioni dell’angoscia dell’artista, quei fremiti della materia rispecchiano i suoi tormenti interiori e cosmici,se ne percepiscono le urla ed anche i gemiti sommessi ,ancor più temibili e ammalianti. In Kokocinski l’ anima diviene oscurità della bellezza, la cui ombra malinconica illumina più che adombrare, ma illumina con una luce radente che getta ombre lunghe simili ad inquieti fantasmi.La mente di questo artista vaga instancabilmente, tornando e ritornando alle proprie ossessioni come un assassino sul luogo del delitto,niente la consola e tuttavia trova riscatto nel sentirsi sola e solitaria, sospesa tra ciò che fu e ciò che fu solamente immaginato,indecisa se infine fermarsi o trapassare in un improvviso stupore. Alessandro ha mille volti e uno solo, Kokocinski ha mille anni e un cuore solo, ma possiede un sentire che va oltre mille vite terrene,nella sua arte il vivere si esprime attraverso il soffrire,e l’esistere si manifesta attraverso ciò che fa soffrire.
Passando davanti alle sue opere si cede all’irresistibile richiamo di fermarsi per “entrare” dentro ad esse,pur sapendo che dopo non ne usciremo più indenni . Questo è il loro maggiore incantesimo,l’incanto di ciò che vince perché è capace di soggiogare,cosciente della propria insostenibile potenza espressiva ed emotiva,eppure inconsapevole della sua immensa umanità.Le sculture di Kokocinski nascono dalla pittura che poi nuovamente diventa forma solida, come magma sgorgato da una ferita lavica perenne, la fonte di ogni sua dolorosa passione ,di ogni suo impeto violento e tenero al tempo stesso.Nella sua solitudine l’artista, a differenza della desolazione dell’uomo comune, trova la propria moltitudine e in quella moltitudine scopre la sua unità interiore, la propria intima ed ultima individualità.In questa oscura zona dell’essere, Kokocinski dà vita ad ogni forma segreta,sia che provenga dall’umano che dal numinoso, foggiandola in una memoria eterna,memoria che è della stessa sostanza dei sogni,dunque evanescente,inafferrabile ma anche indelebile, imperitura.Attraverso la sua arte,Alessandro,perviene alla conoscenza del dolore con il dolore della conoscenza ,che rappresenta il mezzo elettivo per giungere a quella coscienza più profonda e suprema-la Morte- e dare così al dolore dignità, senso e significato universali. Se l’essere umano contiene l’anima,per l’artista vi è un altro destino, quello di essere contenuto da essa, inscritto e inglobato nella totalità dell’Anima Mundi. Questo presupposto filosofico ci introduce alla spiritualità sicuramente travagliata di Kokocinski, in cui prevale il senso del sacro più che quello religioso ,in quanto il suo rapporto con il divino si esprime attraverso una visione e una concezione politeistiche e non nella centralità di un dio monoteista.Ne deriva una tensione perenne,come se quei corpi e quei volti venissero scossi da dialettiche conflittuali e viscerali nei confronti di invisibili ma soverchianti entità superiori.C’è in tutta l’opera di Kokocinski un drammatico dualismo che tuttavia non è semplicemente una doppia polarità,non è solo bene-male,buio-luce,notte-giorno,vita-morte, bensì l’unione di due istanze fatali –EROS e PATHOS- che costituiscono in questo artista un’unica, imprescindibile ” Necessità”.
Ed è attorno a questa terribile necessità che gira il mondo,così come risiede in essa il vero nucleo del mistero umano.Di fronte a questo insondabile mistero si dispiega ogni nostra energia e si piega ogni nostra ragione, nel comprendere infine che l’unica possibilità che abbiamo anche solo di sfiorare quel mistero,è rappresentata unicamente dall’arte.

Maria Rita Montagnani


Il cielo celato
Dal 5 maggio al 20 giugno 2011
GALLERIA 20 ARTSPACE
Via XX Settembre, 122- 00187 Roma
Orario Feriale: ore 10,30/13,30-15/20. Domenica su appuntamento
Tel. 06/4824334- Fax 06/4873062
info@20artspace.netinfo@20artspace.it
www.20artspace.it

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