Categorie: Serie Tv

La settima stagione di Orange Is The New Black è un inno agli sconfitti

di - 22 Ottobre 2019

Anche da queste piccole cose ricaviamo una scorta morale, piccole cose come una bella fiction sulle carceri femminili, di quelle che sono oltre modo importanti perché mettono insieme un pubblico sensibilmente adolescente. Gli Stati Uniti d’America centrano la quarta coppa del mondo (quella consecutiva in Francia) l’anno in cui Orange Is The New Black chiude i battenti, arrivando alla settima stagione. In attesa di una serie tv che copra la distanza dallo spettacolista Sognando Beckham, gli sforzi dei produttori sono concentrati su luoghi inaccessibili allo spettatore nella vita di tutti giorni: le carceri.

Una sorta di monografia arancione, giusto per mettere da parte Foucault e lasciarsi prendere da Taystee, Gloria, Reznikov e le altre. Abbiamo convissuto con loro attaccati a uno schermo, in macchina, a letto, sul divano, in bagno, sull’autobus. Ce le siamo portate dappertutto. Le ragazze c’erano sempre, come loro l’una per l’altra. Che tutto sia tratto da una storia vera, poco ci interessa. Quello che abbiamo visto è tutto falso, meno male. Anche perché se le carceri dovessero soddisfare un plot, dovremmo rivedere le nostre abitudini di spettatori affezionati. Ogni puntata di Orange is the New Black si aggira minacciosa intorno ai 60 minuti, dopo la prima stagione te ne fai una ragione. Ognuna delle ragazze è presentata da un ricordo al passato, all’arresto solo quando capita, e ci affezioniamo ancora di più, sappiamo solo di quello che trovano. Sbobba, nemiche e amiche, con scelte narrative che nel loro pescare nel passato (Vee, Carol e Barb direttamente dagli eighties) ravvivano quella serialità alla Desperate housewife, lontane parenti col delitto sullo sfondo.

L’ultima stagione profuma di ciclo dei vinti, c’è del Verga: in Taystee c’è la nidificazione del conflitto, Antigone 2.0 schiacciata al suo destino. E le altre non se la passano tanto meglio, in accordo a una dilatazione delle forze che si deve alla sua forma stessa, sempre più compressa con la penultima stagione, quando il tempo della storia realizza il tempo della serie. Ci sono attrici incredibili là dentro, Occhi Pazzi/Uzo Aduba è degna di rimpiazzare Whoopi Goldberg. E poi ci sono storie, amori che fanno dei giri immensi e poi si trasferiscono. Di queste serie al femminile l’Italia aveva dato natali a Commesse e le cose andavano non troppo diversamente, con le vetrine a fare da sbarre.

Ascoltarlo in lingua permette di cogliere una musicalità che poco si addice al doppiaggio: basterebbe ascoltare per assecondare le immagini e invece leggiamo. Chi l’avrebbe mai detto, costretti a leggere come nei romanzi anche nelle serie.

Ridurre sette stagioni in sempre pochi caratteri è doveroso laddove il prolisso si addice a OITNB, ideata da Jenji Kohan e prodotta da Lionsgate Television fino al 2019. Vederla su Netflix ha il tutto vantaggio di skippare una sigla la cui prolungata esposizione potrebbe soddisfare la proliferazione di earworms.

Visualizza commenti

Articoli recenti

  • Mostre

“La Caduta degli angeli ribelli. Francesco Bertos” in mostra a Vicenza

Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…

23 Dicembre 2024 0:02
  • Architettura

«L’umano al centro dell’architettura». La prossima edizione della Biennale di Seoul raccontata dal suo direttore

La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…

22 Dicembre 2024 19:15
  • Libri ed editoria

Quel che piace a me. Francesca Alinovi raccontata da Giulia Cavaliere in un nuovo libro

Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…

22 Dicembre 2024 17:00
  • Cinema

Napoli-New York: il sogno americano secondo Gabriele Salvatores

Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…

22 Dicembre 2024 9:00
  • Arte contemporanea

Sguardi privati su una collezione di bellezza: intervista a Francesco Galvagno

Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…

22 Dicembre 2024 8:20
  • Mostre

Dicembre veneziano: quattro mostre per immergersi nel dialogo culturale della laguna

La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…

22 Dicembre 2024 0:02