03 dicembre 2001

Barçelona 2001

 

di Silvio Saura

Gallerie, musei e grandi eventi. Mostri sacri come Gaudì, Richard Meyer e Mirò. Esposizioni che consacrano Moretti e Bigas Luna come protagonisti dei tempi dell'arte. Tutto questo in un collage sulla vita artistica della capitale catalana; una ricognizione culturale e sociale su una città-simbolo del riscatto spagnolo post franchista…

di

Barçelona si abbrevia “BCN”. E “Bcn – contemporary” è il titolo della prima mostra che ho visitato, un paio di mesi fa. Mi aspettavo molta pittura; il gusto spagnolo è famoso per essere orientato in questo senso. Invece, di una ventina di artisti presenti, 10 proiettavano video. Mi accorgerò che qui la querelle è ancora molto viva, pure se il linguaggio dell’immagine in movimento sta entrando nel bagaglio collettivo, specie tra i giovani.
Mi aggiro per la città, ci sono parecchie case di Gaudì. Negli ampi finestroni scorgo un salotto ben arredato, alcune persone sul divano sorseggiano the. Tra gli edifici liberty (un po’ Milano, ma tenuti meglio) ne vedo un’altra: questa è più strana, ha finestre molto lunghe e orizzontali. Le luci sono tutte spente, eccetto quelle di un piano. Mi avvicino, guardo i campanelli: casa editrice Sotelo Blanco che scoprirò essere un importante editore d’arte che non vuole cedere, e il suo piano non lo vende.
20565(2)Uno degli autori più quotati in catalunya è Carlos Pazos. La galleria Carles Taché, una tra le maggiori, gli ha dedicato una personale fino alla fine di ottobre. È in Carrer del Conseille dei Cent, una sorta di via Margutta barcellonese che accoglie una ventina di spazi espositivi considerati storici. In realtà la Carles Taché e tutte le altre propongono un contemporaneo abbastanza spinto; alla Sende – con due sedi in questa via – troviamo i lavori sul tema del linguaggio breille di Joan Fontcuberta (visto questa stagione in Italia a Roma ed a Torino) e i fotomontaggi chromalyn su alluminio di Pin Zhuang sul trasporto spaziale. Non ci sono più di tre o quattro gallerie che trattano autori storici (spagnoli, specie catalani: Picasso, Miró, Dalí, Tàpies, Barceló).
Proseguo in cerca del Macba (Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona). Lo trovo in una piazza del Raval, il quartiere, diciamo, multietnico. Lo spettacolo è sensazionale. Quello che ha creato Richard Meyer è una vera e propria scultura, che si inserisce dolcemente nel paesaggio cittadino, senza pretendere attenzioni maggiori di quelle dovute, e i ragazzi vanno in skate sulle sue rampe.
L’adiacente Centro di cultura contemporanea ospita la 20567(1)mostra “La città dei cineasti”. Sviluppata in 12 sezioni, espone video di Takeshi Kitano (sezione Violenza), scatti di Kiarostami e Ken Loach, gli strumenti utilizzati da David Cronenberg per il film Existenz. Lunghissima la lista dei presenti, tra gli altri: Bigas Luna, David Lynch, Tim Burton e J.L. Godard. Per l’Italia, solo Nanni Moretti (sezione Memoria del territorio).
Una mostra che mi fa riflettere sul cinema e l’arte. Non sui rapporti. Vorrei credere che ci sia ancora una distinzione tra arti visive e cinematografiche, e che queste non si incrocino a tal punto da far soccombere quelle visive. Però, di fatto, l’arte ha lasciato i propri spazi ai registi, ai foto-giornalisti, a tutti coloro che riescono a estrapolare qualcosa in modo semplice da ciò che li circonda. Le mostre più visitate, oggi, sono quelle di Kubrick, Armani e dell’Harley Davidson.

