13 gennaio 2016

La Fondazione Fòcara di Novoli presenta: il 15 Gennaio alle 15.30 Regina José Galindo il 16 Gennaio Gianfranco Baruchello

 

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[13|01|2016] arte contemporanea

La Fondazione Fòcara di Novoli presenta: il 15 Gennaio alle 15.30 Regina José Galindo | il 16 Gennaio Gianfranco Baruchello
 

  
Palazzo Baronale, Novoli Gianfranco Baruchello / Regina José Galindo | Inaugurazione: 15 gennaio ore 20.00 Durata mostra: 16 gennaio – 31 gennaio 2016

15 Gennaio ore 15:30

Regina José Galindo

Fòcara 2016

Direzione artistica e cura di Giacomo Zaza

Nell’ambito della Fòcara 2016, il giorno 15 gennaio, alle ore 15:30, sarà realizzata una azione in prima mondiale dell’artista internazionale Regina José Galindo con la comunità di Novoli, inerente al tema del fuoco rigeneratore e propiziatorio. L’azione si svolgerà in un podere rurale tra Novoli e Campi Salentina.

Info per raggiungere il sito:

strada provinciale Lecce-Taranto, in direzione Campi Salentina: alla rotatoria prima di entrare a Campi Salentina girare a destra arrivo al sito dopo 300 metri (vista chiesetta e casolare). Prima di strada provinciale: nella località Strada Vicinale Bellisario.

Regina José Galindo muove dalla visione sociale e storica del falò inteso come atto di vita e di purificazione, ma anche di anticorpo contro le avversità e la malignità. Guarda alla fede religiosa in virtù delle sue potenzialità rivoluzionarie, mettendo da parte il versante “dogmatico” e controriformista (il cui apice è stato toccato durante il Medioevo e l’Età moderna). Si sofferma sulla forza emancipatrice del falò. Inoltre vede nella forma conica di fascine una dichiarazione forte e presente che diventa il “segno” di una protezione contro i soprusi alle donne che ancor oggi sono perseguitate con false accuse, dove soltanto il dubbio e il sospetto legittimano la loro condanna.

L’azione concepita dalla Galindo consiste nel costruire, in collaborazione con la gente di Novoli, un abito “difensivo” fatto di fascine intorno al suo corpo: il corpo vivente dell’artista diventa la metafora del fuoco che combatte le persecuzioni, in particolare alle donne, che allontana i linciaggi e i pregiudizi etici e morali.

Un gruppo di volontari misti, uomini e donne, ricoprono di fascine Regina Galindo – posta su un alto basamento in tufi e terra, scandito da due livelli – per una altezza totale di oltre 3 metri. L’affastellamento delle fascine sul corpo crea una pira ieratica e austera di tralci di vite simile a quella della Fòcara. Si può leggere qui il senso di un “nuovo corpo” prodigioso che irrompe fuori dalle limitazioni corporali e psicologiche dell’individuo. Un corpo simbolico – formalmente vicino a quello maestoso del falò – che contiene dentro di sé l’essere straniero giunto dall’America Latina (l’inclusione dell’altro), e nel quale sembrano celarsi le paure della nostra società, a volte divisa, antagonista e intollerante.

Regina José Galindo si immedesima nella Fòcara, ne assume i connotati ancestrali per rappresentarne un monumento dalle parvenze ritualistiche, alla cui sommità sbuca la testa umana dell’artista, trasformata in volto del mito e del sacrifico. Pertanto il corpo come “fuoco”, omaggio indiscusso al falò, può rianimare le frontiere culturali decentrate, le minoranze e le diversità. La reincarnazione in corpo di fascine è la rinascita di un essere, seppur simbolico e riflessivo, che rifiuta l’esclusione, i malesseri e le inquietudini più acute che si addensano nella trama sociale in cui viviamo. Non dimenticando mai che il nuovo corpo della Galindo come pira di fascine proietta “l’ombra densa dei nostri conflitti”.

Palazzo Baronale, Novoli

Gianfranco Baruchello / Regina José Galindo

Direzione artistica e cura Giacomo Zaza

Inaugurazione: 15 gennaio ore 20.00

Durata mostra: 16 gennaio – 31 gennaio 2016

Nel Palazzo Baronale di Novoli Baruchello mette in dialogo due video, uno realizzato nel 1970, Beaufort, l’altro più recente, del 2002, intitolato Colpi a vuoto. Nel video si vede una manica a vento in lieve movimento durante un giorno di calma. Le immagini di questo misuratore del vento sono sovrapposte allo sguardo di due occhi. Qui appare evidente l’allusione alla misurazione empirica dell’intensità del vento (cosiddetta “Scala di Beaufort”, spesso utilizzata dai marinai in mare) perfezionata dall’ammiraglio britannico Francis Beaufort (1774-1857). Al movimento della manica si sovrappone lo sguardo di due occhi che sembra verificare l’andamento di un soffio, possibile di un passaggio dalla brezza leggera ad una tempesta, un grado di eccesso. Difatti, di fronte a questa immagine video, Baruchello proietta Colpi a vuoto, un video che documenta, nei suoi preparativi, le esplosioni di cariche a salve del cannone del Gianicolo di Roma, impiegate per la segnalazione del mezzogiorno. Queste esplosioni possono diventare delle irruzioni improvvise nello spazio-tempo. Lo sparo del cannone simbolicamente annuncia un segnale ufficiale, che prima di tutto è un richiamo e una presa di contatto con la realtà.

Il corpo coperto e immerso nella terra è un motivo ricorrente delle ultime performance di Regina Galindo. Compare in Nadie atraviesa la región sin ensuciarse, 2015, azione realizzata di recente a Miami, di cui viene presentato il video a Novoli in anteprima mondiale. Il corpo affonda nella terra bagnata, e lo spazio dove si trova sembra essere una palude. La Galindo è dentro il fango e il pubblico deve passare attraverso questa palude. Nessuno può evitare il contatto con il fango: ciascun visitatore deve sporcarsi con la propria terra, anche se paludosa e insidiosa, dove correre il rischio di sprofondare e toccare una terra dove altri perdono la vita. Ne deriva una sottile riflessione sul rapporto tra verticalità del potere e corpo sommerso, ed ancora più metaforicamente tra il detto e il non detto, ciò che sappiamo e ciò che ci viene occultato.

16 Gennaio

Gianfranco Baruchello

Fòcara 2016

Direzione artistica e cura di Giacomo Zaza

Per l’edizione Fòcara 2016, la festa ultracentenaria di devozione a Sant’Antonio Abate, santo patrono di Novoli, gli ambiti del sacro e del pagano, della cerimonia religiosa e del rito ancestrale, entrano in contatto con il gesto artistico contemporaneo. Dopo Kounellis, l’artista internazionale Gianfranco Baruchello dialoga con la struttura monumentale del falò (fòcara) che si accende la sera del sedici gennaio, vigilia della ricorrenza del Santo. Il suo intervento è progettato in modo esclusivo e unico per la “festa del fuoco” di Novoli.

Baruchello ha pensato ad un intervento/azione scandito in due atti, un duplice momento che entra in simbiosi con la composizione simbolico-ritualistica della Fòcara di Novoli. Il primo atto è caratterizzato da una sorta di “corteo di Bandiere” in movimento – persone di Novoli con in mano ottanta bandiere create dall’artista – che, guidato dal maestro costruttore, si muove in “processione” verso la pira monumentale. Il corteo innalza le bandiere attorno alla pira come gesto di solennità. In seguito, come secondo atto, parte di questo corteo arrotolata e introduce le bandiere nel cerchio inferiore del falò composto da fascine di tralci di vite.

Baruchello riproduce in un’unica bandiera tutte le 196 bandiere dei paesi del mondo, creando una bandiera-immagine simile ad un mosaico policromo. Oltre alle ottanta bandiere portate dalla folla novolese realizza anche una bandiera più grande che sventola dall’alto della costruzione di fascine, a ribadire una mappa delle 196 icone come vessillo dell’unità dell’intero mondo e delle singole identità nazionali.

Dunque la bandiera di Baruchello per la Fòcara incorpora una moltitudine di paesi: dalle piccole comunità sperdute nell’Oceano o da recenti nazioni indipendenti, ai veterani Stati europei. Così come “ingloba” una polifonia di simboli religiosi, cristiani, musulmani, buddisti, indù, ebraici, contenuti per molti paesi nello stemma nazionale (ad esempio la Repubblica Ceca o la Romania), o simboli delle religioni e culti tradizionali (il dio-sole degli Incas nelle bandiere di Argentina e Uruguay oppure l’aquila aztecha nella bandiera messicana). Inoltre, venendo arrotolata e iniettata nella pira di fascine, diventa un messaggio di “riconciliazione” tra nazioni introdotto dentro il corpo organico e sensibile del falò.

Baruchello intende metaforicamente superare i confini identitari nazionali e rivendicare il valore puro del legame con l’altro, con la comunità e più in generale con la specie umana. Il falò con le bandiere al suo interno rappresenta simbolicamente un fuoco che ci purifica dai recinti della disintegrazionesociale, dalle corruzioni e dalle violenze che si scatenano nel mezzo dei confini nazionali. Intende spostarsi al di là della bandiera quale esaltazione nazionale – ovvero il prestigio politico e morale di un territorio – e varcare le soglie della libertà di pensiero, un pensiero che sconfina in un momento rigenerativo come quello della Fòcara in onore di Sant’Antonio, liberatore dal male e dalla malvagità.

Qui Baruchello non si limita a osannare la dimensione dell’evento devozionale, ma si impegna ad aumentare la portata simbolica dell’imperativo comunitario che soggiace allo svolgimento della Festa del Santo. Da questa intenzione fa partire una riflessione sul carattere “autentico” della solidarietà e della responsabilità del popolo intorno ad un grande falò di tradizione ultracentenaria.

Giacomo Zaza

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