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Fino al 1.VIII.2014 | Viaggio al termine della parola | Galleria Tiziana Di Caro, Salerno

di - 29 Luglio 2014
Uno degli stendardi della serie Parole su tela realizzato nel 2004 da Maria Lai apre la mostra “Viaggio al termine della parola” (titolo ispirato dal testo di Renato Barilli del 1981), a cura di Antonello Tolve, alla Galleria Tiziana di Caro di Salerno. Il lavoro di Lai spiana la strada al pubblico rivelando il tema dell’esposizione in cui è protagonista la parola come un tutt’uno espressivo, il cui valore letterario si integra e si completa con le pratiche artistiche. Si colma così la distanza tra segno e scrittura, dando vita ad un linguaggio totale capace di superare i “confini artificiali” di codici differenti.

La poesia visiva attraversa, dunque, gli spazi della galleria salernitana generando un discorso intersemiotico e transgenerazionale, in cui nomi storici come Tomaso Binga, Maria Lai, Magdalo Mussio e Lamberto Pignotti, dialogano con una più giovane generazione di artisti: Maria Adele Del Vecchio, Adelita Husni-Bey, Damir Ocko e Lina Selander, confermando la persistenza  di “una potente interazione plusverbale” nell’arte del presente, come afferma Tolve nel testo introduttivo all’esposizione.
Attraverso l’intreccio tra testo e tecniche artistiche si avvia quel processo di “semiosi logico-iconica” che nel caso di Maria Adele Del Vecchio si concretizza in Herstory, installazione luminosa che ribalta la radice maschile del termine inglese, history, per assegnare alla storia un’accezione tutta femminile, sottolineando una conflittualità di genere mai risolta e rinviando, allo stesso tempo, ad una storia più intima che si palesa in Untitled dove l’artista dà luogo ad una personale ricerca identitaria.
Puntano alla comunicazione globale, invece, i lavori di Lamberto Pignotti, padre della ricerca “verbo-visiva”,  in cui l’immagine massificata viene manipolata per risignificarla, creando quella che lo stesso artista denomina “poesia  tecnica”. Decisamente più evocativa, la ricerca di Magdalo Mussio è rappresentata da una triade di opere senza titolo costituite da tipografia, lettere e parole dove Il suo tratto diventa l’impronta digitale con cui autografa i lavori. A tal proposito, sono fortemente identificativi anche i dattilocodici di Tomaso Binga, l’esempio di come significante e significato si assimilano e producono un nuovo sistema di segni, dove le lettere  si trasformano in un’ ideografia dello sconfinamento, la traccia di un viaggio verso un altrove.
Dalla “poesia muta” di Binga si prosegue poi verso l’”immagine sonora” di Damir Ocko che pone l’accento sull’intensità della parola accostando testo poetico e rappresentazione grafica del suo suono che insieme compongono una solida architettura visiva minimale. Le strutture di Adelita Husny-Bey sono, all’opposto, distrutte, ponti franati che interrompono un flusso, concettuale o fisico, passaggi fondamentali da ripristinare e per la cui ricostruzione è necessaria un’attenta analisi delle cause del cedimento. Nei lavori dell’artista italo-libica, metafore del presente, la parola si fa elemento fondamentale dell’anamnesi e al tempo stesso parte costitutiva dell’opera.
Il viaggio sinestetico alla Di Caro termina con la videoinstallazione di Lina Selander, When the Sun Sets It’s All Red, Then It Disappears , un’ “opera aperta”, un luogo del pensiero dinamico e trasversale in cui si incontrano e si confrontano narrazione e astrazione e da cui può ripartire un nuovo e personale percorso riflessivo.
Ilaria Tamburro
mostra visitata il 19 maggio
Dal 17 maggio al 1 agosto 2014
Viaggio al termine della parola
Galleria Tiziana Di Caro
Salerno, via delle Botteghelle, 55 – 84121
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 15:00 alle 20:00 o su appuntamento
Info:  +39 089 9953141 – info@tizianadicaro.it

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