Qui il pubblico è giovane e abituato a avere rapporti diretti con l’arte del ‘900, profondamente inserita nel tessuto urbano: si tratta di spettatori esigenti. E la mancanza di riviste specializzate di largo consumo, come quelle italiane, credo sia da attribuire al fatto che non hanno bisogno di mediazioni, che sono in grado di selezionare autonomamente.
Dal 18 al 20 ottobre si è svolto VideA, il festival di video art organizzato da Telenoika. Presenti artisti internazionali come La fura dels baus, gli italio-spagnoli Elastic (Alexandro Ladaga-Silvia Manteiga) e una retrospettiva di Norman McLaren. Il tutto per una durata di tre giorni, dalle 18.00 alle 5.00. E durante la notte si ballava musica house e drum’n’bass realizzata da gruppi poliedrici che accostavano suoni e immagini proiettate in 16 megaschermi installati in un ex-mercato di fiori e in un edificio neoclassico con la cupola di Miguel Barcelò.
All’alba, la passeggiata dal porto alla spiaggia comincia con un’istallazione di Roy Liechtenstein; più avanti, già sulla sabbia, ci si siede sotto una torretta di Rebecca Horn (foto) formata da 4 cubi irregolari in ferro, con due facciate in vetro. Un po’ snobbata l’installazione alta 20 metri di Gianni Kounellis, nascosta tra palazzi e alberi a ridosso della spiaggia, che meriterebbe maggiore visibilità.
Più avanti, nella zona che accoglierà le Olimpiadi del 2004 troviamo “la balena dorata” di Frank O’Gery (foto), una sorta di silhouette tridimensionale di una balena alta circa 15 metri, che dal bagnasciuga sembra voglia rigettarsi nel mare blu della costa catalana.

Articoli correlati
Recensione di VideA a firma Lavinia Garulli
Kermesse barcellonese a Roma
Mostra di arte digitale presso il MACBA, recensione di Valentina Tanni
Fontcuberta in mostra a Roma

Silvio Saura

[exibart]

8 Commenti

  1. Sono sulla via tra l’ Italia e BCN dove Silvio evidentemente se la gaude non ^^poco mangiando i pescetti minimalisti cotti nell’ olio bollente, bianchi come l’ innocenza.
    Avevo un indirizzo e-mail di Silvio: un bug di quest’ estate ha distrutto anche quello.
    Se leggi questa nota, mandami un mini/e-mail dalla Cataluna (se è vero che cisei ancora) e ritornandoTi fertmati da me a mangiare le ostriche fresche di giornata di Bretagna da “Astoux” in faccia al municipio di Cannes e al vecchio porto! T’ invito Silvio Tel. 0033(0)674593200 Fax 0033 (0) 493466650
    dachi’

  2. Ola ola
    in effeti, sono a spassarmela in terra catalana. E credo di rimanerci un bel po’.
    In totale ci sono circa una sesantina di gallerie, e il 90% tratta il contemporaneo. É una botta di vita, qui. Tra musei, fondazioni, universitá e privati investono milioni di Euro in arte.
    Vi confido che vivo a 100 metri dalla torretta di Rebecca Horn, in foto, e che a 15 metri da casa ho il Kounellis di cui parlo. Ma non solo io ho questa fortuna; tutti gli abitanti di Barcellona hanno nelle vicinanze un’opera contemporanea, e si continua a inaugurarne di nuove (ieri sera ne ho vista una di nuova, che stanno montando).
    Quanto a Sotelo Blanco…se ha la redazione in un edificio di Gaudí, non credo abbia molto bisogno di aiuto; nel senso che é una delle maggiori case editrici spagnole, al pari di una nostra Electa o Marsilio.
    Grazie a tutti per l’interesse; continueró a tenervi informati.
    Sil

  3. Perchè non mettere Erica ed Omar nel Guggenheim di Bilbao? Magari travestiti da Omàr e Bin Laden?Magari con una foto di Silvio Berlusconi?Magari recitando l”Infinito” di Giacomo Leopardi?Magari con una tazzina della Illy Cafè?
    magari…..
    W il contemporaneo

  4. Egr.Sig. Rete che scrivi da Kabul,mi dispiace che la Bomba Tagliamargherite abbia beccato proprio la tua testa. Sono desolato e rattristato dall’evento:se non ti piace Kounellis è tuo diritto(non piace troppo neanche a me). Ma qualcosa credo proprio anche in questa forma di espressione artistica sia da salvare.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui