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Nel 1960 Andy Warhol si trasferì dalla casa di Lexington Avenue in cui viveva con la madre, in un enorme appartamento sulla East 66th Street, nell’Upper East Side, dove rimase per 14 anni, fino al 1987. Dopo la prematura scomparsa, il suo manager, Fred Huges, ingaggiò David Gamble per immortalare tutto ciò che si trovava in quei 700 metri quadri. Fu così che Gamble passò dieci giorni nella casa di Andy Warhol, “dove scoprì molto riguardo all’uomo, piuttosto che al mito”. Il fotografo britannico racconta che una delle cose che lo affascinò di più fu il mobiletto del bagno di Warhol, pieno zeppo di prodotti come lo Shelly Marks Potpourri, lo Xerac BP / 10 per il trattamento dell’acne, l’Exsel Solfuro per il cuoio capelluto, uno scrub a base di erbe, detergenti per la pelle, e tantissimi altri prodotti per l’igiene personale. Il suo amico ed ex-collega di Interview Bob Colacello li definì “solo l’inizio di quello che Andy Warhol pensava di aver bisogno per affrontare il mondo”. La fotografia del mobiletto in questione fu comprata all’asta per 25.000mila dollari, e oggi si trova all’Andy Warhol Museum, in Pennsylvania. Nella casa furono trovate anche le 610 capsule del tempo, le celebri scatole di cartone aperte per la prima volta nel 2014, in cui l’artista ha conservato e archiviato più di 300.000 oggetti comuni. Nel 2000 l’appartamento, oggi stimato per un valore di 20 miliardi di dollari, è stato comprato da Tom Freston, presidente di MTV. Quindi, per sapere com’era davvero quando apparteneva a Warhol, non ci resta che guardare le foto di Gamble.
Mi ha sempre colpito molto che Andy Warhol collezionasse ogni cosa, per archiviarla in queste famose “capsule del tempo” dove alla fine c’era tutto senza nessuna “logica” ma con quel bisogno molto semplice ed umano di contenere il proprio vissuto