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[14|01|2009] |||arte contemporanea/mostra | |
| IL MORIR E’ IL MORIR DELLA MORTE opening mercoledì 21 gennaio | ore 18 – 21 | campo | bologna Impermanente La morte è senza dubbio in ogni epoca sempre attuale. Forza incessantemente al lavoro, responsabile di ogni cambiamento (non si vive forse il tempo come l’avanzare inesorabile del suo passo?), la morte è quindi la più autentica protagonista di ogni vivere. La culla e la tomba sono i termini tra cui si dipana l’umana vicenda; la vita, come sa visualizzare in modo istantaneo Boltanski, si riduce a un trattino di separazione fra due date. Nonostante la grandezza invincibile della morte, o anzi, proprio per questo, nella cultura occidentale contemporanea le è riservato il ruolo di principale tabù sociale . La società del benessere, anche se attraversata da crisi economiche di diverse entità, in modo da garantire che la macchina del consumo “giri” appieno, continua a incitare a una sorta di selvaggio epicureismo (declinato in forma degenerativa, come una sorta di esagerazione del proverbiale “edonismo reganiano” di cui parlava con ironia D’Agostino durante gli anni Ottanta). Due sembrano essere i principali prezzi da pagare. Parallelamente alla continua messa a morte degli oggetti, che cagiona la trasformazione del pianeta in un immenso cimitero di rifiuti, vi è una ricaduta sociale e antropologica devastante: si formano intere generazioni di “soldatini” asserviti, manovrati, giocati da desideri indotti, completamente impreparate ad affrontare le questioni più importanti che riguardano tutti, il declino, la malattia, il congedo, la morte. E proprio perché questi temi, legati all’impermanenza, alla deperibilità, al dissolvimento, sono tutti in ultima analisi riconducibili alla morte e costituiscono “il grande rimosso”, non deve stupire la capillare diffusione, l’invadenza perfino compiaciuta, d’immagini che “mettono il dito nella piaga”, facendo spesso leva sul sensazionale nel quadro di una strategia della provocazione. La pervasività nel mondo dell’arte delle tematiche inerenti alla morte è ben testimoniata dalla passata edizione della Biennale di Venezia, tanto che avrebbe facilmente potuto portare il titolo La morte a Venezia, come il romanzo di Thomas Mann. Per non citare che uno dei numerosi lavori inerenti al tema tra quelli presentati, si ricordi il video Impossibile immortalare la morte, girato da Sophie Calle al capezzale della propria madre e che ne documenta gli ultimi giorni di vita. Eccessivo? Impudico? E se sì, rispetto a quali criteri? (Il sesso, che per molti secoli è stato osceno, sconveniente, innominabile, abbonda oggi nella quotidianità, sotto gli occhi e sulla bocca di tutti, mentre il suo posto è stato preso dalla morte). I lavori di Margherita Abozzo, Giovanni Blanco, Yves Brodà, Francesco Falciani e Luigi Leonidi, riuniti in questa mostra intorno ad una frase di Carmelo Bene, testimoniano di una vasta gamma d’approcci allo stesso tema su cui, come si è visto, insiste lo spirito del tempo, quasi come se oggi più che mai si avvertisse il bisogno di imparare a guardare all’unico orizzonte certo e comune a tutti. E che non può che restare un mistero. “D’altronde, sono sempre gli altri che muoiono” Elisabetta Longari Il morir è il morir della morte dal 21 gennaio al 28 febbraio 2009 spazio espositivo Campo, via Belvedere 2b, Bologna orari di apertura: lunedì – sabato, ore 10 – 14, 16 – 20 durante Arte Fiera aperto anche la domenica tel 051-266043 www.icampetti.it opere di Margherita Abbozzo, Giovanni Blanco, Yves Brodà, Francesco Falciani, Luigi Leonidi – presentazione di Elisabetta Longari |
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