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Arte contemporanea allo Spazio Oberdan di Milano

di - 20 Marzo 2006

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[20|03|2006] |||arte contemporaneacollettiva

Arte contemporanea allo Spazio Oberdan di Milano

ECCE UOMO (33+1)
artisti contemporanei da collezioni private a Milano

mercoledì 22 marzo | ore 18.00 con una performance di marcello maloberti dal titolo “parade” | mostra promossa da provincia di milano e ACACIA-associazione amici arte contemporanea | a cura di gemma de angelis testa e sergio risaliti | spazio oberdan | milano

L’esposizione, curata da Gemma De Angelis Testa (Presidente di ACACIA) e Sergio Risaliti (Direttore di Quarter, Firenze), affronta il tema universale e senza tempo del dolore e della sua rappresentazione nelle opere degli artisti contemporanei: un progetto dedicato alla condizione umana oggi.
Con questa mostra, lo Spazio Oberdan accoglie opere di artisti affermati, ponendoli a confronto con quelle di giovani emergenti. Tutte le opere esposte provengono dalle collezioni private di ACACIA, associazione sorta su iniziativa di Gemma De Angelis Testa nel 2003, che ad oggi raccoglie un centinaio di soci.
L’iniziativa rientra nel progetto “inContemporanea. La rete dell’arte” con cui la Provincia di Milano intende promuovere l’arte contemporanea intesa come risorsa utile alla crescita del territorio, non solo dal punto di vista culturale ma anche sociale ed economico. Tra gli obiettivi sono, infatti, la valorizzazione delle realtà esistenti sul territorio e la diffusione di una cultura del contemporaneo.
Il titolo, “Ecce Uomo”, è stato scelto perché richiama una riflessione sulla tradizione iconografica dell’Ecce Homo, valorizzando però l’accezione di attualità e contemporaneità delle opere scelte, senza per questo dissociarsi dalla potenza evocativa del significato originario. Il compito di mostrare il corpo dolorante degli uomini è affidato allo sguardo lucido dell’artista e alla sua capacità di cogliere e mettere in evidenza gli aspetti più schiaccianti della realtà.
La tematica è strettamente connessa al tempo biologico, al tempo interiore e non è solo la rappresentazione del dolore in senso didascalico, ma qualcosa di mentale, che ognuno ricollega alla propria relazione con la vita, alla propria linea d’ombra, della quale si fa portatore l’artista. Le collezioni private rappresentano un patrimonio di arte contemporanea importante, un museo privato diffuso, e a volte segreto, che conserva e tutela opere di eccezionale valore e significato. La funzione del collezionismo non si esaurisce nell’esercizio di un proprio gusto, non inizia e termina all’interno della propria dimensione privata e quando si apre all’esterno e si crea un gruppo filantropico vi si legge quella sensibilità al sociale che i francesi chiamano mission pubblique, una visione di più ampio respiro, che vede nell’impegno a fare promuovere e conservare cultura contemporanea una delle naturali deviazioni della propria storia personale.
I collezionisti di ACACIA, che non a caso è nata a Milano, città di spirito europeo e di cultura illuministica, riunendosi in un’associazione senza finalità di lucro hanno maturato in sè il germe della condivisone con gli altri e del mecenatismo pubblico. La mostra raggruppa, dopo attenta e meditata selezione, circa sessanta opere di artisti contemporanei, portando alla luce un florilegio di capolavori, ma soprattutto un gruppo di opere significative che, nell’ambizione dei curatori, possono parlare all’uomo contemporaneo mettendolo di fronte al suo doppio esistenziale. Da sempre condannatosi a vivere facendo esperienza del male e della

