‹‹Ciò che accade nell’Artico, non rimane nell’Artico. Questo è il motivo per cui
Ice Watch sta arrivando a Londra››, così a inizio dicembre
Olafur Eliasson annunciava l’approdo delle sue installazioni nella capitale inglese. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica a proposito del cambiamento climatico e delle sue conseguenze sullo scioglimento dei ghiacci. L’artista ha così deciso di disporre diversi blocchi di ghiaccio di dimensioni considerevoli, precedentemente prelevati dal fiordo Nuup Kangerlua in Groenlandia, in due punti della città. Una parte di questi è stata posizionata al di fuori del Tate Modern, l’altra invece davanti alla sede europea di Bloomberg. L’iniziativa è partita ufficialmente l’11 dicembre data in cui i blocchi sono stati depositati e lasciati a subire gli effetti del clima londinese in modo che i passanti potessero constatarli personalmente, ‹‹La speranza è quella di far riflettere più persone possibili attorno ad un tema delicato, con l’obiettivo finale di ispirare un vero e proprio cambiamento radicale, rinforzando nelle persone la consapevolezza di poter intraprendere azioni individuali tese ad un rivoluzionario cambiamento sistemico›› ha dichiarato Eliasson. Il risultato è purtroppo più che evidente ad oggi, infatti, sono passati soltanto 17 giorni da quando i blocchi sono stati esposti e le loro dimensioni, che sfioravano i due metri ciascuno, si sono ridotte drasticamente, mentre alcuni di questi si sono addirittura sciolti completamente. La drammaticità degli elevati tassi di inquinamento e dell’innalzamento delle temperature globali sono una brutta realtà chissà, però, che non sia proprio la potente voce dell’arte a contribuire in maniera importante a sensibilizzare il mondo intero su queste tematiche.