Per gli occidentali il suo cognome è impronunciabile e anche il nome non è semplice, soprannominato “Joe”, Apichatpong Weerasethakul, classe 1970, è il regista insignito nel 2010 della Palma d’oro di Cannes con il film Zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, che racchiude la sua poetica incentrata sulla memoria delle vite precedenti. A Milano, dopo aver vinto l’ultimo festival Filmmaker con Mekong Hotel, per la prima volta all’Hangar Bicocca presenta il progetto Primitive, un gruppo di videoinstallazioni, già proposto all’Haus Der Kunst a Vienna e al New Museum di New York, che si snoda intorno a un film – metafora di una rivoluzione che germoglia tra i giovani – non narrativo ma costruito d’immagini frammentate, che narra la storia di un ragazzo di uno sperduto villaggio tailandese, in bilico tra miseria e poesia, sullo sfondo di scenari fantascientifici e documentaristici insieme, che dovrebbe ricordare il passato per affrontare il futuro.
Il regista ha spiegato che gli interessa «il tema della memoria nei suoi vari aspetti», declinato in questo lavoro in una videoinstallazione composta da diversi grandi schermi che proiettano, commenta ancora Joe, «l’atmosfera eversiva latente nella Tailandia di oggi».
I primitivi, secondo l’autore, che sta sperimentando un linguaggio ibrido tra cinema e video arte come molti artisti occidentali della sua generazione, sono tutti quelli che non indagano il proprio passato, che recidono le radici e sognano un futuro high-tech, vagando nell’oscurità della non consapevolezza di chi sono stati. I Primitivi siamo noi che rimuoviamo il passato, luoghi, persone, esperienze e sensazioni. All’Hangar, immersi nel buio, cullati dal silenzio, sotto l’egida delle Torri di Kiefer, non cercate di capire la trama del film, piuttosto lasciatevi andare al fluire carsico delle immagini, liberatevi da vincoli razionali, scoprite l’autore che visualizza, sequenza dopo sequenza, contraddizioni del suo Paese, sospeso tra degrado, miseria e volontà di rinascita, tra paesaggi pasoliniani e la bellezza di luoghi mozzafiato. Nei suoi film come nei video coesistono tradizioni e leggende, sogno e realtà e vedrete che non sono le storie a rapirvi, ma le sue immagini silenziose, rumorose o parlate misteriose, dove l’inconscio collettivo – penserebbe Jung – è di casa.
La notte del 22 marzo, a Milano, è stata una di quelle che non si dimenticano facilmente: all’Hangar Bicocca sono stati proiettati tutti i suoi lungometraggi, videoclip e documentari dalle 7 di sera fino al mattino dopo. Un’esperienza visiva unica che ha permesso di entrare nel mondo di un regista censurato in patria, fedele alla libertà espressiva e al motto Free Thai cinema!
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 7 marzo
dal 8 marzo al 28 aprile 2013
Apichatpong Weerasethakul, Primitive
Hangar Bicocca
Via Chiese 2 – (20126) Milano
Orari: da giovedì a domenica ore 11-23