Palermo città complessa e affascinante, palcoscenico ideale per iniziare un nuova indagine sulla pittura contemporanea. Questo, in poche parole, il senso del progetto “Le stanze d’Aragona”, che in tre tappe (la seconda in chiusura tra pochi giorni) ha portato alla RizzutoGallery (promossa da Comune, Regione Sicilia ed ERSU), le nuove tendenze della pittura italiana legate all’astrazione.
Giuseppe Adamo, Paola Angelini, Jacopo Casadei, Stefano Cumia, Matteo Fato, Gaia Fugazza, Tiziano Martini e Alessandro Roma sono i protagonisti della seconda mostra in scena: un gruppo di artisti che, come ricordano i curatori del progetto, Andrea Bruciati ed Helga Marsala, “Si muovono nel solco dell’esperienza fisica, sensoriale, evocativa, superando al contempo il più algido formalismo e giungendo – per sottrazione, sintesi, elevazione o rarefazione – ad un’epifania visiva fatta di vibrazioni e di scambi osmotici tra la natura dello spazio e il tempo dello sguardo, tra gli oggetti e le loro tracce ultime, tra la superficie come dimensione epidermica ed il processo pittorico come elaborazione alchemica”.
La trilogia, che si chiude il prossimo settembre al Villino Favaloro, è una ricognizione ragionata di una specifica parte della scena pittorica tricolore degli ultimi anni, per scoprire attraverso il lavoro di oggi le direzioni future della disciplina dell’arte più antica e affascinante. E l’antico, come ben visibile, è presente anche nel titolo, che riporta alla stagione della cultura siciliana, e che vuole ripartire da un luogo, Palermo, oggi considerato marginale per il contemporaneo, vittima di scandali e mala gestione ma che da sempre attrae idee e dialoghi internazionali. E così si ricostruisce anche il presente di un linguaggio “recuperato” ma che, da sempre, è ciò che ristabilisce l’ordine – specialmente di valori – dell’arte: “Una mostra che è nata da un’urgenza storico-critica, per mettere a fuoco un’analisi ad ampio raggio, tra riflessioni estetiche, culturali, di linguaggio e di sistema, convinti che la grande tradizione della pittura italiana, nell’ultimo scorcio di secolo non sia stata sufficientemente premiata”, ricordano i curatori.
E così questa è l’occasione buona per perdersi in quel che resta dei “Paesaggi” di Adamo, per le immagini oniriche e mentali di Paola Angelini e le forme musicali e tradite dalla loro stessa materia di Jacopo Casadei, geometrie “sbavate” come note su un pentagramma disciolto; e poi Stefano Cunnia, palermitano che lavora con cromatismi che ricordano la natura, mentre Matteo Fato continua l’indagine dei suoi “segni” e Gaia Fugazza con le sparizioni di un mondo fisicamente geografico e sedentario ma esploso grazie alla comunicazione e alla rete. Infine Tiziano Martino e Alessandro Roma, il primo quasi ascetico, vago, dove i riferimenti ad altre correnti sono pretesti per una nuova ambiguità, contrappunto ai “paesaggi” sovrapposti, visibili solamente da una giusta distanza, e con l’intento di dare una nuova versione (e comprensione) di realtà, di Alessandro Roma.
Matteo Bergamini
Dal 22 maggio al 4 luglio 2015
Le stanze d’Aragona – (Capitolo II)
RizzutoGallery – Palermo
Via Monte Cuccio 30