violenza, l’uomo non può che fare incondizionatamente l’esperienza più penosa e insopportabile: la morte di sé e dell’altro. Dolore supremo, che struttura sia biologicamente che culturalmente l’essere umano: se c’è l’uomo – potremmo dire – ecco la morte.
Molte opere d’arte esprimono questa soverchia vicinanza con l’angoscia, anche quando indugiano su fatti dolorosi, violenze, sofferenze, disagi, forme di depressione e malinconia, paure e spasmi, perfino sul massimo annichilimento dell’esistenza che è la riduzione dell’uomo, del suo corpo e della sua sessualità, a cosa, a scarto di cosa o a pura merce di scambio.
Così si spiega il perché di un titolo come “Ecce Uomo” al posto dell’Ecce Homo. Perché semplicemente Dio è morto e l’uomo, almeno da un secolo, prova l’angoscia e ogni forma di violenza vivendo nichilisticamente l’oblio del divino. Da qui la sua solitudine di fronte al Male e alla Fine, alla pura violenza e all’abiezione, quando a nulla valgono le rassicuranti parole della scienza e della tecnica, le leggi del diritto e quelle della morale. “Ecce Uomo” è allora non solo una mostra sull’angoscia e il dolore, ma anche un modo di interrogarsi sulla relazione tra eros ed ethos.
Frugando e scegliendo tra le centinaia di opere collezionate da un gruppo nutrito di amanti dell’arte contemporanea, può accadere di recuperare, tra tanti possibili, un soggetto forte. Tra tutti i temi possibili è stato scelto questo dell’umanità dolente, angosciata, sofferente, perché oggi l’arte può e deve parlare di nuovo al cuore della gente, ricucendo in modi non più disincantati e provocatori il suo rapporto con la vita e con la storia, con il divenire e l’assoluto. Ripescando una delle iconografie più note della Passione di Cristo e offrendone un aggiornamento iconologico, l’uomo di dolore oggi è l’uomo e basta. È umanità nuda e disarmata alla ricerca di qualcosa o qualcuno che la possa salvare dalla disumanizzazione. Ecco l’uomo allora, che – se ha imparato presto a subire violenze, ingiustizie, persecuzioni, malattie, mutilazioni, soprusi, offese – eredita ontologicamente uno stato angoscioso soverchiante i sentimenti o le sensazioni quotidiane. Se ogni evento è un dramma in sè, l’uomo è il più tragico degli accadimenti.
In mostra, seguendo un allestimento poetico, concepito a gruppi tematici, per consonanze, suggestioni, contrappunti, quella che avanza dal fondo segreto del linguaggio artistico è una specie di via dolorosa. Laddove ogni tappa funziona come parte di una visione generale e come frammento compiuto.
La nuda vita dell’anima del mondo che si dispiega davanti a noi immensa, sovrumana, profonda come un grande mare immerso nella sua altissima quiete.
E’ sempre l’uomo solo, errante, vilipeso, esausto che patisce il semplice fatto di essere sulla terra e a questo dolore cerca risposte, vie d’uscita, rimedi e panacee.

“Ecce Uomo” raccoglie opere di: Marina Abramovic, Vanessa Beecroft, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Peter Fischli & David Weiss, Marlene Dumas, Carlos Garaicoa, Kendel Geers, Felix Gonzalez Torres, Mona Hatoum, Damien Hirst, Alfredo Jaar, Kcho, William Kentridge, Anselm Kiefer, Ingar Krauss, Marcello Maloberti, Margherita Manzelli, Shirin Neshat, Tony Oursler, Adrian Paci, Miguel Angel Rios, Pipilotti Rist, Michal Rovner, Andres Serrano, Hiroshi Sugimoto, Armando Testa, Marcella Vanzo, Francesco Vezzoli, Bill Viola, Sislej Xhafa, Mark Wallinger, Chen Zen.


“ECCE UOMO, (33+1) artisti contemporanei da collezioni private a Milano”
Dal 23 marzo al 21 maggio 2006
orari: tutti i giorni 10.00-19.30, martedì e giovedì fino alle 22.00, aperto il 16 aprile (Pasqua) 15.00 –19.30 e il 17 aprile (Lunedì dell’Angelo) 10.00-19.30
chiuso il 1° maggio e tutti gli altri lunedì

biglietto: intero €6,20, ridotto €4,10; scuole €2,70
ingresso libero venerdì 31 marzo e il primo martedì del mese
Catalogo edito da Electa, di circa cento pagine con foto a colori e b/n, con testi dei curatori, Gemma De Angelis Testa e Sergio Risaliti, affiancati ai testi di Caroline Corbetta ed Edoardo Testori. Le schede di presentazione dei singoli artisti sono di Pietro Gaglianò. Progetto grafico della copertina di Pasquale Di Donato
Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto 2
Info:
www.provincia.milano.it/cultura
www.incontemporanea.it
Immagine:Vanessa Beecroft, VB 16. 070. Ali, 1996, stampa digitale cibachrome su carta, cm 130 x 170, Collezione privata

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