10 aprile 2009

E’ uscito il nuovo numero di Exibart.onpaper

 

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[10|04|2009] |||arte contemporanea/editoria

E’ uscito il nuovo numero di Exibart.onpaper
 

EXIBART.ONPAPER 56

in copertina | carlo zanni – the shape of lives to come – part#1 – 2009

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L’EDITORIALE
Facciamolo insieme. Ma veramente, non solo per dire che “facciamo sistema” o “facciamo sinergia” e poi tutto resta com’è. Possiamo farlo insieme e abbiamo un anno (dico un anno!) per organizzarlo. Dunque niente scuse sui tempi stretti e via lagnandosi. Niente scuse neanche sulla penuria di finanziamenti disponibili, perché sommare tre inaugurazioni di museo significa spendere meno – ospitalità, comunicazione, pubblicità… – rispetto alla sommatoria di tre inaugurazioni singole e indipendenti. Non avete ancora capito di che si parla? Si parla del MAXXI, del Macro e del Museo del Novecento. Tre spazi importanti, con potenzialità internazionali, localizzati nelle nostre due più significative città. Tre spazi che possono far cambiare la percezione che l’Italia dà di se all’esterno. Tre spazi la cui apertura è prevista nel 2010. In mesi diversi, per ora. La proposta? Semplice e lineare, se vivessimo in un paese che sa programmarsi la vita invece di complicarsela: inaugurarli insieme. Nello stesso fine settimana. Con un evento di respiro mondiale. Si mettono insieme i budget di lancio, si prende un grande ufficio stampa intercontinentale, si comprano pagine di pubblicità su tutti i giornali del mondo, si invitano giornalisti, opinion leader e personalità dai quattro angoli del pianeta. Li si fa sbarcare a Roma giovedì sera. Cena di benvenuto. Venerdì mattina apre il Macro, mostra sull’arte italiana di oggi, di gran qualità. La sera, una sofisticata festa. Il giorno dopo il Maxxi, l’architettura più attesa del 2010, al pomeriggio: mostra d’arte internazionale, con la collezione del museo. E la retrospettiva su Gino De Dominicis. Nella piazza esterna, merenda aperta a tutta Roma. La sera discoteca all’aperto, ma gli ospiti internazionali sono già partiti verso Milano. Saranno lì per una cena di gala, dopo un viaggio di sole tre ore in un treno tutto per loro, lungo la linea dell’alta velocità più sicura e tecnologica d’Europa. La domenica mattina si apre il Museo del Novecento. Esposizione mozzafiato sulle avanguardie italiane. Una piazza Duomo scintillante di un brunch offerto a tutta la cittadinanza per una bella festa collettiva. Gli ospiti si dirigono a Malpensa, ed ognuno a casa sua. Gli italiani non sono poi quel popolo di pezzenti arretrati di cui si parla sul Times e sull’Economist, è il pensiero che ronza in testa a questi opinion leader. La collaborazione sarebbe di profilo inedito: le due amministrazioni comunali più importanti del paese più il governo. Tutte e tre espressioni di una destra spesso considerata patria di cafoni e bifolchi che così potrebbe tentare un riscatto intellettuale che non le farebbe affatto male. Le due capitali d’Italia insieme. E tre architetti di gran lignaggio. Una europea (Odile Decq, per il Macro), un italiano (Italo Rota, per il Museo del Novecento) e una cittadina del mondo (la anglo-irakena Zaha Hadid per il Maxxi). Niente invenzioni né utopie in questa nostra proposta. Si tratta semplicemente di una ragionevole soluzione di marketing territoriale, di comunicazione culturale. È quello che si farebbe in qualsiasi altro sistema-paese che si trovasse a chiudere tre importanti cantieri di edilizia museale. È stimolo al turismo. Turismo di qualità, quello che spende molto e sporca poco. È la strada, ci vuole poco a capirlo, per far sì che le cose partano in quarta e che, quindi, funzionino. Ma quando le cose funzionano rischia di andare a farsi fottere lo sport nazionale della lagna e del piagnisteo. E non sia mai: i tre musei verranno inaugurati, con opening più o meno raffazzonati, a un mesetto di distanza l’uno dall’altro. Il Made in Italy prevede una insondabile voragine nera al posto della casella “organizzazione”. (m. t.)

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