Categorie: sicilia

Aréa fresca a Palermo? |

di - 14 Aprile 2004

Il nome è di buon auspicio. Piazza Rivoluzione, nel cuore del centro storico di Palermo, è stata teatro, nell’Ottocento, di numerosi moti rivoluzionari votati all’abbattimento del vecchio ordine. Oggi, il re barbuto che siede al centro della piazza, con i piedi zuppi dell’acqua della fontana che porta il suo nome, è stato scelto quale nume tutelare dei giovani artisti attivi in città. Il Genio di Palermo, simbolo antico e controverso del capoluogo siciliano, è diventato così anche il nome della manifestazione che da cinque anni ormai -attraverso l’apertura al pubblico degli studi degli artisti e la collaborazione con prestigiose istituzioni europee per progetti di artists-in-residence– garantisce visibilità e respiro ad una situazione che negli anni si è scoperta sempre più vivace e ha trovato poi, anche fuori da questo contesto, importanti conferme in Italia e all’estero. Il successo di Domenico Mangano, debuttante all’edizione 2000, costituisce forse l’esempio più eclatante delle imprevedibili interferenze che possono attivarsi fra centri e periferie dell’arte.
Così, in un ribaltamento di prospettive, il motto del Genio alios nutrit, suos divorat – che nell’interpretazione popolare valeva come un ineluttabile destino di condanna per i figli di questa città, generosa solo con chi la sceglieva da fuori – significa oggi soprattutto il bisogno di una costante ricerca di confronti e stimoli nuovi, di opportunità fino a non troppo tempo fa insondate, di messa in gioco e definizione di identità che sentono di doversi nutrire di altro per crescere e maturare una propria specifica caratterizzazione; e divorare così, con acquisita consapevolezza, quei vincoli di appartenenza troppo stretti, quel sentimento di impossibilità del fare, se non all’ombra di situazioni troppo spesso viziate da controlli monopolistici e da pericolose forme di protezionismo culturale.
Non sorprenderà allora scoprire che, proprio in piazza Rivoluzione, di fronte alla fontana del Genio, da più di un anno, un nuovo locale palermitano, Aréa, è ormai diventato un punto di riferimento importante per i giovani artisti palermitani, non solo come luogo di ritrovo modaiolo, ma anche, e soprattutto, come vero e proprio “contenitore” espositivo -molto spesso l’unico- attento alle ricerche dei giovani e dei giovanissimi che operano in città. Quasi un laboratorio autogestito, non per niente da giovani artisti, decisi a fare da soli, in spirito di autonomia, e di (quasi) totale indipendenza dai riferimenti ingombranti di cui questa generazione ha imparato presto a fare a meno. Magari solo per cercarne agevolmente di nuovi, a proprio uso e consumo.
Negli ultimi mesi, negli spazi di Aréa si sono alternate le interessanti proposte di alcuni giovani artisti palermitani, usciti tutti dalle file delle ultime edizioni del Genio. Alessandro Di Giugno, il Laboratorio Saccardi e Valentina Glorioso sono impegnati in ricerche molto diverse fra loro, per temperamento, temi affrontati e scelte di linguaggio; e tuttavia l’approccio da cui muovono, risente evidentemente di un’identità generazionale comune, che ne informa lo spirito, non fosse altro per la freschezza, la forza e la pulizia formale con cui alla diversa sensibilità di ciascuno fa il paio una riflessione che trascende il personale, da cui pure talvolta muove, per intrecciare più profonde riflessioni che, di là da ogni compiaciuto autobiografismo, investono dinamiche sociali e comportamenti ben precisi della contemporaneità.
Jardin Planétaire è il titolo del progetto cui Alessandro Di Giugno lavora già da alcuni mesi. Il titolo in francese tradisce l’attitudine neo-positivista del fotografo palermitano che intende classificare, all’interno del suo giardino planetario, un materiale umano estremamente complesso e variegato secondo una naturale collocazione nel mondo, in cui ogni diversità, qualunque ne sia la forma o la sostanza, si risolva cioè naturaliter, nella bellezza di un pieno armonico totalizzante. Non è un caso, allora, se molte sue produzioni fanno il verso al ritratto fotografico in posa d’ottocentesca memoria, allo scientismo immobile di uno sbiadito dagherrotipo. Sia i personaggi che i luoghi dei suoi scatti sono scelti con grande cura, dopo numerosi provini e sopralluoghi. La foto così realizzata, benché operata in laboratorio, non risulta mai artefatta. È la personale impronta dell’artista a caratterizzarla nel senso di un raffinato pittoricismo che dichiara onestamente la seduzione ingannevole della sua impostazione.
Divertenti, divertentissimi i ragazzi del Laboratorio Saccardi: Vincenzo Profeta, Marco Barone, Giuseppe Borgia, Toti Folisi giocano con l’arte, ma fanno sul serio. La volontà dichiarata di demistificare contesti, operazioni, personaggi dell’universo arte, di ieri e di oggi ha il sapore di un innocuo, ed in fondo umanamente rassicurante, gioco al massacro. Tutto è arte e niente è arte: una consapevolezza cui si era arrivati già da tempo e per altre vie, insignificante nello stesso momento in cui la si dichiara, vale oggi soprattutto come monito costante in ambienti che tendono a prendersi troppo sul serio. È uno nuovo dadaismo, il loro, che non vuole significare né costruire nulla, se non mantenere un controllo vigile e cinicamente avveduto su valori (?) in continua modificazione -genetica, direbbero loro-. Entrare in contatto con la loro creatività è come scoperchiare il vaso di Pandora, un pandorone -volendo ancora giocare con loro- super farcito e pronto ad esplodere in qualsiasi momento. E da cui per davvero ci si può aspettare ogni sorta di calamità. Anche spunti di riflessione molto seri. Obnubilante il titolo della loro personale da Aréa.
Domenica 21 marzo, prima giornata di primavera, è stata occasione di un doppio debutto per Valentina Glorioso. La giovane artista palermitana ha inaugurato in mattinata, all’interno del Parco di Villa Trabia a Palermo, l’installazione “Sweet Home”, Premio Genio di Palermo 2003. La sera stessa ha aperto i battenti la sua prima personale in città: C12 H22 O11. Lunga e complicata è la formula chimica del perfetto rito nuziale. Gli ingredienti ci sono tutti: abito, velo e lunghi guanti bianchi per lei; smoking e cravatta nera per lui; confetti bianchi per tutti e due. Peccato che i due promessi si puntino addosso un revolver e tentino di spartirsi strategicamente zone personali di dominio, sulla scacchiera infinita di una vita a due su cui rincorrersi per non incontrarsi mai.
Le zuccherose immagini rubate all’ultima delle più patinate riviste di moda, raccontano con efficacia il ribaltamento di un mito, la realtà astratta di un matrimonio chiavi in mano da cui è saggio tenersi alla larga. Senza sconti e senza inutili compromessi.

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mostra attuale: C12 H22 O11
personale di Valentina Glorioso
presentazione di Emilia Valenza
fino al 21 aprile 2004
Aréa Contenitoreartecontemporanea
Piazza Rivoluzione, 1
Palermo, centro storico
tutti i giorni dalle 19.30 alle 24.00
www.areart.org


[exibart]

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