26 luglio 2016

From La Biennale di Venezia to MACRO. International Perspectives a cura di Paolo De Grandis e Claudio Crescentini presenta: Yahon Chang @ Roma THE QUESTION OF BEINGS a cura di J.J. Shih e Francise Chang

 

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[27|07|2016] arte contemporanea

From La Biennale di Venezia to MACRO. International Perspectives a cura di Paolo De Grandis e Claudio Crescentini presenta: Yahon Chang @ Roma THE QUESTION OF BEINGS a cura di J.J. Shih e Francise Chang
 

  
24 giugno – 28 agosto 2016

From La Biennale di Venezia to MACRO. International Perspectives è un nuovo progetto espositivo, ideato e curato da Paolo De Grandis e Claudio Crescentini, dedicato alla presentazione presso gli spazi del MACRO di alcune installazioni internazionali provenienti dalla Biennale Internazionale di Venezia, ricomposte e rimodellate site-specific.

Il progetto giunge alla sua seconda fase con Yahon Chang @ Roma, The Question of Beings, a cura di J. J. Shih e Francise Chang.

Nato 1948, Yahon Chang vive e lavora a Taipei, Taiwan. Crea opere su tela e carta di grandi dimensioni che mescolano mezzi orientali e occidentali come inchiostro e acrilico su carta di riso o tela abbinandoli. Utilizza pennelli cinesi di varie dimensioni che impongono al corpo e al gesto della pennellata di muoversi attorno al dipinto. Le sue opere scultoree sono anch’esse ricche di elementi calligrafici, dove il contorno della forma è l’imprinting della pennellata calligrafica. Vi è una profonda spiritualità nella tecnica espressionista caratteristica dalla sua opera, che si ispira alla concezione della tradizione dei letterati e allo zenismo, a cui si abbina la liberà di espressione nei colori e la dinamica delle pennellate. Le prime opere di Yahon Chang comportavano sempre la visualizzazione di monaci meditativi o figure sconosciute che emergevano dalla sua meditazione. I suoi ritratti evocano un particolare stato mentale che trascina lo spettatore nel suo sguardo e nella sua immobilità. Le composizioni figurative di Chang si richiamano sovversivamente alla configurazione dell’altare cinese, come se si trattasse di una commemorazione per gli esseri umani nel passato, nel presente e nel futuro. Vi è una certa qualità misteriosa nella pittura di Yahon che cementa uno stato di serenità all’interno dello spettatore, come se potesse vedere attraverso il dipinto un flusso del tempo che non è né passato né futuro, bensì uno stato di eterna esistenza. La sua pittura si ispira alla sua vita proponendo i suoi dinieghi, le sue lotte, la sua accettazione e il suo amore in questo mondo, esplorando lo spazio tra lo stato dell’essere e il subconscio che mette in discussione l’esistenza umana, la discriminazione sociale e la spiritualità.

Yahon Chang ricrea per il MACRO l’esplorazione concettuale della sua installazione site-specific, composta da dipinti a inchiostro e realizzata espressamente per la 56. Esposizione Internazionale d’Arte, aggiungendovi nuove opere dedicate al MACRO – La Pelanda che, pur rifacendosi allo stesso quadro concettuale scelto per la Biennale di Venezia, sempre con il titolo The Question of Beings, riecheggeranno il sito storico della Pelanda.

In occasione della Biennale di Venezia, con la sua installazione specifica per il sito, che ha occupato tutto lo spazio espositivo, finestre, porte, soffitto, pareti e pavimenti, Chang si è interrogato sulla diversità e la complessità degli esseri viventi in uno sforzo per compenetrarsi nelle similitudini e nelle differenze esistenti tra i recessi dell’istinto umano e animale, riflettendo anche sulle proprie esperienze di vita mediante una ritrattistica in stile meditativo che risuona con i suoi sentimenti di diniego, lotta, accettazione e amore in questo mondo. I suoi ritratti di esseri senzienti, pur offrendo una materia varia, rappresentano la coesione attraverso l’unicità del loro stile compositivo. Suggerendo un legame spirituale con la chiesa posta di fronte alla sede dell’esposizione, hanno inteso evocare un sentimento di commemorazione per gli esseri del passato, del presente e del futuro, ricomprendendone al tempo stesso la grandezza e la mediocrità, i successi e i fallimenti.

Dalla 56. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia, Chang ha iniziato a creare opere site-specific più grandi per ogni mostra nel tentativo di riprodurre le dimensioni dello spazio e collegarsi con il contesto storico del sito, oltre che intessere un dialogo più ricco e creare una maggiore interazione con gli spettatori. Poiché nella sua evoluzione ama sempre più misurarsi con le sfide di una mostra site-specific, questa volta, per lo spazio del MACRO Testaccio – La Pelanda, l’artista si pone a un altro livello, sia fisico che psicologico, che lo porterà a realizzare in loco, nell’arco di 5 giorni, un’installazione formata da una serie di opere a inchiostro su drappi di tela, ciascuno lungo dai 10 ai 20 metri, che penderanno dal soffitto permettendo al pubblico di perdersi nei meandri di un labirinto di opere raffiguranti vari volti di esseri umani. I lunghi drappi richiamano il tradizionale dipinto paesaggistico cinese ricordando per analogia la cascata, ma la fluidità delle sue pennellate di inchiostro sulle tele ritrae diversi visi di esseri senzienti nel contempo astratti ed espressivi, metafora del corso della vita.

Chang ha amalgamato l’estetica della calligrafia con linee espressive per ritrarre una serie di volti che, nei lineamenti, rappresentano il sacro, il mondano e l’animalità. I molteplici visi riempiono il centro dello spazio espositivo su lunghi drappi di tela che raggiungono il pavimento, creando un ambiente interattivo che permette al pubblico di accedere a un mondo simile a un “Facebook alternativo” esortando lo spettatore a contemplare la natura degli esseri senzienti e, al tempo stesso, interrogarsi sul significato della propria identità e del senso della vita.

L’installazione costituita da dipinti a inchiostro conterrà anche sculture in ferro che fuoriusciranno dalle pennellate delle opere dell’artista, il cui senso non è creare una scultura in termini di status di grandezza, né un punto di riferimento, bensì una figura che abbraccia il suo ambiente e la natura materiale.

MACRO Testaccio – La Pelanda, ex mattatoio, ora è stato trasformato in uno spazio espositivo per l’arte contemporanea. Le opere di Chang fungeranno da commemorazione del passato, interrogandosi nel contempo sul significato della vita.

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