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Thierry Mouillé a La Notte Bianca a Roma

di - 6 Settembre 2007

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[06|09|2007] |||arte contemporanea/evento

Thierry Mouillé a La Notte Bianca a Roma

NOTTE NERA

venerdì 7 settembre – sabato 8 settembre 2007 | gallerie di villa medici | roma

LA MOSTRA A VILLA MEDICI


Nell’ambito della quinta edizione de La Notte Biancaa Roma, la Fondation mouvante, organizzazione pluridimensionale attiva dal 1988 grazie a Thierry Mouillé, presenta Notte nera con la collaborazione di Mauro Lanza e Véronique Aubouy.

Una serie di interventi modificheranno gli spazi l’atrio e le Gallerie di Villa Medici: un processo di incastonatura in cui quattro colonne, quasi fossero gladi, trapassano altrettanti elementi d’arredo, la cattura dello spazio di esplosione d’una lampada, l’omissione, da ogni singola pagina del manuale di tipografia “Galaxie”, delle lettere A, R e T, o ancora la video-installazione “Tablotrain”, che intende saturare gli spazi monocromatici dei 256 colori di base degli schermi digitali dei computer… Le opere sono fiancheggiate dal contributo di Mauro Lanza che propone una serie di variazioni sonore sull’opera « Transtevere », e dalla proiezione integrale del film « Proust Lu, 66 heures » di Véronique Aubouy nella sala Michel Piccoli di Villa Medici.


«Proust Lu, 66 heures» è la proiezione no-stop a Villa Medici delle prime 66 ore del film Proust Lu, e la registrazione delle letture a roma. “Faccio leggere Alla ricerca del tempo perduto davanti alla telecamera dal 20 ottobre 1993. È un’azione e un aspetto specifico della mia vita. Tutte le parole della “Recherche” sono lette ad alta voce. Ci vorranno diverse decine d’anni per ultimare l’opera. È un impegno per la vita. Riprendo persone di tutte le generazioni, provenienti da ogni parte del mondo. In ogni luogo e in qualsiasi stagione. I lettori leggono nell’ordine. Mancano ancora 30 anni alla fine. E io aspetto giorno in cui capirò di non esserci riuscita”.

(Véronique Aubouy)


NOTTE NERA


In ogni caso, ritengo che la inquietudine odierna riguardi essenzialmente lo spazio, molto più che il tempo; il tempo sembra essere soltanto uno dei possibili giochi di ripartizione tra gli elementi distribuiti nello spazio.

Michel Foucault. Des espaces autres (1967), Hétérotopies.


Perché voler attraversare la notte, sia essa bianca o nera? Forse che durante il suo svolgimento le ombre dormono? Avrei dovuto chiedere a Sigmund quali potrebbero essere i sogni delle ombre.
Nella sua più antica definizione, il neocore è l’ufficiale incaricato di difendere il tempio e di assicurarne la pulizia; in un certo senso è un artista, che protegge lo spazio nella sua accezione propria. Lo spazio non si occupa, si crea – eccezion fatta per il campeggio della comunicazione perennemente graziato dal refrigerio dell’ombra. Immaginate invece il Musée Grevin posto al cuore del Foro Romano, in piena canicola! Allora sì che si otterrebbe una fusione a cera persa, uno sgocciolante monumento eretto alla sua stessa mediaticità.

Crediamo di individuare una accelerazione del tempo, là dove non c’è altro che una esplosione della realtà in particelle, un aumento di produzione, un esubero di divenire, la parusìa delle telecomunicazioni: merci a non finire, e sempre meno lavoro, apparizione e sparizione delle cose a grande cadenza, apparente abolizione delle distanze… questa insistenza con la quale confondiamo i concetti di tempo e velocità – o agitazione – la dice lunga sul rapporto che abbiamo con la modernità: identificando il tempo con la materialità del divenire, con il dinamismo delle nostre azioni, con il ritmo dei nostri scambi, crediamo che maggiore è l’innovazione, maggiormente la realtà si moltiplica e si diversifica, e maggiore è la temporalità in atto, la tendenza esplosiva delle nostre società pare allora menarci verso una distinzione via via minore del tempo da ciò che noi produciamo in esso. Se cinquecentomila anni separano l’invenzione del fuoco da quella dell’arma da fuoco, ne sono bastati seicento per passare dall’arma da fuoco al fuoco nucleare. Al momento, i fabbricanti propongono annualmente una “nuova generazione” dei propri prodotti. Essi appaiono “superati” a scadenza talmente breve, che presto la velocità della luce, le pastiglie Vichy e – in particolar modo – i Rolling Stones saranno per noi gli unici restanti baluardi della invariabilità.

