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25
novembre 2009
fino al 3.XII.2009 Petter Hegre Firenze, For Gallery
Senza categoria
Come non rivedere il mito di Narciso e ricordare il capolavoro di Caravaggio? Lo specchio è l’acqua, la separazione dalla propria immagine è il dolore profondo del confronto con altri...
Il guscio narcisistico non si rompe solo se lo specchio di sé è una splendida immagine di genere diverso: un profluvio estetico al femminile. Foto raffinate, modelle bellissime, un bianco e nero leggermente virato a seppia, il paesaggio del Chianti.
Ecco le opere di Petter Hegre (Stavanger, 1969; vive a Lagoa).
L’eleganza annebbia la fantasia, l’armonia delle forme sfiora l’ovvietà. Potremmo trovarci davanti ai mesi del celebre Calendario Pirelli e forse ne ricaveremmo più emozioni.
L’artista è talmente preso dalla perfezione dell’immagine che sembra smarrirne il contenuto. Tutte le foto sono studiatissime nel set, nelle pose delle modelle e negli sfondi campestri di Villa Mangiacane. La bellezza classica dell’edificio, appartenuto alla famiglia
di Niccolò Machiavelli, e lo splendido paesaggio toscano che lo circonda sono
fonte d’ispirazione per l’artista, che ne ha voluto cogliere momenti salienti
nell’alternanza delle stagioni in un percorso, almeno negli intenti, rinascimentale.
Hegre ha accostato ad esso il liquido in alcune sue forme tipiche: acqua, vino, olio, tutti prodotti attinenti alla terra, a un potente richiamo alla femminilità.
L’altro elemento di profonda ispirazione è la nudità della donna; non donna comune ma splendida creatura, paradisiaca. La carriera del fotografo norvegese si dipana infatti nel tempo e
incontra anche l’editoria e la produzione di cortometraggi, sempre suggellati e legati dall’affezione per scene di nudo. L’esposizione alla For Gallery non fa eccezione, con la sua cinquantina di opere, complementari al libro Tuscany Nudes.
I corpi femminili emergono dall’acqua o da contenitori colmi di vino, in modo che l’assonanza fra liquidità e femminilità s’imprima sovrana negli occhi e nella mente del visitatore. Giacciono deposti su giacigli d’uva, abbandonati e sensuali. Si
annidano fra rami d’ulivo, sbucano dal fogliame settembrino o si ergono
statuari nelle cucine, vicino ai camini dove, in realtà, donne di ben altre
forme e occupazioni vivevano il loro quotidiano.
Il contorno di statue, gli scorci della Villa, alberi e vigneti nella loro magnificenza estiva o autunnale fanno da ingredienti a un lavoro molto costruito e ben fatto sul piano topico. Nel significato pieno della parola: non soltanto riguardante un luogo, ma anche l’intento retorico che forse è sfuggito all’artista stesso.
Troppi ingredienti sono infatti scontati, forse insiti nella visione di un artista che poco conosce l’Italia. Aldilà di un effetto esteticamente perfetto, la mostra risulta dunque semplicistica. E il sollievo è forte quando, fuori dalla galleria, s’incontra la complessità della
vita, il fascino del traffico e – perché no? – qualche donna grassa e vestita.
Ecco le opere di Petter Hegre (Stavanger, 1969; vive a Lagoa).
L’eleganza annebbia la fantasia, l’armonia delle forme sfiora l’ovvietà. Potremmo trovarci davanti ai mesi del celebre Calendario Pirelli e forse ne ricaveremmo più emozioni.
L’artista è talmente preso dalla perfezione dell’immagine che sembra smarrirne il contenuto. Tutte le foto sono studiatissime nel set, nelle pose delle modelle e negli sfondi campestri di Villa Mangiacane. La bellezza classica dell’edificio, appartenuto alla famiglia
di Niccolò Machiavelli, e lo splendido paesaggio toscano che lo circonda sono
fonte d’ispirazione per l’artista, che ne ha voluto cogliere momenti salienti
nell’alternanza delle stagioni in un percorso, almeno negli intenti, rinascimentale.
Hegre ha accostato ad esso il liquido in alcune sue forme tipiche: acqua, vino, olio, tutti prodotti attinenti alla terra, a un potente richiamo alla femminilità.
L’altro elemento di profonda ispirazione è la nudità della donna; non donna comune ma splendida creatura, paradisiaca. La carriera del fotografo norvegese si dipana infatti nel tempo e
incontra anche l’editoria e la produzione di cortometraggi, sempre suggellati e legati dall’affezione per scene di nudo. L’esposizione alla For Gallery non fa eccezione, con la sua cinquantina di opere, complementari al libro Tuscany Nudes.
I corpi femminili emergono dall’acqua o da contenitori colmi di vino, in modo che l’assonanza fra liquidità e femminilità s’imprima sovrana negli occhi e nella mente del visitatore. Giacciono deposti su giacigli d’uva, abbandonati e sensuali. Si
annidano fra rami d’ulivo, sbucano dal fogliame settembrino o si ergono
statuari nelle cucine, vicino ai camini dove, in realtà, donne di ben altre
forme e occupazioni vivevano il loro quotidiano.
Il contorno di statue, gli scorci della Villa, alberi e vigneti nella loro magnificenza estiva o autunnale fanno da ingredienti a un lavoro molto costruito e ben fatto sul piano topico. Nel significato pieno della parola: non soltanto riguardante un luogo, ma anche l’intento retorico che forse è sfuggito all’artista stesso.
Troppi ingredienti sono infatti scontati, forse insiti nella visione di un artista che poco conosce l’Italia. Aldilà di un effetto esteticamente perfetto, la mostra risulta dunque semplicistica. E il sollievo è forte quando, fuori dalla galleria, s’incontra la complessità della
vita, il fascino del traffico e – perché no? – qualche donna grassa e vestita.
daniela cresti
mostra visitata il 18 novembre 2009
dal
19 novembre al 3 dicembre 2009
Petter Hegre –
Tuscany Nudes
FOR Gallery
Via de’ Fossi,
45r – 50123 Firenze
Orario: da
lunedì a sabato ore 10.30-13 e 15.30-20
Ingresso
libero
Catalogo Skylight
Info: tel. +39
0550946444; fax +39 0550946445; for@forgallery.it; www.forgallery.it
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