Che cosa è invisibile? Un suono, una parola, una persona che non c’è più, un senso di appartenenza. Invisibile è quel che si riesce a percepire unicamente sapendo applicare un nuovo modo di guardare, un senso nuovo del vedere. A sorpresa dopo aver lavorato principalmente su video e fotografia, Gea Casolaro torna negli spazi della The Gallery Apart: una Gea insolita, che incontra la tridimensionalità, che si sposta verso un piano installativo, ma che non perde il suo occhio antropologico, il suo senso di attenzione all’altro, al diverso che non sono io, alla propria identità in funzione dell’altra, non come limite del proprio essere e senza che gli altri possano essere un limite al proprio agire. Parla di una realtà familiare per tutti, quella in cui il Pianeta e le politiche sembrano prendere una direzione senza alcun senso e riesce a farlo salvaguardando anche la formalità estetica delle sue opere.
Per re-imparare a vedere occorre innanzitutto parlare ed è con un salotto che la galleria accoglie il suo visitatore all’ingresso. MOLTO VISIBILE, TROPPO INVISIBILE nasce proprio da una serie di incontri di dialogo che l’artista ha tenuto in questo salotto improvvisato insieme al filosofo Enrico Castelli Gattinara con varie personalità tra cui un gruppo di giovani stranieri appena arrivati in Italia con il grande desiderio di migliorare, prima di tutto, sé stessi.
Il mondo di oggi è rovesciato: al posto della medaglia della Societé des amis de Noirs (società abolizionista creata a Parigi nel 1788, ndr) che ritrae un uomo di colore incatenato c’è il suo riflesso come in negativo fotografico, l’uomo bianco – tra i tanti altri che pur non vedendosi sono una moltitudine – schiavi di egoismo, pregiudizi e paure (Il mondo a rovescio, 2019, stampa su carta martellata e cornice). La schiavitù dell’uomo moderno è la catena soggiogante del voler essere e apparire, senza rendersi conto che il mondo va a rotoli e che stiamo osservando quel cielo stellato e quella legge morale kantiani da un binocolo tappato (Il cielo stellato e la legge morale, 2019, planisfero fisico del mondo, telescopio) o stiamo tentando di interpretarlo con un filtro deformante, quello degli schermi dei nostri cellulari, dell’immagine specchiata delle nostre tecnologiche fotocamere da selfie, trasformando quella che potrebbe essere una sorta di lente di ingrandimento in un filtro opprimente di cui non si è evidentemente troppo consapevoli (Specchio delle mie brame, 2019, legno e plexiglass, 160 x 80 x 8 cm).
Ci guardiamo allo specchio e invece di vedere la nostra immagine riflessa vediamo un muro bianco: per guardarci dentro, come in un’opera del 94 cui Gea Casolaro da’ nuovo titolo (Mancanza di riflessione (titolo originale: Non siamo che immagini negli occhi degli altri), 1994, 3 specchi parzialmente abrasi, 40 x 40 cm ognuno), abbiamo bisogno di andare oltre e renderci conto che non siamo più radicati in questo mondo.
Perché in fondo, come allo Scarabeo, chi usa più lettere vince perché accumula maggior punteggio: così se aggiungi due consonanti alla parola OSTILITÀ sembra così facile ottenerne OSPITALITÀ e passare da una all’altra, quando le vedi scritte a chiare lettere, fa venire un senso di sconcerto.
Questo è lo spaventoso paradosso della contemporaneità: avere davanti una realtà molto visibile, ma fin troppo invisibile. Presente e radicata davanti ai nostri occhi, eppure così lapalissiana da risultare impossibile da vedere. Come chiari sono tutti quelle figure che portano addosso il costume del re Ubu e che avanzano per sbarazzarsi di tutti coloro che hanno intorno (Per gli Ubu di oggi, 2019, stampa su felpa).
Torno subito! Un monito importante, a far tornare le proprie coscienze con i piedi per terra.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 29 ottobre 2019
Dal 1° ottobre al 20 dicembre 2019
MOLTO VISIBILE, TROPPO INVISIBILE
Gea Casolaro
The Gallery Apart
Via Francesco Negri, 43 – 00154 Roma
Orario: martedì-venerdì 15.00-19.00 o su appuntamento
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