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Dal 5 dicembre al 28 aprile 2019 il Guggenheim di Bilbao ospiterà l’ultimo lavoro di Didier Faustino, realizzato in occasione di “Architecture effects”, mostra a cura di Troy Conrad Therrien e Manuel Cirauqui incentrata sulle connessioni tra arte e architettura nell’era digitale. “A home is not a hole, monument to emptiness”, un volume formato da tele tese all’interno di un esoscheletro poliedrico formato da tronchi di eucalipto, è un’architettura effimera, concepita per un’area specifica del sito preistorico di Lagar Velho, in Portogallo. Nata dalla collaborazione tra il Guggenheim Museum di Bilbao e il Solomon R. Guggenheim di New York, “Architecture Effects” indaga il rapporto tra arte e architettura al culmine dell’era digitale: il punto di partenza dell’esposizione è il Museo stesso, inaugurato nel 1997 come primo e fondamentale esempio di architettura realizzato e reso possibile grazie alla tecnologia informatica. Analizzando e collegandola ad altri punti di svolta nell’era digitale, questa mostra mette in evidenza una serie di connessioni tra il picco attuale di una cultura basata su social media, l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata. Identificando una serie di opere di artisti contemporanei come simboli della fusione tra comunicazione, economia, immagini, arte e architettura, la mostra includerà anche altri interventi specifici di alcuni tra i più influenti e innovativi architetti e designer del nostro tempo.