Cresce la febbre del Futurismo. Si moltiplicano le esposizioni in Italia e all’estero dedicate al più importante movimento italiano d’avanguardia e Marinetti e i suoi non smettono mai di stupire. Dopo quasi un secolo dalla pubblicazione del famoso Manifesto su Le Figaro e dopo cinquanta anni ormai di solidi studi dedicati all’argomento, c’è ancora spazio oggi per inedite aperture critiche e nuove personalità da scoprire e mettere meglio a fuoco.
In questo senso la mostra agrigentina Passo di corsa. Espressioni futuriste in Sicilia, a cura di Anna Maria Ruta, ha il merito di porsi come nuovo punto fermo nella fortuna del Futurismo in Sicilia: una fortuna controversa, stentata in alcuni momenti della sua storia, ma forte ormai di una sua chiara configurazione, soprattutto dopo le prime indagini monografiche centrate su alcuni dei suoi protagonisti (Rizzo e Corona, specialmente, ma anche Varvaro più di recente) e dopo l’importantissima rassegna dedicata alla diffusione a 360 gradi del movimento nell’Isola.
Proprio quest’ultima mostra, ordinata più di sette anni fa negli allora appena recuperati (e poi di nuovo presto abbandonati) Cantieri Culturali della Zisa di Palermo, segnò la svolta, non solo rispetto al crescente interesse di mercato per le opere, ma anche e soprattutto rispetto a una rinnovata stagione d’indagini sui pittori palermitani Rizzo, Corona e Varvaro e sul messinese Giulio D’Anna.
Già Piscopo, nel 1976, poteva affermare che nella mappa del Futurismo italiano la Sicilia veniva subito dopo l’asse Milano-Roma e così pure Enrico Crispolti riconosceva la regione come «una preminente area meridionale di eventi e “luoghi” del Futurismo italiano»: un’area che pur nell’indubbia continuità di posizioni con il movimento a livello nazionale, ha sempre mantenuto una sua specifica identità culturale. Marinetti definì i futuristi siciliani “veloci colline di lava”, in un’identificazione poetica della forza distruttrice -ma anche creatrice- della lava, del vento, del sole e del mare, con la carica di violenta rottura che si prefiggeva programmaticamente il movimento anche in pittura.
Scorre così, lungo le pareti colorate dello studiato allestimento della mostra, il meglio dei futuristi siciliani: tele, disegni e bozzetti, ma anche gli interventi di decorazione su
licia buttà
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