Un pubblico internazionale, di quelli che ha bisogno dei sottotitoli per capire il napoletano, si è dato appuntamento per svariate serate illuminato dal calore umano dello schermo: pur nascendo libro, solo così può diventare di tutti, con quell’immaginario ridotto a immagini che scorrono uguali, per la HBO come per la Rai, e noi lì, il pubblico dell’Amica Geniale, ad aspettare la prossima puntata.
Sanremo 2020 è sembrato a tutti una buona anteprima per il festival dell’isolamento a venire, le due piccole protagoniste della serie, già lanciate nello spot che incorniciava ogni diretta, anticipavano l’imminente prima puntata della seconda stagione, Storia del nuovo cognome, il lunedì dopo quella domenica in cui pure avevano fatto capolino: Gaia Girace e Margherita Mazzucco. Bello pure lo special, disponibile sempre su Raiplay, dove le telecamere si intrufolano in quella che deve assumere a tutti gli effetti la sembianza della vita privata.
Deve piacere, questa amica geniale: il tema del doppio, la ricorrente infarcitura bibliografica, quella storia sociale recente che vediamo vicina e sentiamo distante, il malaffare e la rigenerazione urbana, ma come sono belli i colori che usano, così dettagliate le ricostruzioni, quei vestiti, nulla è lasciato al caso, si vede che hanno fatto un grande investimento. Una serie piacevole, scorre leggera, ci fa mettere il naso nel nostro passato attraverso il loro, più o meno vicino nelle forme eppure così affine per contenuti.
C’è molta violenza, in ogni caso. Sembra dover riscattare la anche troppa cultura con cui pure c’è da fare i conti, mentre la condizione proletaria aspetta di intrecciarsi tra le parole degli attivisti e il sudore degli operai, quegli stessi ragazzi del rione. Nel mezzo, tutta una galleria di volti della città, esiti sconosciuti di una dimensione allargata con cui c’è da scontrarsi quasi sempre perché innaturale. E poi il riposo sulle isole, il mare, la vacanza, quella società dei consumi che pure subdola si affaccia alla riprova culturale, mentre gli odori di salsedine si confondono tra le relazioni inattese.
Ce n’è di che pensare, guardando questa serie, magari possibile suggestione narrativa nei percorsi scolastici della buona scuola, a celebrare così il corpus delicti della lotta di classe nell’invito alla lettura.
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