Dalla parte del drago #17: Spiegare le ali

di - 29 Agosto 2021

Gli Angeli sono messi o messaggeri presenti in molte religioni e in quella cristiana portano annunci e sono custodi dei battezzati. Ma, che si tratti di religione greca, mesopotamica o di Zoroastrismo, le ali sono spesso un loro attributo, anche se peculiare del modo in cui un angelo viene rappresentato. Del resto, in molte religioni, le ali sono riservate agli esseri spirituali e alle divinità, anche se si tratta di puro simbolismo perché gli angeli non dovrebbero aver corpo. Ma non proviamo a spiegare perché tra i ruminanti il cammello è l’unico senza corna – questione filosofica per Aristotele – e andiamo avanti, fino al medioevo e al primo rinascimento, quando le ali degli angeli erano sempre coloratissime e variopinte, come quelle degli angeli accanto al trono della Maestà di Giotto. Di una bellezza inaspettata e sconvolgente sono anche quelle dell’Arcangelo Gabriele che si annuncia alla Madonna di Simone Martini nel 1333: ali colorate, decorate e verticali, che sembrano quelle di un pavone. Le ali variopinte raggiungono anche il Beato Angelico, ovviamente, che nelle varie annunciazioni degli anni 20 e 40 del Quattrocento le immortala nelle celle dei suoi confratelli nel convento di San Marco, a Firenze. Ce n’è una, ad esempio, dove l’Arcangelo Gabriele appare a noi e alla Vergine con le sue ali multicolore gialle, rosse, bianche, arancio, azzurre, bordeaux e blu, sotto un arco a tutto sesto, tra due colonne in stile corinzio.

Simone Martini, Annunciazione tra i santi Ansano e Massima, 1333, Tempera e oro su tavola, 305×265 cm

In quegli anni s’impone però anche un’altra tradizione, che diviene poi molto popolare, e le ali perdono gamme di colore e rimangono a tinta uniforme, come quelle dei due angeli nella Madonna del Parto di Piero della Francesca che reggono il tendone, con i colori degli abiti e delle ali che risultano alternati. Nel secondo Rinascimento imperversa nell’arte occidentale una più attenta osservazione del mondo naturale e con ali di volatile in fase d’atterraggio s’è immaginato dunque l’angelo Leonardo, che per realizzarlo aveva ben studiato il volo degli uccelli e le loro piume differenti. Ali simili di poco successive le intravediamo nell’angelo del Compianto di Antonello, che si è inventato un angelo a sostegno del Cristo, con ali colorate solo sul bordo. Come scolpite nella pietra sembrano invece le ali dell’angelo annunciante di Orazio Gentileschi, che vede la Madonnna e indica verso l’alto.

Antonello da Messina, Pietà, 1476-1478, Olio su tavola, 74×51 cm

Le sue ali non sono colorate ma bianche, anche se meno candide del giglio simbolo di verginità e purezza, e del lenzuolo sfatto, come in uso nello stile fiammingo. Lunghe, appuntite e di diverso colore sono le ali degli angeli che visitano Maria nell’Annunciazione Martelli, per mano di Filippo Lippi. E grazie all’angelo in primo piano che ci volta la schiena intuiamo come si attaccano le ali alla corporatura, risolvendo un’enigma di lunga durata. Meno presenti e rigide sono le ali dell’angelo nell’Annunciazione del Pontormo, forse perché sono spiegate e l’angelo è ancora svolazzante.

Orazio Gentileschi, Annunciazione, 1623, Olio su tavola, 289×198 cm

Risultano bianche, arancio, grigio-verde e vinaccia, ma sono corte e aperte, e stanno bene con la veste cangiante. Voliamo poi a Recanati per vedere le ali più strane: verdi che sembran foglie, concave come le orecchie di un gatto, che in secondo piano tra l’altro scappa, le ha partorite la fantasia di Lorenzo Lotto.

Lorenzo Lotto, Annunciazione di Recanati, 1534, Olio su tela, 166×114 cm

E non ci solo le annunciazioni ma tanti altri casi, e la storia dell’arte è ricca di raffigurazioni di angeli adoranti, ribelli, cherubini e serafini, dei quali a volte sono visibili solo ali e visi.
Domina comunque il bianco, che per le ali resiste fino al settecento e oltre e che verrà scelto anche dal Tiepolo per affrescare i suoi soffitti, ricchi di nuvole e personaggi barocchi. E con le ali spiegate finalmente, vol(t)iamo pagina e ci posiamo su questioni diverse, meno alte, sicuramente.

Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle.
IG: dallapartedel_drago

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