È più forte di noi: subiamo il fascino della idea di velocità. Vi è senz’altro una qualche metafisica celata: abbiamo la sensazione di essere segretamente divisi da noi stessi per mezzo della nostra stessa attesa, inoltre sentiamo che ciò che abbrevierebbe tale attesa potrebbe avvicinarci a noi stessi.

Ecco perché ogni qual volta sia questione di accelerazione e rapidità, ci sentiamo come navigatori che avvertono il levarsi del vento e già volgono lo sguardo verso l’orizzonte, sentendo profilarsi la terra promessa, la fine dell’attesa.

Étienne Klein, les tactiques de Chronos, 2004.



Per questo possiamo permetterci di determinare lo spazio senza doverlo occupare, e di costruire un nebulizzatore di contraddizioni.
Sfuggire l’intendimento per porsi all’ascolto dell’eco della realtà.
Nelle sue conversazioni con Osvaldo Ferrari, Jorge Luis Borgès parla di un “chiaroscuro” etimologico… Se le parole black e blanco sono legate, è perché in origine black non significava nero, bensì assenza di colore. Così, nell’inglese, avvenne che l’assenza di colore portò la parola black verso il campo dell’ombra, del nero. Mentre, nelle lingue romanze, la stessa parola è stata proiettata verso la luce, verso il chiarore, generando i termini italiani, francesi, portoghesi.


Si potrebbe integrare, in aggiunta, il termine “Blanque”, risalente al XVII secolo e oggi caduto in disuso, nella lingua francese, che indicava la lotteria, il caso, un black or white in un certo senso.


BIOGRAFIE


Dal 1988, Thierry Mouillé riunisce l’insieme del proprio lavoro sotto il nome di Fondation mouvante, entità ad un tempo artistica, economica e politica, il cui nome paradossale traduce non tanto la visione utopistica quanto un umanismo lucido, forza motrice della sua pratica artistica.
Governate da principi di fluidi e di scambi che regolano sia il corpo, che l’architettura, l’economia o anche l’informazione, le sue opere suggeriscono incessantemente la possibilità, anche la più improbabile, di piegare la realtà verso una maggiore umanità del mondo. Sarà artista residente a Villa Medici sino a marzo 2008.

Nato a Venezia nel 1975, Mauro Lanza studia pianoforte, composizione musicale e musicologia. Dal 1998, approdando a Parigi per proseguire la propria formazione presso l’Ircam, la sua pratica di compositore è caratterizzata dall’uso intensivo dell’informatica, non solo intesa come mezzo di produzione di sonorità nuove, ma anche come vero e proprio strumento di concezione. Sarà artista residente a Villa Medici sino a ottobre 2008.




THIERRY MOUILLÉ. Notte Nera
Orari: Venerdì 7 «Aspettando…La Notte Bianca»: 21.00-24.00
Sabato 8 «La Notte Bianca»: 21.00-03.00
Ingresso gratuito
Info pubblico: +39 06 67611
Info stampa:
Accademia di Francia a Roma-Villa Medici
Ludovica Solari
Tel: +39 06 67 61 291
Fax: +39 06 67 61 243
stampa@villamedici.it

www.villamedici.it
Le attività culturali dell’Accademia di Francia a Roma sono realizzate sotto il patrocinio del ministère de la Culture et de la Communication e beneficiano del sostegno di Air France.

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